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Da Venezia Mestre a Trento ci sono circa tre ore di treno: un'armoniosa fusione di maestose montagne, valli verdi e pittoreschi borghi alpini mi accompagna per tutto il viaggio.
Una terra stupenda, il Trentino, ma da anni sotto il tallone di una pericolosa deriva politica.
'Ndrangheta, gruppi di potere, lobby: di tutto questo abbiamo già raccontato in un precedente articolo; cosi come abbiamo già documentato la storia di un'indagine 'fantasma' su un carico di cocaina proveniente dall'Argentina.
Al di là delle valutazioni fatte in sede giudiziaria è innegabile che gli elementi raccolti avrebbero dovuto perlomeno allertare la politica locale, suscitare dibattiti, interrogazioni.
Tutto ciò non venne fatto e, anzi, l'amministrazione, pur avendo poteri speciali conferiti dall'autonomia, oltre a non aver attivato gli anticorpi necessari per difendere territorio e popolazione, ha inciso in maniera preoccupante sull'indipendenza e l'autonomia della magistratura.
In parole più semplici il controllo degli uffici giudiziari è stato messo in mano alla giunta regionale, la quale si è dotata del potere di condizionare la situazione lavorativa dei magistrati e il funzionamento degli uffici stessi.
La regione, infatti, ai sensi di una specifica norma di attuazione approvata con decreto legislativo nel 2017, ha completamente in mano l'attività "amministrativa e organizzativa di supporto agli uffici giudiziari, con esclusione di quelle relative al personale di magistratura e al personale amministrativo dirigenziale"; compresa la gestione giuridica ed economica del personale e la messa a dispersione degli immobili "destinati a sedi di uffici giudiziari"; nonché la fornitura delle attrezzature e la determinazione degli "standard di funzionalità, sotto il profilo quantitativo e qualitativo".
Non solo, dal 2020 in Trentino-Alto Adige si parla dell’Agenzia regionale della Giustizia, un’entità dai contorni piuttosto fumosi che dovrebbe gestire l’amministrazione dei tribunali della Regione. L’Agenzia è stata prevista con l’articolo 3 della legge regionale di stabilità del 16 dicembre 2020. Secondo la norma regionale questa è "dotata di autonomia gestionale, amministrativa e contabile". Il consiglio di amministrazione dell’Agenzia è nominato direttamente dalla Giunta regionale, così come i revisori dei conti. La bozza dell’atto organizzativo dell’Agenzia, tuttavia, non è mai stata illustrata all’assemblea legislativa con la conseguenza che la costituzione effettiva di questa entità non si è mai realizzata.
Nonostante numerose sollecitazioni avanzate in aula e tramite interrogazioni a risposta scritta rivolte alla Giunta regionale dall'ex consigliere del M5S Alex Marini (in carica fino al 2023) le risposte relative alle problematiche relative all'organizzazione interna e del personale degli uffici giudiziari regionali e alla costituzione dell'Agenzia regionale per la Giustizia sono state “a dir poco evasive". L’ultima interrogazione della serie, la numero 99/XVI, è rimasta desolatamente senza risposta nonostante le perentorie disposizioni del nuovo regolamento d’aula con riferimenti agli obblighi di trattazione degli atti di sindacato ispettivo. A Trento ed a Bolzano oggi si naviga ancora a vista e la gestione dell’amministrazione della giustizia rimane sotto l’esclusivo ed opaco controllo del potere esecutivo regionale.
Un quadro assai inquietante considerando che la provincia di Trento ha predisposto anche la chiusura improvvisa nel novembre 2021, da parte del governatore Fugatti, del gruppo di lavoro in materia di sicurezza che fu istituito nel 2012.


