A Palermo presentato il libro dei due giornalisti Fabio Beretta e Damiano Mattana: “La mafia è anti-Stato ma anche anti-Chiesa”
Dalla sua nascita, circa due secoli fa, la mafia assume come propri connotati il dominio, l’organizzazione, la segretezza e la religiosità. Se sui primi tre aspetti il maestoso lavoro svolto nel corso degli ultimi decenni da magistratura, forze dell’ordine e stampa, ha consentito di fornire uno spaccato chiaro della realtà mafia dal punto di vista del suo funzionamento operativo e militare, lo stesso non si può dire, in maniera così netta, della sua sfera esoterica. O meglio del modo in cui la mafia abbia utilizzato gesti e simbologie religiose per conferire falsa legittimità e ingannevole autorevolezza alle proprie azioni e al proprio potere. Ed è con questo obiettivo, quello di decodificare il linguaggio religioso utilizzato dai mafiosi nelle loro funzioni che consentono loro di assoggettare i più, che due ragazzi appena trentenni hanno deciso di scrivere un libro. Il titolo, che strizza l’occhio alla semiotica, “La scomunica della cupola” (Di Carlo Edizioni, 2023), rende subito l’idea dell’importanza di questo volume. Si tratta di un saggio-inchiesta, realizzato da due colleghi giornalisti, Fabio Beretta (vaticanista e capo redattore de ilfaroonline.it) e Damiano Mattana (giornalista de Quotidiano del Sud), in cui viene analizzata la questione mafia-chiesa da un punto di vista storico-antropologico, dall’Unità d’Italia fino alla guerra di mafia degli anni Ottanta, tra riti di affiliazione e silenzio o azione della Chiesa nelle zone del Sud. E poi da un punto di vista contemporaneo, analizzando, tra gli altri, i fenomeni degli inchini al capo mafia di turno da un punto di vista mediatico e dei testi ecclesiastici, fino alla scomunica pronunciata da Papa Francesco. L'obiettivo del testo è dimostrare, nonostante tutto, l’inconciliabilità concettuale, oltre che spirituale, tra Vangelo e operato criminale. Concetto, questo, ribadito anche ieri pomeriggio alla presentazione del volume a Palermo nella suggestiva Sala Almeyda dell’Archivio Storico del Comune di Palermo.
“Nel libro - hanno spiegato gli autori - diciamo che la mafia è anti-Stato ma è anche anti-Chiesa”, hanno esordito gli autori. Questo “è in assoluto il tema centrale”. “Cerchiamo di far capire che c’è quest’antitesi concettuale che non può essere elusa in alcun modo”. “Se conosciamo gli insegnamenti del Vangelo - hanno aggiunto Fabio Beretta e Damiano Mattana - è chiaro immediatamente che c’è un’antitesi tra professare la religione cattolica, che professa l’amore e la misericordia, con l’operato della criminalità organizzata. Capiremmo immediatamente di trovarci di fronte a qualcosa che non può coincidere in alcun senso”.
Per realizzare questa collaborazione editoriale Beretta e Mattana hanno impiegato alcuni anni, nel corso dei quali hanno girato per il sud Italia: Palermo, Foggia (da dove viene uno degli autori), Reggio Calabria. Realtà diverse, ognuna complicata e con migliaia di sfaccettature, toccate con mano. I due hanno raccolto le parole Polizia di Stato, magistrati e preti di frontiera, come don Maurizio Francoforte, parroco che nel quartiere palermitano di Brancaccio ha raccolto l’eredità spirituale di don Pino Puglisi, ucciso da Cosa nostra esattamente trent’anni fa. Ma anche vescovi come mons. Luigi Renna, arcivescovo di Catania, autore della prefazione al testo, e mons. Michele Pennisi, arcivescovo emerito di Monreale.
“Quello che mi ha sempre colpito è il fatto che in ogni quartiere può esserci una risposta dal basso”, hanno detto gli autori. “La Chiesa può fare tantissimo in questi contesti, anche nell’oratorio”. “La Chiesa non lavora solo a livello istituzionale ma anche nelle strade, opera tutti i giorni, si prodiga per assistere alle persone e per insegnare a noi che la misericordia, cioè l’opera di carità, è centrale nella vita di tutti i giorni”.
Il volume, che si srotola in cinque capitoli, si presenta con un linguaggio accessibile grazie allo sforzo compiuto dai due autori nel decodificare i linguaggi tecnici del glossario giudiziario e di quello canonico espresso da addetti ai lavori e sacerdoti intervistati o consultati per la realizzazione dell’opera.
“L’accessibilità del testo e la semplicità del linguaggio - ha spiegato Damiano Mattana - sono essenziali. Perché la lotta alla criminalità organizzata, così come a tutte le forme di prevaricazione sociale riscontrabili nei contesti in cui il senso di emarginazione o difficoltà sociale è più forte, avviene nel quotidiano. Nell’offrire, in particolare ai più giovani, reali prospettive di emancipazione e, insieme, gli strumenti giusti (a cominciare dai luoghi di istruzione) per contribuire alla riedificazione dei propri luoghi di vita quotidiana”.
Della stessa idea è anche l’amico e collega Fabio Beretta. “Riuscire a raccontare in un linguaggio semplice e accessibile a tutti questioni giuridiche ed ecclesiastiche è forse stata la sfida più ardua nella realizzazione di questo volume”, ha raccontato il cronista. “Ma per combatterlo, questo cancro deve essere conosciuto in ogni sua sfaccettatura, anche la più cruenta. Conoscere è il primo passo per vincere questo male che toglie la vita anche quando non uccide”.
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