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Sulla legge “Dalla dipendenza all’interdipendenza” la politica temporeggia, nel frattempo promette

Vogliamo la legge ora! Vogliamo la legge ora!”. È il grido rabbioso del corteo che lo scorso martedì ha attraversato il centro storico di Palermo durante la manifestazione “La Sicilia ha fatto crack” promossa dal “Coordinamento riduzione dei danni e prevenzione dei rischi”. L’obiettivo era far spingere l’Ars ad approvare entro dicembre il DDL “Dalla dipendenza all’interdipendenza”. Una norma che, se approvata, permetterebbe di recepire i livelli essenziali di assistenza (LEA), ossia quelle prestazioni e servizi che il Sistema Sanitario Nazionale ha il dovere di fornire ed erogare a tutti i cittadini, e delineerebbe un sistema di intervento sociosanitario, integrato e diffuso su tutto il territorio siciliano, in materia di dipendenze patologiche che sia teso alla riduzione dei danni, alla limitazione dei rischi e alla creazione di percorsi e ambienti idonei al supporto reciproco, alla riabilitazione e all'inclusione sociale. Inoltre, grazie a questo DDL si potrebbe elaborare un sistema di interventi sociosanitari e educativi rivolti non solo alle persone che soffrono di dipendenze patologiche ma anche ai relativi contesti familiari, coinvolgendo organizzazioni e individui che a vario titolo, si spendano in tale settore.


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Lorenzo Capretta, counselor e membro del “Coordinamento riduzione dei danni e prevenzione dei rischi” e di Our Voice


Una tappa importante, dunque, che rientra in un lungo percorso che ha visto varie realtà sociali promuovere attività e iniziative nei quartieri popolari di Palermo, come l’Albergheria, e, al contempo, affiancare un gruppo di studenti di Giurisprudenza nella stesura di questo DDL affinché “diritto e diritti” siano costruiti concretamente sui bisogni delle persone.
Obiettivo del corteo era anche quello di promuovere all'interno degli istituti scolastici un’adeguata informazione e formazione in merito alla complessa tematica delle dipendenze patologiche, della riduzione del danno (RDD) e sulla limitazione dei rischi (LDR). Il tutto con l’attivazione di sportelli permanenti di supporto psicologico con personale specializzato per far fronte al malessere dilagante, spesso sistemico. Centinaia le persone scese in strada partendo da Casa Professa per raggiungere Piazza del Parlamento. Nel tragitto, davanti alla Cattedrale di Palermo, si è unito al corteo anche l’arcivescovo di Palermo. “Oggi ribadiamo ancora una volta il nostro ‘No’ al crack perché il crack è volontà di qualcuno di dominare, di schiavizzare, di non lasciarci liberi, di illuderci e strumentalizzare i giovani – ha detto Corrado Lorefice -. ‘No’ perché sappiamo che dietro al crack c’è un’industria che vuole illudere per lucrare. I giovani devono saperlo. E noi adulti dobbiamo assumerci questa responsabilità”. A prendere parte all’iniziativa ci sono stati anche i familiari di alcuni giovani che sono morti a causa del crack. Tra questi la famiglia Zavatteri, una delle promotrici di questo DDL. Per Francesco Zavatteri, padre del giovane Giulio morto per overdose il 15 settembre 2022 a soli 19 anni, un solo rammarico: “La città è assente”. Nonostante tutto, però, non sono stati fatti passi indietro.


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L'arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice


Le testimonianze
Oggi siamo qui perché crediamo fermamente che sia un diritto di qualsiasi persona essere considerata e trattata come tale. Soprattutto chi è sempre stato messo ai margini della società”. Così la psicologa Sofia Formosino intervenuta durante il corteo “La Sicilia ha fatto crack”. “Questa è la storia di chiunque si sia ritrovato nella vita a fare i conti con il disagio mentale, che sia lieve o di grave entità – ha aggiunto -. L'ipocrisia della nostra società nei riguardi della fragilità psichica e di tutto ciò che le appartiene, come le dipendenze, ha portato a una sorta di assopimento sociale. Una desensibilizzazione rispetto a questi temi, soprattutto da parte delle istituzioni. La storia della malattia mentale ci insegna come sia sempre stata lasciata ai margini della società. È pieno di persone che vogliono aiutare ma abbiamo bisogno di fondi e di luoghi. Serve una legge che delinei un sistema di intervento sociosanitario strutturato. A Ballarò da dove siamo partiti c'è una bellissima frase di Danilo Dolci che recita 'Ciascuno cresce solo se sognato'. Io voglio aggiungere che ciascuno esiste solo se visto e ascoltato e noi ne siamo testimoni. Siamo qui per chiedere che ciascuno venga visto e ascoltato come merita”.


