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Pioveva, e faceva abbastanza caldo per essere una giornata di dicembre. Entrando alla biblioteca Feltrinelli di Palermo ho incontrato Attilio Bolzoni, storico giornalista di “Repubblica”, oggi firma di “Domani”, e autore del libro ‘Controvento. Racconti di frontiera’. Seicento pagine di vita; la copertina è una foto di Tony Gentile, edito da Zolfo. Poco più in là Salvatore Cusimano, volto indimenticabile del Tg1, ed Eleonora Lombardo, giornalista palermitana in forza al quotidiano ‘Repubblica’.
Lì vicino Cecilia d’Anca, Gabriele Ciraolo, Sofia Gravina e Guida La Spina.
Le presentazioni dei libri sono sempre ottime occasioni per ampliare le proprie conoscenze. Questa volta però, tra i volti storici del capoluogo siciliano, come quelli dell’ex presidente del Tribunale di Palermo Leonardo Guarnotta o di Armando Sorrentino (vice presidente di ‘Memoria e Futuro’) si è parlato non solo di mere conoscenze, ma anche di quell’elemento che, vuoi per una ragione o per l’altra, si sta perdendo nel panorama del giornalismo, la libertà. O meglio: “L’importanza della libertà”, come ha puntualizzato Eleonora. Al centro dei relatori vi era Giorgio Mannino dell’Ass. “Memoria e Futuro”, moderatore dell'incontro e alla sua sinistra Attilio Bolzoni.
In questo mestiere, ha detto Cusimano, “non si va più (in un luogo ndr), si vede parzialmente e si racconta quello che è utile”.  Ma utile a chi? Verrebbe da chiedersi. Non certo ai lettori. Di fatto però è vero che i giornalisti o i cronisti hanno perduto, o meglio hanno svalutato la loro libertà, fino a metterla all’asta.


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Il giornalista stringendo il microfono ha raccontato con emozione: “Noi pensavamo allora, forse in maniera un po' pionieristica e romantica, che praticamente in qualche modo noi eravamo anche la voce di chi non poteva urlare nelle periferie”. Ma oltre alla libertà c'è anche il diritto a raccontare i dettagli. Un diritto che si sta perdendo nel mare magnum di una informazione sempre più veloce e, per certi versi, approssimativa.
"Le notizie le abbiamo tutti" - ha detto Bolzoni - "quindi la differenza la fa il dettaglio, è ovvio che la fa il dettaglio su un delitto, su un personaggio. E questo lo racconto, perché? Perché per le vicende delle stragi, le indagini che si fanno sulle stragi, si riempiono mese dopo mese, anno dopo anno, di storie, di personaggi, di nomi, di vicende, di intrecci, di trame". E poi "ci sono i grandi delitti, le grandi tragedie italiane, le grandi inchieste, il processo Andreotti". Ma "mai" ha detto Bolzoni, "ho avuto paura della mafia. Ma degli amici della mafia".
Le vicende contenute nel libro non sono poi così distanti. Anzi, per chi lo ha letto, sembra che ancora ci riguardino da vicino. Le pagine svelano la Sicilia di Totò Riina e di Matteo Messina Denaro, l'inferno di Capaci, le radici e l'evoluzione di una mafia stragista. Ma è anche la Sicilia di Leonardo Sciascia, di Danilo Dolci, di Giovanni Falcone, di Letizia Battaglia, di Paolo Borsellino.
Cronache controvento. Cronache libere.

Foto © ACFB

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