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L'operazione Perfido dei carabinieri del Ros nell'ottobre 2020 aveva portato all'esecuzione di 19 misure cautelari per associazione mafiosa.

Lo scorso 29 luglio di quest'anno la corte d'assise di Trento ha condannato a vario titolo, per un totale di 76 anni complessivi di carcere, a fronte degli 88 anni chiesti dalla Procura della Repubblica gli otto imputati del filone principale del processo scaturito dall'indagine Perfido.

Gli esiti di tale operazione, scrive la Dia nella sua relazione semestrale (Luglio - Dicembre 2022) ha documentato che "la ‘Ndrangheta si caratterizza per una consolidata articolazione verticistica, con affidamento ad un organismo sovraordinato di compiti di coordinamento delle numerose realtà territoriali, articolate nella zona calabrese in tre mandamenti (Tirrenico, Ionico e Reggino), che a loro volta comprendono gli organismi territoriali delle Locali, ivi comprese quelle impiantate in altre zone d’Italia tra cui la provincia di Trento e quella di Bolzano”.

Il territorio dell'Alto Adige ha "un tessuto economico locale, caratterizzato da una forte propensione verso i settori primario e terziario, ha i suoi punti di forza nel turismo e nel settore agroalimentare e, anche grazie alle politiche economiche e di sostegno adottate dall’Amministrazione provinciale, risulta essere un contesto favorevole agli investimenti e alla produzione. I settori in parola sono caratterizzati da microimprese, che costituiscono oltre il 20% del totale produttivo, con forte incidenza di quelle a conduzione familiare.

L’andamento del quadro economico-produttivo della Regione, nonostante la battuta d’arresto dovuta al periodo pandemico e a seguito dell’attuale situazione economica, del forte aumento dei costi di produzione delle imprese e delle elevate pressioni inflazionistiche, risulterebbe comunque in pieno recupero dei livelli pre-pandemici. La posizione geografica strategica, snodo centrale e nevralgico per il transito in ingresso e in uscita dall’Europa centrale di merci e persone, insieme a – come già documentato - un tessuto economico vivace e aperto a investimenti68 nel settore primario così come nei servizi, rendono la Regione particolarmente sensibile ai tentativi di aggressione da parte di formazioni criminali".

Nella relazione gli analisti hanno riportato che il territorio trentino è stato caratterizzato da fenomeni migratori perlopiù di soggetti "provenienti dalla Calabria e in alcuni casi legati da vincoli parentali, che a decorrere dagli anni ‘70" si sono insediati "in Trentino e, approfittando della connivenza di alcuni esponenti della politica e imprenditoria locale" sono stati "in grado di assumere e mantenere il controllo di attività economiche, segnatamente nell’ambito dell’industria estrattiva del porfido. Si tratta di soggetti che, pur avendo abbandonato i paesi di origine, non hanno mai cessato di mantenere i legami con gli esponenti della criminalità espressione di quei territori, in particolare delle ‘ndrine di riferimento, costituendo di fatto un’estensione dell’associazione ‘ndranghetista calabrese. Analogamente, pregresse evidenze investigative hanno provato la presenza nel territorio anche di appartenenti all’organizzazione criminale campana dei Casalesi dediti, in particolare, a infiltrare il tessuto economico legale mediante il reimpiego di denaro per l’acquisizione di aziende in difficoltà.

Come accennato, la posizione geografica strategica della regione, che la rende snodo nevralgico per gli spostamenti da e per l’Europa, costituisce un fattore che agevola lo stanziamento di formazioni delinquenziali di matrice straniera, dedite prevalentemente, ma non soltanto, al traffico e allo spaccio di stupefacenti. Tali formazioni criminali, oltre che nel traffico e nello spaccio di droga, sono attive nella commissione dei più comuni reati predatori, nel contrabbando di sigarette, nonché nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, spesso finalizzata allo sfruttamento della prostituzione e del lavoro nero. Tra i sodalizi etnici, dei quali è stato rilevato il coinvolgimento nel narcotraffico, documentano maggiore strutturazione quelli albanesi e nigeriani, con questi ultimi che estendono l’operatività anche allo spaccio al dettaglio. Presenti anche gruppi rumeni e maghrebini".

Il tessuto economico della Provincia di Trento
Il tessuto economico della provincia di Trento non è immune a forme di ingerenza da parte delle organizzazioni criminali di tipo mafioso, sebbene perpetrate con modalità di penetrazione sociale e forme di controllo del territorio meno evidenti di quelle che hanno afflitto nel tempo altre realtà della Penisola. Al di fuori delle aree d’origine e in contesti territoriali particolarmente floridi come quello del Trentino, le mafie sono pronte a cogliere sempre nuove opportunità di business utili a riciclare e reinvestire i loro capitali illeciti. Le "risultanze investigative del recente passato che hanno documentato l’esistenza nella provincia di un locale di ‘Ndrangheta, espressione della cosca reggina Serraino, inseritasi nel tessuto economico legale grazie anche a consolidati rapporti con locali imprenditori e amministratori pubblici. Tale modus operandi trova anche conferma dagli esiti dell’indagine 'Black Fog', conclusa lo scorso semestre, che ha consentito di individuare 2 professionisti trentini considerati 'teste di legno' di alcune società di fatto amministrate da un soggetto ritenuto 'vicino' alla famiglia reggina Iamonte".

"In considerazione della particolare posizione geografica, zona di transito dei flussi di persone e mezzi verso il nord Europa, il territorio della provincia - si legge - ben si presta al traffico di stupefacenti, che ancora oggi, rappresenta uno dei principali business criminali. Gli illeciti affari sono spesso gestiti da organizzazioni criminali di origine balcanica, africana e da gruppi di italiani come confermato, nel periodo di riferimento, dagli esiti dell’indagine 'Aquila Bianca' conclusa il 28 settembre 2022 dai Carabinieri di Trento".

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