Don Ciotti: “La Mafia è capace di rigenerarsi ma noi possiamo cambiare questo sistema solo se staremo tutti insieme”
Diecimila persone hanno partecipato ieri a Manfredonia, nel Foggiano, alla mobilitazione organizzata da Libera e dalla diocesi per dire no alla Mafia. Alla manifestazione hanno partecipato studenti di ogni età, associazioni di categoria, diversi sindaci del territorio, sacerdoti ma anche tantissimi cittadini. Nel corteo anche i familiari delle vittime innocenti di Mafia e rappresentanti delle forze dell'ordine. Presente anche il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Ad aprire il corteo padre Franco Moscone, vescovo di Manfredonia e don Luigi Ciotti fondatore di Libera. Un territorio difficile quello di Manfredonia caratterizzato, come hanno evidenziato recenti operazioni delle forze dell'ordine, da una presenza massiccia della criminalità organizzata che nel tempo era riuscita ad infiltrarsi anche nell'economia legale della città, come ad esempio, nel mercato ittico. In una intercettazione tra due indagati si sente dire: "Il mare è nostro". "Non diventiamo - ha detto don Luigi Ciotti - colpevoli di latitanza. E' necessario oggi più che mai uscire allo scoperto. Dobbiamo cambiare marcia nel nostro fare quotidiano. La Mafia è capace di rigenerarsi ma noi possiamo cambiare questo sistema solo se staremo tutti insieme. Questa - ha proseguito - è una terra meravigliosa dove c’è gente che ha reagito e ha voglia di reagire. Penso anche ai testimoni di giustizia. Penso ai tanti giovani presenti qui oggi che sono una meraviglia: hanno voglia di conoscere ed essere ascoltati. Dobbiamo cogliere le loro passioni e le loro speranze. Noi adulti abbiamo una grande responsabilità”.
"La conoscenza crea la consapevolezza - ha aggiunto il fondatore del Gruppo Abele - La consapevolezza ci chiede una cosa: schierarci, stare dalla parte del bene, impegnarci, fare la nostra parte. E' una meraviglia il lavoro che hanno fatto le insegnanti, le scuole, le associazioni, la chiesa. Il nostro vescovo che si è messo sempre in prima fila per saldare veramente la terra con il cielo".
"Le cose fatte nella lotta alla mafia sono state tante ma non sufficienti. C'è un dato su cui riflettere. L'ultima mafia è sempre la penultima, perché nei codici genetici dei mafiosi c'è un rigenerarsi e allora dobbiamo rigenerarci noi. Non scarichiamo solo su Magistratura e forze dell'ordine che hanno fatto e fanno la loro parte, ma dobbiamo assumerci noi la responsabilità di non lasciare soli i familiari delle vittime innocenti delle mafie, i commercianti e imprenditori vittime del racket e che hanno denunciato, i testimoni di giustizia, le diverse associazioni.
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