consiglio regionale trentino niccolo caranti

Palazzo della Regione in Piazza Dante a Trento © Niccolò Caranti

Annullata la prevenzione

Giuristi, magistrati, avvocati e operatori delle forze dell'ordine hanno, in più occasioni, enfatizzato il discorso della prevenzione, dal momento che adagiarsi sull'azione penale, che può avvenire solo dopo che il reato è stato commesso, non sempre riesce a arginare del tutto il danno causato dalle condotte illecite.
Una soluzione a questo è stata trovata nelle commissioni parlamentari, nei gruppi di lavoro per indagini conoscitive o negli Osservatori regionali.
Come è stato già dimostrato dalla storia certe volte la politica può addirittura superare la magistratura per quanto riguarda le conclusioni di indagine; basti pensare alla relazione di minoranza datata 4 febbraio 1976, redatta dall'onorevole Pio La Torre, insieme al giudice Cesare Terranova.
Uno strumento simile era stato adottato anche in Trentino, ma repentinamente rimosso. Stiamo parlando della chiusura del gruppo di lavoro in materia di sicurezza istituito dalla provincia nel 2012 da parte del governatore Fugatti con delibera del novembre 2021.
Al gruppo era stato assegnato il compito di indagare sulle infiltrazioni criminali in Trentino e negli anni si era occupato anche di vari settori come gli appalti, la gestione degli alberghi e la gestione delle cave (argomento assai scottante); sentendo funzionari che si lamentavano di estrazioni occulte da parte di camion non controllati o di canoni troppo bassi.
I commissari, tuttavia, non hanno potuto portare a termine le attività di accertamento di alcune irregolarità perché, per l'appunto, sono stati fermati prima.
Già l'ex procuratore capo di Trento Stefano Dragone, in un'intervista a 'La Voce del Trentino' nel luglio del 2023, aveva mosso forti critiche per quella decisione che, all'epoca, aveva sostituito il gruppo di lavoro con una sua versione 'zoppa', cioè senza il potere di effettuare attività investigativa.
Lo stesso ex procuratore aveva chiesto al Presidente della Provincia di non sopprimere il gruppo ma lasciare che svolgesse ulteriori attività. Risultato? Nessuna risposta da parte del consiglio regionale: "Gli elementi che mi inducono a ritenere che la soppressione sia stata il mezzo per eliminare una fastidiosa investigazione sono: la mancata comunicazione ufficiale, e una motivazione apparente della Giunta perché il Gruppo Sicurezza svolgeva attività istruttoria come sentire i Carabinieri, la Guardia di Finanza… Sentire significa assumere informazioni. Come sentire i sindaci come andare alla Camera di Commercio ecc… Tutta questa attività istruttoria non potrà più svolgersi" aveva detto il magistrato.
A sollevare il problema in sede di consiglio regionale era stato ancora una volta l'allora consigliere provinciale Alex Marini il quale chiedeva se le dichiarazioni avanzate dall’ex procuratore di Trento corrispondessero al vero. La risposta del presidente Fugatti, datata 8 marzo 2023 è, per usare un eufemismo, fuorviante: non solo non ha risposto alle richieste di chiarimento ma, tra le righe, ha confermato quanto detto dall'ex procuratore: cioè che il nuovo gruppo di lavoro non ha nessuna funzione di tipo investigativo, ma si limita a promuovere "le rispettive competenze di azioni sinergiche volte al rafforzamento delle misure di contrasto ai fenomeni criminosi".
Respinto anche il disegno di legge provinciale 34/XVI - data 12 ottobre 2022 - con il quale si proponeva l'istituzione dell'osservatorio per il contrasto alla criminalità organizzata e mafiosa. La trattazione dell’omologo disegno di legge regionale (il numero 26/XVI), dopo una lunga fase di approfondimento e di audizioni di alto profilo, è stata invece rallentata, prima in commissione e poi in aula. L’atto finale si è registrato il 20 settembre 2023. La maggioranza targata Svp-centrodestra decideva di chiudere anticipatamente i lavori dell’ultima seduta dell’assemblea legislativa regionale della legislatura pur di non votare la proposta di legge che era stata sollecitata sia dalla commissione bicamerale antimafia che dalla conferenza dei presidenti delle assemblee legislative delle regioni e delle province autonome.
E, sempre rimanendo sul tema, non è mai stata resa pubblica la relazione sui dati relativi alla sicurezza, alla promozione della cultura della legalità e al contrasto del crimine organizzato eludendo l’obbligo di pubblicazione previsto dalla legge 15 del 2011.
Facendo un rapido riassunto: gravissima ingerenza della politica nella gestione dell'amministrazione della giustizia, soppressione del gruppo di lavoro con relativa soppressione delle investigazioni, nessun osservatorio e oblio per quanto riguarda i dati relativi alla sicurezza della regione.
Il messaggio è chiaro: il Potere non vuole essere disturbato. Se non è un Principato, poco ci manca.

Realizzazione grafica by Paolo Bassani

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