Un intrigo internazionale sospeso tra il silenzio del Vaticano e le speranze di una Commissione d'inchiesta che non arriva mai
Italia che vai, mistero che trovi. Tra questi, anche il noto caso di Emanuela Orlandi, la ragazza appena quindicenne scomparsa il 22 giugno del 1983 all’uscita di una scuola di musica del centro di Roma. Figlia di Maria Pezzano ed Ercole Orlandi, commesso della Prefettura della casa pontificia, la quindicenne scompare pochi giorni dopo Mirella Gregori, la studentessa, figlia di due titolari di un bar del centro romano, di cui si perdono le tracce il 7 maggio dello stesso anno. I due casi vengono collegati quasi subito e, altrettanto rapidamente, assumono le sembianze di un vero e proprio intrigo internazionale, degno di una spy story. Difatti, gli elementi ci sono tutti, a partire dal Vaticano che viene travolto anche grazie alle parole di Ali Agca, il terrorista turco e attentatore di Papa Giovanni Paolo II. Lo stesso che ha commentato la scomparsa di Orlandi e Gregori come “una stessa cosa”. Ma il caso diventa ancora più complesso quando agli appelli del Papa per le due ragazze scomparse, si aggiungono numerose dichiarazioni che segnalano la presenza della Orlandi in diverse località, dichiarazioni che si rivelano tutte senza fondamento. Tuttavia, alcune testimonianze sembrano essere più consistenti; così, 40 anni di indagini si alternano tra poche speranze e parecchie delusioni. Infatti, dopo la chiusura dell’inchiesta avvenuta nel ‘97, la vicenda torna alla ribalta con le dichiarazioni di Sabrina Minardi, la compagna del capo della Banda della Magliana, Enrico De Pedis. Ucciso il 2 febbraio del 1990 in via del Pellegrino, a due passi da Campo de’ Fiori, De Pedis è stato sepolto con tutti i suoi misteri; tra questi, oltre al caso Orlandi, anche il crack del Banco Ambrosiano. Come per il resto della sua vita, anche il luogo di sepoltura di De Pedis sembra essere avvolto di misteri. La salma del boss romano, inizialmente tumulata nel Cimitero del Verano, viene trasferita all’interno della basilica di Sant'Apollinare, a Roma, un luogo di culto storicamente rilevante che, oltre ad essere inappropriato per la sepoltura di un boss mafioso, si trova a pochi passi dalla scuola di musica frequentata dalla figlia del commesso pontificio scomparsa e mai ritrovata: circostanza che avrebbe alimentato non pochi sospetti. Tornando alla Minardi, la compagna del boss della Magliana, nel giugno del 2008 ha dichiarato che la Orlandi sarebbe stata uccisa dopo un periodo di prigionia all’interno dei sotterranei di un palazzo vicino all’ospedale San Camillo. Tuttavia, anche attraverso la pista fornita dalla Minardi, non sono emerse prove concrete e capaci di risolvere un mistero che dura ormai da quarant’anni. Inconcludenti anche le analisi effettuate sulle ossa rinvenute all’interno della cripta di Sant'Apollinare, a Roma, dov’è stato sepolto De Pedis. Ma il caso Orlandi viene segnato da un’altra vicenda analoga avvenuta nel 2018, quando il Vaticano ha disposto le analisi su alcune ossa ritrovate durante dei lavori nella sede della Nunziatura Vaticana di via Po a Roma. Anche in questo caso, non sono stati rilevati legami con Emanuela Orlandi oppure con Mirella Gregori. L’anno successivo, nel 2019, si torna a scavare. Questa volta, l’ispezione è stata effettuata all’interno del Cimitero Teutonico presente all’interno della Città del Vaticano, ma al loro interno non sono stati rinvenuti resti umani.
I misteri dietro la telefonata del signor 158
Oggi, i misteri sul caso Orlandi, oltre a non essere mai stati risolti, con ogni probabilità, sono anche aumentati, forse anche con l’aggiunta di qualche ricatto. Almeno, questo è quanto si potrebbe desumere dalla famosa telefonata del signor 158 fatta poche settimane dopo la scomparsa della Orlandi. L’uomo misterioso che, al telefono con la Santa Sede, non usa il suo nome ma si fa riconoscere, appunto, con la cifra 158 e chiede del Cardinale Agostino Casaroli, il prelato più alto in grado dopo Papa Giovanni Paolo II. La telefonata, di cui purtroppo si conoscono solo 3 minuti, è stata resa nota da un anonimo 10 anni fa. L’ex magistrato Giancarlo Capaldo, che si è occupato del caso Orlandi per molto tempo, durante una recente ospitata al programma di La7, Atlantide, il programma presentato dal giornalista Andrea Purgatori, ha detto: “Questa telefonata, dopo tutti questi anni, dimostra con forza quello che è stato sempre sostenuto: la scarsa collaborazione del Vaticano alle indagini della magistratura italiana sul caso Orlandi. Il meccanismo della telefonata con il ‘numero’ e la sparizione del contenuto della telefonata dimostrano la trattativa portata avanti dal Vaticano”.
Questa Commissione d’inchiesta non s'ha da fare
Per questo motivo, sono moltissime le speranze che oggi vengono riposte in seno alla Commissione parlamentare, proposta e mai iniziata a causa dei numerosi rinvii. Pochi giorni fa - ha reso noto “Il Fatto Quotidiano” - il senatore di Fratelli d’Italia Andrea Priamo ha chiesto un altro rinvio ritardando ulteriormente l’inizio della Commissione d’inchiesta. Il primo che ha commentato l’ennesimo ritardo è stato il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, che da anni, con instancabile tenacia, cerca di scoprire la verità insieme al suo legale, l’avvocato Laura Sgrò. Dalla sua pagina Facebook, il fratello della Orlandi ha commentato: “L’imbarazzante situazione al Senato prosegue. Evidentemente il diktat del Vaticano il 6 giugno, nell’audizione di Diddi al Senato, ha avuto il suo effetto. Preferisco non aggiungere commenti”. E ancora: “Questo ritardo del Senato mi preoccupa - ha ribadito Orlandi ai microfoni del Fatto -. Ci sono stati vari tentativi di stoppare questa commissione di inchiesta su Emanuela e non riesco a capirne il motivo.” - prosegue - “Alcuni deputati hanno fatto dichiarazioni imbarazzanti per non parlare dei giornalisti che hanno fatto addirittura degli appelli ai senatori per cassare questa inutile commissione. Avevo sentito la vicinanza da parte delle istituzioni. Fontana - ha ricordato Orlandi - mi telefonò a casa dopo il voto unanime favorevole della Camera, era contento. Da parte del Governo fu anche fatta una nota stampa di totale appoggio a questa Commissione, ora mi chiedo perché al Senato ci siano senatori che si oppongono al voto favorevole di deputati della stessa forza politica”.
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