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Il procuratore nazionale Melillo: “Quadro estremamente allarmante”

Dall’indagine emerge "un quadro estremamente allarmante della operatività del clan Parisi, e dei clan che ruotano intorno a questa formazione criminale", che pare abbia una "sorta di vocazione universalista, tipica delle associazioni mafiose, ad occupare qualunque spazio della vita economica e sociale", al fine di "ricavare utilità, di ritrovare vantaggi, per la stessa organizzazione". Così Giovanni Melillo, procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, intervenuto ieri nel corso della conferenza stampa dell'operazione "Codice interno" tenutasi a Bari, che ha portato all'emissione di 137 custodie cautelari nei confronti di esponenti del gruppo criminale "Parisi - Palermiti": 110 sono finiti in carcere, 25 ai domiciliari, due le misure interdittive eseguite e sequestri per oltre 20 milioni di euro. Nelle ordinanze, gli appartenenti o contigui all'organizzazione mafiosa Parisi - Palermiti sono ritenuti responsabili, a vario titolo, del reato di cui all'articolo 416 bis del Codice penale, nonché di estorsioni, porto e detenzione di armi da sparo, illecita commercializzazione di sostanze stupefacenti, turbata libertà degli incanti, estorsione commessa nell'ambito di competizioni sportive, tutti reati aggravati dal metodo mafioso, nonché del reato di cui all'articolo 416 ter Codice penale., relativo all'ingerenza elettorale politico - mafiosa, in particolare delle consorterie criminali ''Parisi/Palermiti'' e ''Strisciuglio'', nelle consultazioni amministrative per l'elezione del Sindaco di Bari del 26 maggio 2019, in cui sono stati catalizzati numerosi voti per l'elezione, poi avvenuta, di un consigliere.
L'attività investigativa, "di straordinarie dimensioni, complessità e durata, nell'ambito di diversi procedimenti", "fotografa la situazione, le dinamiche criminali della città di Bari, che ruotano intorno alla nota organizzazione Parisi". Le indagini, avviate nel 2019, hanno "dovuto assumere la stessa connotazione di ampiezza e profondità di prospettiva". E non si sarebbero potute svolgere senza "intelligenza, professionalità, degli uomini e delle donne della polizia di Stato, in particolare del Servizio Centrale Operativo e della squadra mobile".


Mafia: a Bari voti in cambio di denaro, assunzioni e alloggi

Tra i politici arrestati oggi nel corso dell'operazione "Codice interno" figurano l'ex consigliere regionale Giacomo Olivieri e sua moglie Maria Carmen Lorusso (ai domiciliari), eletta consigliera comunale a Bari con la lista "Di Rella Sindaco", poi passata in maggioranza con "Sud al Centro". L'accusa per entrambi è di "ingerenza elettorale politico-mafiosa, in particolare di consorterie criminali di stampo mafioso, nelle consultazioni amministrative per le elezioni comunali di Bari, del 26 maggio 2019". In cambio sarebbero state promesse utilità: non solo denaro, ma anche un ciclomotore, una occupazione stabile, assunzioni e regolarizzazioni dell'occupazione abusiva all'interno di alloggi popolari di proprietà di Arca Puglia. Olivieri avrebbe procacciato voci per conto della moglie: alcuni componenti del clan Parisi - tra cui Tommaso Lovreglio - avrebbero promesso voti, procacciati nel rione Japigia di Bari, in cambio di dieci mila euro. Michele Nacci, 34enne barese, che alle elezioni 2019 era in accoppiata con Lorusso (risultato primo dei non eletti) avrebbe promesso di far avere alla lista voti dal clan Montani, in quanto genero di Bruna Montani, cugina del capoclan Andrea, detto "Malagnac". Ma i voti sarebbero arrivati anche dai quartieri San Paolo e San Girolamo per conto di Gaetano Strisciuglio e da Bari Vecchia e San Pio, grazie ad altri indagati. Maria Carmen Lorusso, inoltre, è figlia del medico oncologo Vito (ai domiciliari), arrestato il 12 luglio scorso, per aver intascato una "mazzetta" da un paziente, al fine di saltare le liste d'attesa, con le accuse di concussione, peculato, truffa e accesso abusivo al sistema informatico sanitario. Proprio il professionista pare avesse preso accordi con Massimo Parisi, altra figura di spicco del clan e fratello del boss, tanto da offrire il proprio interessamento per un paziente oncologico, familiare del gruppo criminale.


Mafia: l'ombra dei clan sulle partite di calcio truccate

Il 30 aprile 2017 i tifosi neroverdi di Corato festeggiavano, con 1-0, la vittoria sulla Fortis Altamura durante gli spareggi per l'accesso al campionato di Eccellenza. Ma i tifosi non potevano immaginare che a minacciare giocatori e arbitro c'erano gli uomini del clan. Gli stessi finiti nell'inchiesta "Codice interno". In particolare Giuseppe Maldera (finito ai domiciliari), imprenditore e presidente del Corato Calcio, dopo aver cercato, senza risultato, un accordo con i referenti mafiosi della Fortis Altamura, tra i quali Giovanni Sforza, si sarebbe rivolto a Mario Dammacco, esponente del clan Strisciuglio di Bari, al fine di ottenere la vittoria della partita di calcio, attraverso un risultato diverso rispetto a quello che ne sarebbe derivato dal leale svolgimento della competizione, arrivando alla promozione della propria squadra. Per questo avrebbe versato dei soldi al clan Strisciuglio: sarebbero state adoperate forme tipiche della cosiddetta metodologia mafiosa, in quanto Dammacco - subito prima della partita - avrebbe minacciato e usato violenza su giocatori e dirigenti dell'Altamura. L'accusa per Maldera e Dammacco è di frode sportiva aggravata dal metodo mafioso. L'anno successivo le due squadre si ritrovano, ancora avversarie, nel campionato di Eccellenza. Il dodicesimo uomo in campo, però, era il clan Parisi: Tommaso Lovreglio, Giovanni Sforza, Giuseppangelo Barracchia (responsabile "di fatto" della Fortis Altamura), Donato De Tullio, Dario Loporchio (allora direttore sportivo del Corato) e Vito Castelletti (allenatore del Corato dell'epoca), in concorso tra loro, in relazione al contrasto che si era creato nel corso della partita dell'anno precedente, con la minaccia esplicita di subire conseguenze negative nel caso di non "adesione" alla volontà dei Parisi di concordare il risultato della partita di calcio e con la minaccia esplicita di punire il presidente del Corato, a causa della gara dell'anno precedente, avrebbero compiuto atti fraudolenti al fine di alterare il risultato tra Corato Calcio e Fortis Altamura del 7 ottobre 2018 , generando nei partecipanti alla competizione sportiva il timore derivante dalla loro aderenza al sodalizio criminale dei Parisi di Bari: questi riuscirono a pattuire con Maldera la "combine" del risultato sportivo, ottenendo una non quantificata somma di denaro. La partita finì 2-1 per i murgiani sul campo del Corato.

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