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Il fatto è avvenuto a maggio 2022 a Pozzallo, i carabinieri hanno ricostruito gli episodi di pizzo e aggressioni indagando chi appiccò le fiamme

Aggressioni, danneggiamenti, incendi e persino il fermo dei lavori delle altre ditte 'colpevoli' di non aver ottenuto il nullaosta dal soggetto che si considerava il vero e proprio proprietario del cimitero di Pozzallo, nel Ragusano. E' quanto emerge dall'operazione 'Pietra tombale', eseguita ieri dai carabinieri della Compagnia di Modica che hanno eseguito un provvedimento restrittivo nei confronti di 13 persone, ritenute responsabili, a vario titolo, di danneggiamento seguito da incendio, estorsione consumata e tentata, detenzione e porto illegale di armi, detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti continuata e aggravata poiché commessa in concorso tra loro. A far scattare le indagini, coordinate dalla Procura di Ragusa e che hanno smantellato il racket delle estorsioni al cimitero di Pozzallo, è stato, a maggio del 2022, l'incendio di un cantiere edile nel camposanto comunale. Gli investigatori dell'Arma sono così riusciti a risalire al principale indagato, un 33enne, che con "il suo atteggiamento intimidatorio sfociato più volte in aggressioni e danneggiamenti a mezzo incendio", sarebbe riuscito per mesi a gestire e avere sotto controllo tutte le esecuzioni di lavori edili all'interno dell'area cimiteriale di Pozzallo. In un caso contro il titolare di una ditta che avrebbe dovuto effettuare dei lavori ma non aveva ottenuto il permesso dall'indagato, che si considerava il 'proprietario' del cimitero, sono stati esplosi colpi d'arma da fuoco.
"Le intimidazioni sono state talmente incisive - hanno spiegato gli investigatori dell'Arma - che hanno costretto molti committenti a effettuare violazioni di carattere contrattuale, poiché in virtù di questo evidente assoggettamento, i committenti delle opere da costruire nell'area cimiteriale si sono visti costretti a cedere la realizzazione in sub-appalto alla ditta dell'interessato". In un caso addirittura il principale indagato era riuscito a imporre il fermo dei lavori delle altre ditte che non avevano ottenuto il suo 'nulla osta'. Un elemento, sottolineano i carabinieri, che dimostra a pieno il "clima di terrore e di sopraffazione creato all'interno dell'area comunale". Numerose sono le estorsioni messe a segno dall'uomo e documentate dai militari ai danni di imprenditori edili che dovevano occuparsi della realizzazione di tombe, cappelle ed edicole funerarie all'interno del camposanto di Pozzallo. "Un vero e proprio controllo operato dall'imprenditore pozzallese, forte della sua fama di soggetto aggressivo e violento", hanno spiegato ancora gli investigatori. Ma le indagini dei carabinieri hanno fatto luce anche su un'intensa attività di spaccio sull'asse Catania-Pozzallo di marijuana, hashish e, soprattutto, cocaina per un valore complessivo di circa 50mila euro. Gli investigatori hanno documentato minacce e violenze nei confronti dei clienti che non riuscivano a pagare il debito contratto per l'acquisto della droga, che nel caso della cocaina veniva venduta a 50 euro al grammo. Durante le indagini sono stati identificati 20 acquirenti e 6 fornitori di cocaina, tutti catanesi e pluripregiudicati anche per reati specifici e di elevata caratura criminale.

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