Il crollo nel cantiere di Firenze con la morte ad oggi - si cercano ancora dispersi - di quattro lavoratori fa ripiombare l’opinione pubblica nel baratro di un tema che, in Italia, è una sorta di “tabù” e cioè quello della sicurezza sul lavoro. Un tabù fatto di promesse, di progetti, di prese di posizione ed altro, ma mai di una reale e pianificazione azione di intervento efficace su quella che si presenta a tutti gli effetti come una piaga: la continua strage di tanta gente che esce al mattino da casa per lavorare e non vi fa più rientro.
Il settore edile
Nel settore edile, con i fondi del PNRR e la realizzazione delle grandi opere previste, uno spettro si aggira all’orizzonte, quello che i “subappalti a cascata” diventino pericolosi meccanismi pronti a produrre lavoro pericoloso, non in sicurezza: questo perché si apre a qualsiasi imprenditore “improvvisato” o azienda legata soltanto ad interessi speculativi, la possibilità di lavorare su grandi opere. Manca un controllo diretto e centralizzato sulla gestione appalto e di conseguenza sulla sicurezza dei lavoratori: si muore spesso per la fretta o perché non si rispettano gli orari di lavoro. C’è da dire però che il grosso degli infortuni avviene nell’edilizia privata poiché in quella pubblica c’è, bene o male, ancora una sorta di controllo, grazie anche al sindacato.
“In Sicilia la situazione è letteralmente esplosiva - ricorda il Segr. Gen. Fillea Cgil Sicilia Giovanni Pistorio - poiché ai problemi di scarsa cultura in materia di sicurezza sul lavoro e ai subappalti senza controllo, si aggiunge anche la presenza insidiosa delle criminalità organizzata nel settore edile, di una mafia radicata socialmente. E poi c’è il tema degli ispettori del lavoro, che sono pochi rispetto al reale fabbisogno e quelli di recentissima assegnazione alla nostra regione, non sono utilizzabili in ruoli ispettivi, quindi di prevenzione”.
Per poter controllare ogni singola azienda e ogni singolo ente in Sicilia ci si impiegherebbero oltre 20 anni, se si fa riferimento al numero degli ispettori del lavoro attualmente a disposizione sull’Isola.
Quando muore un lavoratore o una lavoratrice è abbastanza naturale prendersela anche con l’insufficienza dei controlli, ma in realtà la sicurezza sul lavoro è soltanto uno dei compiti affidati agli ispettori. Una delle funzioni più importanti e sottovalutate è la vigilanza sulla regolarità dei contratti, il pagamento dei contributi e delle assicurazioni obbligatorie. Anche questi sono modi per fare prevenzione: la regolarità dei contratti e quindi il contrasto al lavoro irregolare consentirebbe di limitare i rischi in una regione dove, tra le altre cose, migliaia di persone lavorano in condizioni di sfruttamento e con pochi diritti.
Insomma, in Italia si muore di lavoro e questo cosa intollerabile accade spesso.
L’interesse economico del datore di lavoro tende spesso ad andare a discapito degli essenziali diritti in materia di salute e sicurezza previsti a tutela dei lavoratori.
Ricordiamo allora che la nostra Costituzione vede numerosi articoli a tutela dell’integrità fisica e psicologica dei lavoratori. Primo fra tutti, va menzionato l’articolo 32 che indica che “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività”, mentre l’articolo 41, in materia di libertà di iniziativa economica privata, che sottolinea come questa non possa svolgersi “in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.
La sicurezza sul lavoro non deve essere mai un tabù!