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Prima di lei è intervenuta una giovanissima rappresentante del Liceo Regina Margherita di Palermo e portavoce del Coordinamento Studenti in Lotta della città, sottolineando l’importanza di avere “formazione e informazione sui temi” all’interno delle scuole. Inoltre, serve “un continuo investimento sui servizi sanitari al fine di migliorarli e implementarli”. Durante il corteo è stato dedicato ampio spazio anche alle ultime politiche del Governo Meloni. “L'ultimo pacchetto sicurezza prevede uno stanziamento di 5 miliardi di euro per maggiori tutele per le forze dell'ordine. Le stesse che poi, seppur non tutti, passano le materie prime sequestrate agli amici spacciatori come racconta la cronaca locale di questi giorni – ha detto Annamaria Cusimano di Smash Repression -. Troppo spesso invece accade che se tu fai uso di sostanze per loro tu non abbia più diritto e non sia più un cittadino da tutelare. Dunque, qualsiasi punizione è lecita”. “Nessun genitore vorrebbe che suo figlio si droghi, ma se ciò accade sicuramente preferisce averlo vivo – ha aggiunto -. Per questo servono centri di bassa soglia come prevede il DDL che oggi promuoviamo. Centri che intercettino il giovane in tempo. DrugCheck negli eventi dal vivo che aumentino la consapevolezza dei consumatori. Un genitore sicuramente preferisce che suo figlio non debba rischiare di essere trattato come un cittadino di serie B quando va in ospedale. Pretendiamo inoltre una formazione e una sensibilizzazione anche delle forze dell'ordine perché casi come Cucci, Aldo Branzino, Federico Aldovrandi e molti altri non debbano più succedere. Se ho un grammo di coca in tasca posso essere posto in stato di fermo e avere conseguenze penali ma non devo rischiare di essere maltrattato o ucciso. I miei diritti non possono cessare perché faccio uso di sostanze”.


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Il confronto con l’Ars e la porta in faccia alla stampa
Raggiunta la Piazza del Parlamento, una delegazione del corteo è stata accolta dall’Ars. Al contrario di quanto comunicato in precedenza, però, è stato negato l’accesso alla stampa con toni sarcastici oltremodo fuori luogo da parte di alcuni deputati. Nell’attesa, il corteo ha continuato a far sentire la propria voce al grido “Vogliamo la legge ora!” e mettendo musica tecno in segno di protesta per quanto accaduto con la stampa. In pochi minuti si è presentato il dem Mario Giambona il quale, per tamponare la situazione, ha espresso “vicinanza” e “massima disponibilità da parte del Partito Democratico” affinché il DDL venga approvato. “Noi abbiamo presentato questo disegno di legge il 25 luglio – ha detto Vincenzo Zavatteri, fratello di Giulio -. Ed è stato appoggiato solo da 20 deputati su 70. Abbiamo bisogno del supporto di tutte le cariche che si trovano all’interno di questo palazzo. È grave che solo in 20 abbiano sottoscritto la necessità di appoggiare questo DDL”.


