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di Anna Petrozzi
C’è stata una guerra sotterranea in Italia tra il 1991 e il 1993 tra due composite cordate di potere che si è combattuta senza esclusione di colpi sulla pelle dei cittadini completamente ignari. L’omicidio di Salvo Lima è il gong che dà inizio al conflitto. Nonostante alcune preoccupanti informative dei servizi di sicurezza circa la possibilità di attentati ai vertici dello Stato è solo con la morte dell’eurodeputato siciliano, il proconsole di Andreotti in Sicilia, che i politici della “prima repubblica” capiscono di essere davvero in pericolo. E corrono ai ripari per salvarsi la pelle e possibilmente anche le poltrone.

Ma da chi proveniva l’attacco?
Dalle passate indagini sui sistemi criminali così come dalle recenti risultanze investigative è possibile ipotizzare che la vecchia nomenclatura avesse ben compreso che Cosa Nostra era solo uno degli attori di quel progetto di attacco frontale allo Stato e che ben altre forze con finalità eversive erano compartecipi.
Non a caso infatti molti furono i riferimenti alla P2 e al pericolo che Gelli e i suoi potessero ritornare a realizzare i mai abbandonati propositi da parte di politici di primo piano come ad esempio il senatore Giovanni Spadolini.
Se si leggono gli eventi di quegli anni sotto questa possibile prospettiva avrebbe un senso, sul piano di una guerra sotterranea, pur di salvare il salvabile, inviare gli uomini migliori, come ad esempio i vertici del ROS, ad aprire un dialogo, magari adducendo la distorta convinzione di poter in questo modo tutelare le istituzioni dello Stato.
cop68art-webSi comprenderebbe in questo modo anche l’enigmatica frase lanciata dal procuratore Grasso nell’ottobre del 2009 quando disse: “La trattativa ha salvato la vita a molti politici”.
Se così fosse: Cosa e quanto avrebbero concesso?
Il 41bis, al centro del carteggio tra Istituzioni mentre esplodevano le bombe del ’93, era merce di scambio?
Se dunque su un fronte si discute sul prorogare o non prorogare il carcere duro, dall’altro il piano eversivo prosegue secondo il progetto iniziale: “scalzare di sella il vecchio” per “mettere il nuovo”.
E nonostante quei 334 41bis che non vengano prorogati, la mafia prepara l’atto finale con l’attentato all’Olimpico. Che come sappiamo, grazie a Dio, non va in porto.
Poi il dialogo delle bombe improvvisamente si interrompe. Tutti trovano il loro accordo.
E fatta la guerra, comincia la nuova era di pace!

Segue sul n. 68 di ANTIMAFIADuemila

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