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“Qualche mese fa abbiamo rivolto all'autorità giudiziaria un particolarmente corposo esposto sull'omicidio di Attilio Mancaconsegnando “i risultati di attività l'indagine fatta appunto da me e da altri nell'interesse dei genitori di Attilio Manca. Mi serve ricordare anche oggi che purtroppo il papà di Attilio Manca è scomparso quest'estate e come altri genitori di vittime di mafia non ha potuto avere dallo Stato la verità in vita per l'assassinio di suo figlio”. “Mi auguro che l'autorità giudiziaria stia vagliando e approfondendo gli spunti che abbiamo offerto, che sono spunti che dimostrano in modo inequivocabile” che “Attilio Manca è stato assassinato, il secondo è che il suo assassinio è stato voluto e eseguito anche da esponenti mafiosi”.

Sono state queste le parole dell'avvocato della famiglia Manca, Fabio Repici, dette a margine della presentazione del nuovo libro di Luciano Armeli Iapichino, "I cani di Didyme", a Capo d'Orlando; un'occasione per riportare al centro del dibattito la questione dell'omicidio di Attilio Manca, il famoso medico siciliano trovato morto nella sua casa a Viterbo il 12 febbraio del 2004.


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Attilio Manca


"Quando parlo di mafia a proposito dell'omicidio di Attilio Manca - ha continuato Repici - parlo di una delle mafie più potenti degli ultimi decenni in Sicilia, cioè la mafia di Barcellona Pozzo di Gotto e dei suoi collegamenti con i vertici di Cosa nostra palermitana. Abbiamo documentato i collegamenti tra Barcellona e la latitanza di Bernardo Provenzano e abbiamo pure documentato in modo, che secondo me è inequivocabile, anche del coinvolgimento di Attilio Manca nelle vicende che, come ormai tutti sanno, portarono l'allora più ricercato latitante d'Italia, Bernardo Provenzano, a curarsi in strutture sanitarie in Provenza. Sembra quasi un gioco di parole. Mi auguro che l'autorità giudiziaria prosegua, ho richiesto di recente un confronto con l'ufficio che si sta occupando della vicenda, mi auguro che se ne possa trarre spunti utili”, ha concluso il legale.

In foto di copertina: l'avvocato Fabio Repici © Paolo Bassani

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