La salute e l’incolumità dei lavoratori vanno sempre e comunque tutelati e ciò a prescindere dalle disponibilità economiche delle Istituzioni che dovrebbero tutelarli e dal variare dell’organizzazione del lavoro che va tenendo solo ed esclusivamente conto del ciclo produttivo e non della salvaguardia della salute e della vita di chi produce. La vita umana non può e non deve essere sacrificata al profitto, anche una sola vita umana o una invalidità o una malattia professionale. Una premessa doverosa che condivido con il Segr. Gen. della Fillea Cgil Sicilia Giovanni Pistorio (in foto), alla quale faccio queste domande.
Sicurezza, ispettori e norme incomplete o inadatte: qual’è il contesto oggi?
È indubbio che servono più ispettori, la comunità europea ci ha detto che ne servirebbero 4 volte tanti quanti sono quelli previsti. Serve aumentare la platea delle aziende visitate dagli ispettori ma serve un vero coordinamento tra i vari istituti addetti alle funzioni di vigilanza e controllo che allo stato attuale dialogano poco o niente soprattutto nelle regioni in cui le competenze tra stato e regione, nel caso della Sicilia, non lo rendono adeguato.
In Sicilia il numero dei nuovi ispettori del lavoro è 79, trenta dei quali inviati dall’INAIL che sono in scadenza ed il cui utilizzo ai fini tecnico ispettivi non li rende utilizzabili. Ciò a fronte dei 260 stimati come necessari. Con i trenta inviati dall’Inail non si risolve il problema in quanto, quest’ultimi, non hanno titolarità in materia e possono essere utilizzabili solo per lavori cosiddetti d’ufficio al quale danno, comunque, una gran mano d’aiuto risolvendo moltissime questioni di tipo istruttorio.
Il numero di Ispettori, nel ruolo tecnico, strettamente necessari per la Sicilia, dovrebbe essere ampliato di circa 110 ulteriori unità.
Il numero di imprese edili, ufficialmente censito, (dati relativi a fine settembre 2023 attraverso gli enti bilaterali di settore) è di 13.913 mentre il numero dei lavoratori ufficialmente occupati è di circa 63.000 unità, quindi circa 5 dipendenti per azienda. Comunque sia il numero di lavoratori per cantiere è ovvio che è nettamente inferiore. Il dato dei lavoratori dichiarati, ossia quelli regolari, è comunque già di per se sospetto, e questo ci viene confermato anche attraverso il rapporto Istat sull’economia sommersa che stima che su 100 edili 16 sono in nero.
Se dovessimo confidare sul fatto che un cantiere edile, anche con l’organico in piena efficienza possa essere controllato, vista anche la durata media di un lavoro di edilizia privata, il pieno esercizio della vigilanza e del controllo sarebbe comunque problematico ma non impossibile se si agisse più complessivamente.
Cosa serve?
Serve perciò cambiare urgentemente direzione di marcia e questo lo si può fare solo a condizione che la politica cambi visione e che la produzione non assurga a solo ed indiscutibile valore assoluto. Il governo, anche quello regionale, deve uscire dal recinto ed aprirsi al vero confronto.
Il subbappalto a cascata, sempre superfluo dirlo ma importante comunque ribadirlo, noi aiuta sicuramente, giusto?
Di passi in avanti qualche tempo fa ne sono stati fatti parecchi, soprattutto rispetto alla regolarità e alla lotta al lavoro nero, ma a partire dalla norma che è stata introdotta per mano del Ministro Salvini e che ha dato via libera al sistema del subappalto a cascata si è data una picconata micidiale al sistema delle buone pratiche.
Procedendo nella catena del subappalto a cascata, infatti, ad ogni gradino che si scende nella catena del subappalto il livello delle tutele contrattuali, le tutele ed i diritti vengono meno. Nel corso di tantissimi controlli è stato appurato che già dal secondo livello di subappalto si applicano contratti di lavoro che nulla hanno a che fare con il lavoro in edilizia; pertanto, viene meno sia la formazione specifica di settore sia la necessaria formazione, in aula e sul campo, per potere lavorare in maniera coordinata in edilizia e da qui il numero di infortuni che è destinato a salire vertiginosamente.
Reclutamento del personale ed interessi mafiosi…
Abbiamo accennato al tema della selezione del personale e sul suo utilizzo. Su questa questione bisognerebbe aprire un capitolo a parte su chi governa il reclutamento della mano d’opera: caporalato o anche, alle nostre latitudini, politici a caccia di consenso e mafiosi sempre attenti, nel territorio presidiato, al consenso sociale e al controllo dei processi democratici? Ed inoltre, dopo una selezione del personale opaca e condizionata, i ritmi di lavoro, l’esecuzione coordinata dei processi sfuggono alle regole su salute e sicurezza così come vengono meno le tutele contrattuali.
Quindi occorre radicalmente modificare un apparato normativo che non aiuta la legalità ed il diritto al lavoro. Le proposte della Fillea Cgil?
Oggi, il Governo dovrebbe fare due cose, tanto per cominciare, eliminare il subappalto a cascata ed estendere al lavoro privato, a partire da una soglia che, per fare un esempio, potrebbe essere fissata a circa 70.000 euro, alcune tutele degli appalti pubblici.
Insomma, bisogna fare in modo e basta poco che anche nei lavori privati si applichino alcune regole: niente ribassi sulla sicurezza; obbligo di applicazione del contratto degli edili quindi parità di trattamento economico e normativo tra tutti i lavoratori presenti in cantiere; soggetto terzo che autorizzi tutti i subappalti.
Continuo comunque a tornare ad una questione di fondo, per potere essere complessivamente incisivi servirebbero poche norme e più interesse per l’essere umano, servono più controlli, serve infine la creazione di una Procura Nazionale del Lavoro che coordini le attività di indagine e controllo.