Intervista all'autore
Il 15 dicembre ha trovato la luce il quarto romanzo di Domenico Rizzo, intitolato “IL GIURAMENTO DEI CAVALIERI”.
Il libro è disponibile sul sito di You can Print al link: youcanprint.it/il-giuramento-dei-cavalieri/b/9bbac260-490d-5987-9631-4ea6b5995fa7
E nelle prossime settimane sarà acquistabile in tutte le librerie e nei maggiori siti di vendita online.
Per chi volesse maggiori informazioni sul romanzo e sulle future presentazioni dello stesso, è attiva la pagina omonima (Il giuramento dei cavalieri) su Facebook, raggiungibile al seguente link: facebook.com/profile.php?id=61555233640285
La prefazione del manoscritto è stata affidata ad Angelo Corbo
Vi proponiamo un’intervista con l’autore, Domenico Rizzo, seguita da un breve estratto del romanzo
INTERVISTA A DOMENICO RIZZO
Conclusa nel 2020 la “Trilogia di Risi”, arriva ora nelle librerie il tuo quarto romanzo, intitolato “Il giuramento dei cavalieri”; puoi anticiparci di cosa narra questo nuovo libro?
E’ una storia ambientata in un paesino dell’entroterra siciliano e i protagonisti sono tre bambini legati da una forte amicizia... un sentimento che purtroppo verrà messo a dura prova dalla presenza della mafia nella loro cittadina, che condizionerà le vite di tutti e tre costantemente.
Anche nei tuoi romanzi precedenti il fattore determinante della trama era la presenza della mafia sul territorio, ma in questo nuovo libro tu sembri voler affrontare la tematica da una prospettiva diversa.
E’ proprio così... nella “Trilogia di Risi” ho raccontato una storia che spero sia risultata piacevole a chi l’ha letta ma che in fondo ricalca a grandi linee molte “storie di mafia” già raccontate, che si concentrano sull’eterna contrapposizione tra le istituzioni e le organizzazioni criminali; nel mio nuovo romanzo ho voluto raccontare la mafia con gli occhi di tre bambini che, purtroppo per loro, la iniziano a conoscere e respirare fin da piccoli, e che poi, durante la loro crescita, sono giocoforza costretti a fare i conti con essa.
E’ effettivamente una prospettiva diversa per raccontare questo terribile fenomeno criminale presente da piu’ di un secolo in Sicilia, ma è anche la stessa prospettiva che molti bambini siciliani vedono e vivono ancora oggi, e su cui ho voluto accendere un piccolo riflettore.
In un certo senso sottolinei come la presenza della mafia incida sulle vite di tutte le persone in Sicilia.
A grandi linee io credo sia cosi’... Quante persone oneste in Sicilia hanno timore di aprire una loro attività per la consapevolezza di essere poi costrette a pagare il pizzo? Quante persone che abitano magari in un condominio sono imbarazzate, per non dire spaventate, all’idea che al piano di sotto viva un mafioso?
Quanti genitori vivono le loro giornate con il timore che i propri figli inizino a frequentare le persone sbagliate o, peggio ancora, si trovino a vedere qualcosa che non devono vedere e, successivamente, finiscano in situazioni di pericolo?
La mafia è ovunque in Sicilia e la sua presenza viene respirata purtroppo da tutti; non sempre condiziona direttamente la vita delle persone, ma di certo impone a tutti un certo tipo di preoccupazione costante e una pressione che si può aggirare solo con scelte cautelative e molta attenzione a tutto ciò che le circonda.
Un fattore inedito di questo tuo nuovo romanzo è il fatto che i personaggi da te creati interagiscono sovente con persone realmente esistite. Perché questa idea?
Uno degli aspetti a cui tengo di più, quando scrivo un romanzo, è che la trama abbia una sua veridicità; inserire persone realmente esistite mi ha aiutato a raggiungere questo scopo, e inoltre ha contribuito, a mio avviso, a rendere più suggestivi e più incisivi alcuni momenti della trama.
Non è stato semplice mettere in pratica questa idea; ho dovuto, e voluto, studiare molto il materiale che era possibile reperire in rete su queste persone, al fine di farmi un’idea del loro carattere e del loro modo di porsi, e, conseguentemente, immaginarmi come si sarebbero comportate nelle situazioni in cui io le ho inserite all’interno del romanzo
A un certo punto del romanzo tu affronti un argomento delicato, ovvero il motivo per cui un uomo decide di entrare a far parte di un’organizzazione criminale, e, in quel caso parli di solitudine e ambizione.
Ovviamente io caricaturizzo i personaggi in base alla trama che racconto e, in questo caso, solitudine e ambizione incidono molto su un personaggio da me creato, ma, in generale, ritengo che l’ambizione ad avere piu’ di quello che si riesce ad ottenere con le proprie forze e con spirito di sacrificio, sia comunque un fattore determinante nelle scelte di molti ragazzi siciliani che, ammaliati dalla prospettiva della conquista del “potere”, danno questa svolta errata alla propria vita.
