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L’evento è stato promosso da diverse associazioni che si sono riunite per discutere di ecomafia e crisi climatica

La mafia non può esistere senza un collegamento con il potere. Quello che ci è stato raccontato negli anni è una barzelletta, perché la mafia non può esistere senza un aggancio con le istituzioni”. Lo ha ricordato il redattore di ANTIMAFIADuemila, Luca Grossi, durante il “World Congress for Climate Justice”, il congresso organizzato da Our Voice insieme ad altre associazioni presso l’Università Statale di Milano, per discutere non solo di crisi climatica, ma anche di ecomafie e traffico illecito di rifiuti. “Il reato ambientale - ha proseguito Grossi - è un crimine di tipo complementare, dal momento che si inserisce all’interno di una filiera di reati”, i quali, se indagati in modo appropriato, “possono condurre ad altissimi livelli che riguardano la politica”.

Lo ha dimostrato nel tempo anche il tema dei rifiuti: “non solo un tema politico locale, ma anche internazionale”. L'inchiesta condotta dal quotidiano francese “Libération” sulle pratiche parigine di smaltimento delle scorie radioattive rappresenta un esempio lampante. Dall’inchiesta è emerso che “la maggior parte dei rifiuti radioattivi provenienti dagli impianti nucleari francesi sono stati stipati abusivamente in Siberia. Questo è avvenuto con il totale assenso della mafia russa e della criminalità organizzata internazionale”. Un altro esempio riguarda invece il nostro Paese. Dalle rivelazioni del boss di Camorra, Carmine Schiavone, è emerso che “nell’area di Caserta sono state seppellite oltre 300mila tonnellate di rifiuti tossici, oltre 100mila tonnellate di rifiuti speciali non tossici e 300mila tonnellate di rifiuti solidi urbani. Queste informazioni sono state rivelate ben sedici anni dopo. Intanto, mentre la politica sapeva quello che stava avvenendo, le persone continuavano a morire e ad ammalarsi di tumore”. Purtroppo, l'interesse delle organizzazioni criminali per i profitti derivanti dal traffico di rifiuti sembra essere inarrestabile, per questo motivo le prospettive future appaiono tutto tranne che rosee. Infatti, ulteriori disastri ambientali potrebbero consumarsi in Ucraina subito dopo la conclusione del conflitto militare in corso tra Kiev e Mosca.

L’Ucraina, in questo momento, è un Paese fortemente indebitato. Quando il conflitto militare finirà - ha ribadito Grossi - questo Paese sarà invaso da tantissimi ‘falchi’ pronti a inondare l’Ucraina della nostra immondizia. Già in passato, soprattutto con la Somalia e la Bulgaria, l’Italia non ha offerto solo il proprio denaro, ma anche la propria immondizia. Dal momento che l’Ucraina è un Paese fortemente indebitato”, davanti a un’offerta del genere, di certo “non potrà rifiutarsi”. Dunque, un vero e proprio mercato, che, seguendo la logica della domanda e dell'offerta, da un lato vede le mafie organizzarsi per offrire servizi di smaltimento dei rifiuti a basso costo; dall’altro, chi, pur di risparmiare e aumentare i profitti, si rivolge alle organizzazioni criminali senza alcuna riserva morale. Per quanto riguarda la gestione dei rifiuti in Italia, invece, non sempre le autorità competenti riescono a verificarne la tracciabilità.

Lo ha sottolineato l'esperto Antonio Pergolizzi, denunciando durante il suo intervento al World Congress for Climate Justice di Milano le numerose difficoltà che hanno le autorità di controllo quando devono tracciare il reale percorso dei rifiuti. “Ancora oggi non abbiamo un sistema di tracciabilità dei rifiuti - ha spiegato Pergolizzi - anche per questo motivo gli impianti sono diventati un luogo strategico dove avvengono i traffici illeciti di rifiuti. Sussiste, inoltre, una bassa attenzione per lo smaltimento dei rifiuti speciali, che, oltre a superare di gran lunga i rifiuti urbani, circolano all’interno di un contesto territoriale privo di impianti idonei per il trattamento e la gestione dei rifiuti pericolosi”. Infine, Pergolizzi ha ribadito che il traffico illecito dei rifiuti avviene grazie a imprese e società che spesso dispongono anche di certificazioni ambientali e che “spesso si muovono alternandosi tra il mercato legale e quello illegale”, mentre trasformano il loro guadagno “in un costo per la collettività”.

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