Si arricchisce di un nuovo capitolo il caso sollevato per primo da PalermoToday sulla possibile occupazione abusiva di un bene confiscato alla mafia da parte della testimone di giustizia, Valeria Grasso in via Dominici a San Lorenzo. Nonostante sull'immobile penda un'ordinanza di sgombero che risale addirittura al 2014, e un sollecito a febbraio scorso, all'interno continua ad essersi una palestra e il quotidiano on line ha posto diverse domande all'Agenzia dei beni confiscati sulla vicenda.
Adesso però sono giunti anche degli esposti presentati dall’imprenditore Domenico D’Agati alla Procura di Palermo e alla Corte dei conti.
L’azienda di cui D’Agati è responsabile tecnico, la Sadi srl, lo scorso anno ha effettuato dei lavori di ristrutturazione per permettere all’immobile occupato dalla Grasso di accogliere le attrezzature sportive sfrattate da un’altra palestra e pignorate per un debito accumulato con un'altra proprietà.
Dopo aver incassato solo un terzo di quanto preventivato, l’imprenditore edile - anche lui in passato collaboratore di giustizia - aveva provato a recuperare il credito ottenendo un decreto ingiuntivo dal tribunale (successivamente impugnato nell’ultimo giorno utile).
Di quei lavori era stata informata anche l’Agenzia nazionale dei beni confiscati che gestisce questo ed altri beni requisiti a Cosa nostra, ma la risposta giunta (ottenuta faticosamente dopo i primi dinieghi) era apparsa allarmante: "Non esiste alcun provvedimento di assegnazione dell’immobile né di autorizzazione per la sua ristrutturazione". Tradotto: l’immobile è occupato abusivamente.
D'Agati vuole capire fino in fondo, non solo per la questione del credito vantato, ma anche perché in ballo c'è la credibilità dell'agenzia e di valori come la legalità.
Con l’esposto D’Agati chiede che venga accertato l’iter di assegnazione, chi ha posseduto l’immobile dal 2014 e quali attività vi si sono svolte. “Considerato – conclude nel documento presentato in Procura - che nonostante tale dichiarazione e l’intimazione di rilascio del 23.2.2023, ad oggi l’Associazione continua ad essere in possesso dell’immobile, verosimilmente senza pagare alcunché voglia l’eccellentissima Procura accertare se sia da ravvisarsi una responsabilità di natura amministrativa in capo all’ANBSC”.
"Un normale cittadino, che impronta la propria vita sul rispetto della legalità e crede che tutte le istituzioni (ma in special modo l’Agenzia) ne debbano essere garanti, - prosegue - non comprende come un soggetto destinatario di un’ordinanza di sgombero possa continuare a possedere un immobile confiscato alla mafia. Ci si chiede, altresì, come mai l’Agenzia non provveda allo sgombero coatto e cosa sia accaduto a tale immobile tra aprile 2014, data di notifica dell'ordinanza di sgombero, e febbraio 2022, dopo l'ultima diffida sullo sgombero", scrive nell’atto. "Ci si chiede - conclude - cosa sarebbe successo se la Sadi srl non avesse chiesto lumi sullo stato dell’immobile a gennaio scorso".
Gli aspetti di natura contabile e pecuniaria sono invece oggetto dell'esposto presentato alla Corte dei Conti: "Considerato che la legale rappresentante Valeria Grasso ha espressamente dichiarato di non aver mai pagato i canoni perché nessuno glieli avrebbe richiesti e considerato che nonostante tale dichiarazione e l’intimazione di rilascio ad oggi l’Associazione continua ad essere in possesso dell’immobile, verosimilmente senza pagare alcunché, voglia l’eccellentissima procura accertare se sia da ravvisarsi una responsabilità di natura amministrativa in capo all’Agenzia nazionale beni sequestrati e confiscati".
Foto © Paolo Bassani
Occupazione abusiva di un bene confiscato? Presentato un esposto in Procura sul "caso Grasso"
- Dettagli
- AMDuemila