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“Già nel 2012, da parlamentare europeo, sostenni a Bruxelles, con grande forza, l’applicazione dell’articolo 7 all’Ungheria.” Sono le dichiarazioni di Sonia Alfano, già europarlamentare (2009 - 2014) e Presidente della Commissione Speciale Antimafia dal 2012 al Parlamento di Bruxelles, in merito alla vicenda che riguarda la cittadina italiana di 39 anni Ilaria Salis, in carcere per lesioni aggravate dal febbraio 2023, in condizioni pessime, e che rischia fino a 24 anni di detenzione. Le norme europee prevedono la possibilità di misure alternative; intanto è iniziato il processo e le immagini di Ilaria con manette e guinzaglio trasportata in tribunale, hanno fatto il giro del mondo e, giustamente, indignato e mosso innumerevoli proteste nei confronti del governo di Budapest.

L’articolo 7 della Convenzione dei diritti dell’uomo recita: “Nessuno può essere condannato per una azione o una omissione che, al momento in cui è stata commessa, non costituiva reato secondo il diritto interno o internazionale”, ed è proprio a questa norma che Sonia Alfano si appellò nel denunciare i comportamenti antidemocratici e non assolutamente in linea con gli ideali europei dell’Ungheria, membro dell’Unione dal 2004.


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Sonia Alfano © Angelo Ferrara


Lo fece nel 2012 ma oggi è tornata a ribadirlo: “È inconciliabile l’atteggiamento dell’Ungheria, più volte richiamata dall’Unione, rispetto al mancato rispetto delle più elementari regole democratiche, una posizione che contrasta apertamente con gli ideali dell’Unione, e mi spaventa l’atteggiamento assunto in questo momento dal nostro Governo nazionale che, se da un lato si vanta dell’amicizia e di una certa comunione d’intenti con il Presidente ungherese Orban, dall’altro deve trovare una soluzione diplomatica per aiutare questa nostra connazionale in grande difficoltà e i cui diritti - ad una giusta detenzione e ad un giusto processo - sono palesemente calpestati”.

Forse, dopo intensi contatti tra il nostro governo e quello di Budapest, ma sicuramente sotto la spinta mediatica internazionale che ha condannato il comportamento dell’Ungheria, qualcosa si sta muovendo. Ce lo auguriamo nell’augurare però a quest’Europa, in uno scenario internazionale sempre più complesso, di avere la forza di far sentire la propria voce soprattutto sul fronte di quei diritti umani sempre più minacciati.
   

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