Ho voluto soffermarmi su questo aspetto perché penso che la lotta alla mafia sia, come ci ha insegnato il giudice Borsellino, una battaglia culturale, e che meno giovani saranno attratti dalla lunga ombra del potere mafioso meno risorse umane avranno a disposizione in futuro le organizzazioni criminali.
Hai affidato la prefazione ad Angelo Corbo; cosa ha indirizzato la tua scelta?
Angelo è conosciuto principalmente per essere uno dei quattro uomini della scorta del giudice Giovanni Falcone ad essere sopravvissuto della strage di Capaci, ma leggendo il suo libro “Strage di Capaci. Paradossi, omissioni e altre dimenticanze” ho approfondito la conoscenza di un uomo che fin da piccolo ha respirato la stessa aria di mafia che io faccio respirare ai tre piccoli protagonisti del mio romanzo, e che, per ribellarsi alle ingiustizie che lo circondavano ha deciso di arruolarsi nella Polizia di Stato e di accettare compiti importanti e rischiosi come la tutela del giudice Falcone.
Oltre che essere un caro amico, ho ritenuto che lui fosse la persona ideale per comprendere a fondo e con immediatezza il significato della trama del libro e, conseguentemente, per scriverne la prefazione.
Sono orgoglioso che lui abbia accettato e colgo l’occasione di questa intervista per ringraziarlo pubblicamente
Cosa ti aspetti da questo romanzo?
La mia speranza è che chi lo leggerà proverà le stesse emozioni che ho provato io mentre lo scrivevo
BREVE ESTRATTO DEL ROMANZO
Ridendo e scherzando tra di loro, i due ragazzi giunsero nella piazza principale del paese, dove la chiesa ombreggiava maestosamente lo spiazzo piastrellato davanti ad essa, sul quale alcuni anziani erano intenti a giocare a bocce.
La casa dove abitava [...] era la seconda della strada che, partendo dalla piazza, costeggiava il lato destro della chiesa e i due ragazzi si diressero verso di essa quando l’attenzione di Mattia venne attratta da un piccolo gruppetto di uomini seduti a uno dei tavolini del bar “Sicilia”, posizionati sul marciapiede dall’altro lato della piazza davanti alla chiesa.
Mattia: Eccoli lì tutti insieme i padroni
Jacopo: come? I padroni?
Mattia osservò per qualche attimo lo sguardo interrogativo dell’amico, dopodichè gli diede una piccola spinta sulla spalla destra
Mattia: Jacopo ma stai scherzando? Davvero non sai chi sono?
Jacopo: No... cioè...
Jacopo rivolse il suo sguardo verso il gruppetto di persone sedute al bar oggetto di quella improvvisa conversazione, e in particolare si concentrò sul più anziano di loro, un uomo vestito elegantemente e con un appariscente cappello bianco che, seduto con gli occhi chiusi e il viso rivolto verso il sole, accarezzava con la mano un bicchiere di vino posto sul tavolino.
Jacopo: A dire il vero... mia madre una volta mi indicò quello con il cappello bianco e mi disse che se lui mi guardava lo dovevo salutare ma che comunque gli dovevo stare lontano...
Mattia: Ah vedi... e tu non ti sei mai chiesto perché tua mamma ti disse così?
Jacopo: Io... a dire il vero no...
Mattia: Mamma mia come sei tonto... vieni con me...
Jacopo seguì l’amico in un vicoletto subito dopo la piazza dal quale era possibile avere una buona visuale del bar senza essere a sua volta visti con facilità
Mattia: Guarda... Quello che dici tu... col cappello bianco... seduto in mezzo a tutti... quello è Alfonso Guerra... lui è il capo... il capo assoluto... non c’è foglia in paese che non si muova senza il suo permesso... la sua famiglia è ricca...e lui è potentissimo... non lavora... non fa niente... lui dà ordini e basta... e lo vedi quello vicino a lui con i capelli tutti leccati all’indietro? Quello è suo figlio Nino...
Jacopo: E il figlio che fa?
Mattia: Niente, come il padre... passeggia e dà ordini anche lui...
Jacopo: Ma perché comandano? Il sindaco non è Arcangelo Manni, il panettiere?
Mattia si voltò di scatto e fissò l’amico con uno sguardo a metà tra l’incredulità e il divertimento
Mattia: Ma allora proprio scemo sei? Ma lo hai capito di cosa sto parlando? C’è una parola che dice tutto, ma qui nessuno la vuole dire e nemmeno sentire... hai mai sentito parlare di... mafia?
Quella parola Jacopo l’aveva sentita talvolta pronunciare di sfuggita da qualcuno, ma in quel momento non ricordava quando e da chi
Mattia: Loro comandano tutto...
Jacopo: Loro?
Mattia: Loro loro! I mafiosi... sono ricchi e potenti... il panettiere fa il sindaco per modo di dire... mio padre dice sempre che è un pupo... che non conta niente... qui comanda Alfonso Guerra e basta...
Jacopo: E perché comandano i mafiosi e non il sindaco?
Mattia: perché... perché... non lo so perché!!!