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Francesco Zavatteri, padre del giovane Giulio morto per overdose


Non possiamo pensare che la lotta alle tossicodipendenze, ma anche alle dipendenze in generale, abbia un colore politico – ha aggiunto -. Colpisce tutti e dobbiamo essere uniti in questo. A pochi metri da qui, all’Albergheria, la situazione è drammatica. È un quartiere che vive principalmente di spaccio. Per questo dobbiamo agire ora. Noi rappresentiamo la società civile sensibile a questo tema e vuole fare approvare questo DDL. Un passo importante per noi ma anche per le generazioni future”. Parole di circostanza quelle che ha poi espresso Giambona, evidentemente messo in difficoltà dal vuoto politico mostrato dal giovane Zavatteri. Sul punto è intervenuto anche Rosario Rappa, della Cgil Palermo, il quale ha precisato alcuni aspetti fondamentali. “Il disegno di legge è stato presentato in un intergruppo. Quindi immagino che chi è venuto rappresentasse i partiti di appartenenza. C’era anche il presidente dell’Ars – ha detto il sindacalista -. Noi abbiamo posto il tema dei tempi”. Si perché il nocciolo della questione sta proprio nelle tempistiche della complessa macchina della politica. L’obiettivo del corteo era quello di spingere l’Ars ad approvare il DDL “Dalla dipendenza all’interdipendenza” entro la chiusura del bilancio economico regionale 2024/2026.


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Ovvero, entro il mese di dicembre. “Se non c’è la copertura sul DDL le vostre rimangono solo buone intenzioni”, ha incalzato Rappa a Giambona, vicepresidente del gruppo Dem. “Come fare non è tema nostro – ha precisato -. Voi siete deputati e siete in grado di incardinare o meno un provvedimento con le coperture finanziarie. Per cui o c’è il tempo di appostare le risorse prima che parta la finanziaria o sarà una presa in giro”. Ovvero, “resteranno solo delle dichiarazioni di buoni intenti ma il DDL non si approverà. Ma dovete dircelo senza illuderci”. Ed è questo il bandolo della matassa.

L’esito dell’incontro: bene ma non benissimo
Dopo il confronto tra la società civile e Giambona, la delegazione del corteo precedentemente accolta all’Ars è uscita al termine dell’incontro. “La legge non può essere ultimata entro la chiusura del bilancio. Se ne parlerà a gennaio”, ha detto Lorenzo Capretta, counselor e membro del “Coordinamento riduzione dei danni e prevenzione dei rischi” e di Our Voice, facendo riferimento ad una “strategia” suggerita dai deputati presenti all’incontro.


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Francesco Zavatteri insieme all'arcivescovo Corrado Lorefice


Ci hanno detto che a breve scriveranno un emendamento che permetterà lo stanziamento di una parte dei fondi richiesti nel DDL. Si tratta di una cifra forfettaria come fosse una garanzia, in modo tale che la legge quando verrà ultimata ed entrerà in vigore si potrà attingere dai soldi stanziati a livello regionale per poter lavorarci - ha spiegato -. Il Segretario e il Capogabinetto ci hanno assicurato che faranno il possibile affinché questo emendamento venga inserito all’interno della chiusura del bilancio economico che si chiuderà il 12 dicembre”. Bisognerà aspettare dunque, ma le perplessità non sono poche. Soddisfatta invece la deputata dem Valentina Chinnici secondo cui questo emendamento “rappresenta un primo passo”.


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Apriremo la decisione a cui siamo arrivati, anche grazie al capogabinetto che ci ha dato il supporto tecnico e agli altri deputati presenti, nella finanziaria corrente. Entro 48 ore faremo questa proposta per cui si aprirà il capitolo in cui saranno destinati i fondi regionali – ha garantito la dem -. Il grosso dei fondi arriverà dal sistema sanitario nazionale perché la sanità e i livelli essenziali di assistenza devono essere per legge coperti dal SSN. La regione però può integrare facendo la sua parte”. Nel frattempo, prima dell'approvazione del DDL, che non si può approvare entro dicembre a causa della sessione di bilancio, “intanto apriamo il capitolo”. “È come avere il salvadanaio e il cassetto aperto, pronto con l'etichetta 'Lotta al crack e alle dipendenze'. Intanto è un passo importante perché si mette una zeppa”, ha detto la Chinnici. In merito al buco nell'iter burocratico, avvenuto questa estate e che ha portato all’impossibilità di approvare il DDL senza escamotage, “è avvenuto perché c'è stata una sentenza con l'ufficio della sanità. Quindi non è la politica che si è fermata. Questa è una battaglia prioritaria sia per l'opposizione sia per una parte della maggioranza. La politica per una volta c'è”.


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Foto © Deb Photo

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