La Corte di Cassazione ha confermato otto condanne nel processo "Contra Fides", riguardante un gruppo di spaccaossa, carnefici e vittime coalizzati per truffare le assicurazioni con incidenti del tutto inventati ma con fratture assolutamente vere, procurate dagli organizzatori dell'imbroglio a povera gente bisognosa di piccole cifre pagate come ricompensa. La vicenda degli spaccaossa è diventata anche un film e ha dei contorni atroci, con i dolorosissimi sistemi utilizzati per rompere braccia e gambe degli sbandati disposti a farsi fratturare per avere da 300 a un massimo di 500 euro per incidenti in cui si poteva arrivare anche a indennizzi da 25-30 mila euro. Il filone fu aperto dalla morte sospetta di un marocchino, trovato per strada vicino a una moto caduta per terra, in un incidente che non convinse nessuno: e infatti l'uomo era stato fratturato altrove e non aveva retto al dolore. Nella vicenda era stato ipotizzato anche l'interessamento della mafia per un imbroglio alquanto redditizio. I supremi giudici hanno deciso di far rifare il processo solo per Patrizia Alaimo, condannata in appello - il 9 settembre 2022 - a 4 anni e 4 mesi e assistita dall'avvocato Franca Gennuso. Per la donna è stato disposto l'annullamento con rinvio. Passano invece in cosa giudicata e diventano definitive le condanne di Ermanno Campisi, che ha avuto 3 anni e 4 mesi; della ex praticante avvocato Emanuela Gallano (3 anni e 8 mesi); di Gesuè Giglio, 3 anni e 10 mesi; Antonino Di Gregorio (che aveva fatto ammissioni e ha beneficiato di sconti di pena), al quale sono toccati 9 anni e 8 mesi; Rita Mazzanares ha avuto 3 anni e 2 mesi; Giovanni Moncada un anno, un mese e 10 giorni; Fabio Riggio 4 anni e 6 mesi; Francesco Paolo Sanzo 5 mesi e 10 giorni.
Fonte: Agi
Foto © Imagoeconomica
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