Nella mattina scontri tra centri sociali e polizia. Manifestanti hanno cercato di avvicinarsi al quartiere fieristico ma sono stati caricati con manganellate e idranti
“Nessuno spazio per chi ha le mani sporche di sangue”. È questo il messaggio lanciato ieri a Vicenza durante la manifestazione indetta dalla comunità palestinese del Veneto, attivisti, sindacati e centri sociali contro la presenza israeliana alla Fiera dell’Oro della città. Una delle fiere più importanti a livello internazionale nel settore di oro e gioielli che ha visto la partecipazione anche di uno stand di diamanti israeliani.
“Non possiamo essere indifferenti - hanno affermato gli organizzatori nell’appello al quale hanno aderito anche l’ex sindaco di Napoli Luigi de Magistris e l’attore ebreo Moni Ovadia - accettare la presenza di espositori israeliani alla fiera significa rendersi complici di un genocidio, della mattanza del Popolo palestinese di Gaza, dei crimini contro l’umanità che il governo e l’esercito israeliano compiono ogni giorno, nonostante le risoluzioni dell’Onu, le richieste pressanti di cessate al fuoco della larga maggioranza degli stati del mondo”.
“Per noi quei diamanti sono sporchi di sangue - ha detto il presidente della comunità palestinese veneta Khaled Al Zeer - Israele è il primo paese al mondo nella lavorazione dei diamanti. Una delle voci principali della sua economia che garantisce enormi profitti e finanzia gli apparati di sicurezza e l’esercito”. I palestinesi del Veneto hanno sottolineato come da oltre tre mesi “continuano senza sosta i bombardamenti israeliani su Gaza, causando più di 20mila martiri di cui il 60% sono bambini e donne. E ancora non si vede uno spiraglio di fermare questo genocidio contro la popolazione civile palestinese”.
Per tale ragione è stata indetta una chiamata nazionale per il pomeriggio di ieri che ha visto una vasta partecipazione popolare. Il corteo nazionale è partito per le 14 nel piazzale della Stazione. Presente anche ANTIMAFIADuemila per manifestare “sostegno al popolo palestinese, che da più di 75 anni subisce i crimini più efferati da parte di Israele” e “dimostrare contrarietà alla presenza israeliana alla fiera dell’oro”. "Il fulcro reale invece di tutte le guerre è sempre lo stesso: il Dio Denaro", ha denunciato l'attivista Chiara Linguanotto, in rappresentanza del giornale. "Perché ci siano fatturati enormi dell’industria bellica devono essere creati fiumi di sangue di civili innocenti che pagano con la vita il senso della produzione incessante di armi. E questo avviene sulla vita dei palestinesi, degli ucraini, dei russi e di tutte le vittime delle guerre sulle quali banchettano i padroni universali come li chiamava Giulietto Chiesa".
La comunità palestinese ha chiesto di prendere una posizione anche al sindaco della città Giacomo Possamai: “Ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta”, ha raccontato a Il Fattoquotidiano.it Al Zeer. All’appello hanno invece risposto anche i Centri Sociali del Nord Est che oltre al corteo hanno organizzato un secondo momento di protesta realizzato la mattina poco dopo le 11 in via Rossi con l’obiettivo di bloccare il padiglione “perché in un contesto di economia di guerra come quello israeliano, gli introiti della fiera vanno direttamente a finanziare il genocidio in corso a Gaza e in Cisgiordania”. “Esiste quindi un legame diretto tra l’evento fieristico e gli interessi del governo israeliano, che equivale ad avere in quei giorni a Vicenza una rappresentanza di Israele che va ben oltre il simbolico”. Il corteo organizzato dai centri sociali e sindacati di base, che ha visto la partecipazione di 500 persone circa, ha deviato dal percorso stabilito cercando di avvicinarsi al quartiere fieristico. Quindi la polizia, in tenuta antisommossa, è partita alla carica spingendo indietro il corteo con manganellate e idranti. Di contro, i manifestanti hanno lanciato fumogeni e petardi. Diversi i feriti e 5 fermati.
“Con la manifestazione di oggi dimostriamo di resistere con il popolo palestinese e a fianco dei popoli oppressi di tutto il sud globale”, affermano i manifestanti dichiarando il loro rifiuto per la guerra.
Quella israeliana è “una presenza inaccettabile di chi ha le mani grondanti di sangue” per questo “va attaccata con decisione e radicalità”.
“Avere nel nostro territorio un’espressione diretta di questi interessi rappresenta un’occasione importante non solo per continuare a denunciare i crimini di Israele e la complicità di gran parte della comunità internazionale, ma anche - concludono - per costruire un livello di mobilitazione che sia all’altezza dell’escalation a cui stiamo assistendo in Medio Oriente e non solo”.
La giornata di ieri, dichiarano i centri sociali, voleva aprire spazi politici di movimento: “Se assumiamo fino in fondo che anche nei nostri territori siamo all’interno dei meccanismi bellici, dobbiamo capire come metterci ‘di traverso’ a tali meccanismi, in ogni luogo possibile. Dobbiamo discutere, organizzarci, andare contro i luoghi della produzione bellica, di chi la sostiene economicamente, di chi è complice della guerra”.
Foto © Devid Tronchin
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