È indubbio che il nome di Silvio Berlusconi sarà per sempre legato alla storia politica e giudiziaria di questo Paese ma il suo nome desterà sempre discussioni e scandalo.
Già avevamo evidenziato quanto fosse stata assurda la decisione di dedicargli i funerali di Stato, così come oggi è più che mai assurda la decisione di dedicargli l’iscrizione al Famedio di Milano, nel Tempio della fama del Cimitero Monumentale. Non sono bastate le raccolte di firme e le proteste dei cittadini che giustamente hanno espresso il loro disappunto contro l’iniziativa del consiglio comunale del capoluogo lombardo; così da ieri i cittadini potranno leggere il nome e il cognome di Silvio Berlusconi - uno che la mafia la pagava, come dicono le sentenze, oltre che essere stato un pregiudicato per frode fiscale a quattro anni - vicino a quelli di Alessandro Manzoni, Salvatore Quasimodo, Giorgio Gaber, Dario Fo e l’indimenticabile Enzo Jannacci. Qual è il nesso tra questi grandi personaggi e uno che ha sottoposto la nostra immagine internazionale al dileggio con il "Bunga bunga", "Papi girl", e iniziative come la mozione relativa a "Ruby nipote di Mubarak"?
Cosa può accomunare Berlusconi con Anna Kuliscioff, rivoluzionaria, medica e giornalista russa naturalizzata italiana, tra i fondatori e principali esponenti del Partito Socialista Italiano?
In maniera assolutamente incongruente con il contesto il suo nome appare come "un pugno in un occhio" dal momento che ha costantemente preservato i suoi interessi personali, indirizzando il Parlamento verso l'approvazione di ben sessanta leggi ad personam. Merita menzione il fatto che alcune di queste sono state respinte dalla Corte Costituzionale a causa della loro valutazione come contrarie alla Costituzione.
In aggiunta, ha istituzionalizzato il conflitto d'interessi, de facto giustificando tale modus operandi.
E' stato iscritto alle liste della loggia massonica occulta P2, di Licio Gelli. Spesso è stato salvato nei processi dalla prescrizione. Ha corrotto parlamentari. Ha più volte strizzato l'occhio al fascismo, dichiarando, tra le altre cose, che “Mussolini non ha mai ammazzato nessuno”. Ha giustificato l’evasione fiscale e varato condoni tributari, edilizi e ambientali, un imprenditore e politico che ha segnato (in negativo) gli ultimi trent'anni della storia d'Italia, a partire da quel 1994 in cui “scese ufficialmente in campo,” divenendo per la prima volta Premier. Ha epurato giornalisti e artisti a lui sgraditi dalle reti del Servizio Pubblico Rai.
Ha calunniato, offeso e delegittimato, tramite i propri “mezzi di disinformazione” cartacei e televisivi, magistrati, giornalisti, intellettuali che avevano l'unico difetto di raccontare i fatti o cercare la verità.
Durante il 2022, era tornato a parlare della guerra in Ucraina e della sua amicizia con Putin. Lo aveva fatto il giorno prima di salire al Quirinale per le Consultazioni di Governo, di cui la “sua” Forza Italia è parte integrante. Un partito che, non lo dimentichiamo, è stato fondato assieme al “fedelissimo” Marcello Dell'Utri, a tutti gli effetti un uomo della mafia, condannato definitivamente a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
Lo stesso Dell'Utri, tutt'ora indagato per le stragi del '93 dalla procura di Firenze, era presente alla cerimonia. Rispondendo ai giornalisti ha detto che "anche Cavour è stato criticato, anche Mazzini, anche Manzoni, che senso ha? Non mi sembrano discorsi, è stato criticato, non vuol dire nulla". "Uno nella vita ha cose buone, cose meno buone". La vita “è una sola, quindi bellezza, ombre, luci ma la bellezza rimane". Oggi “è un giorno speciale, lasciamo stare discorsi un po' peregrini, io non li guardo più i giornali," ha concluso Dell'Utri. Quest’ultimo è stato l'uomo che, scrivono i giudici, per diciotto anni, dal 1974 al 1992, è stato il garante “decisivo” dell'accordo tra Berlusconi e Cosa nostra con un ruolo di “rilievo per entrambe le parti: l’associazione mafiosa, che traeva un costante canale di significativo arricchimento; l’imprenditore Berlusconi, interessato a preservare la sua sfera di sicurezza personale ed economica”.
È questa è la parte della vita di Berlusconi che in molti (troppi) vogliono dimenticare.
Foto © Imagoeconomica
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- Luca Grossi