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melillo comm antimafia video

Il procuratore nazionale antimafia audito in commissione

"Vorrei che fosse chiaro che si tratta di accrescere insieme garanzie ed efficienza ed effettività della giurisdizione perché vi è bisogno dell'una e dell'altra cosa. Senza alcun arretramento sul versante del ricorso alle intercettazioni. Personalmente non conosco intercettazioni inutili perché le intercettazioni sono disposte da un giudice con un provvedimento motivato per reati gravi. Personalmente non riesco a immaginare spostamenti di risorse da un versante investigativo ad un altro". Sono state queste le parole del procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, sentito in commissione parlamentare antimafia. Di fatto si è trattato di una bocciatura piena del Nordio – pensiero in merito alle intercettazioni: il ministro della giustizia infatti non manca occasione di ribadire che le intercettazioni sono tanto costose quanto infruttifere. “I mafiosi non parlano al telefono”, aveva detto in più occasioni; “le intercettazioni costano 200 milioni di euro" all’anno, tralasciando il fatto che la corruzione ne costa 237 miliardi.
"Da un lato - ha detto Melillo - sono assolutamente pronto a riconoscere che l'azione dell'antimafia deve fare i conti con le esigenze di rapidità dell'attuazione del Pnrr: sono esigenze alla base di interventi normativi che appartengono alla responsabilità del legislatore e che per quanto riducano gli spazi dell'azione di prevenzione non possono non essere condivise. Ma non è possibile pensare che l'azione di prevenzione possa avere effetti paralizzanti sul Paese, io non credo alla possibilità di una macchina dei controlli lenta e farraginosa. Chiunque riceve soldi dallo Stato dovrebbe avere il dovere di rendicontazione. L'impresa che accede a finanziamenti pubblici perché non deve utilizzare strumenti che consentano la tracciabilità dei flussi finanziari?". "C'è grande preoccupazione - ha ammesso Melillo - il rischio di spoliazione di risorse destinate a garantire la crescita del Paese è grande, anche perché tutto ciò rischia di essere un fattore di trasformazione delle stesse organizzazioni criminali: basti pensare a che cosa significò per la camorra mettere le mani sui fondi destinati alla ricostruzione del terremoto in Irpinia". Per Melillo, tra l'altro, "non si tratta di un problema solo italiano, tutto si svolge sotto gli occhi dell'Unione europea ed un eventuale, parziale fallimento del nostro apparato di prevenzione e dello stesso sistema giudiziario potrebbe avere amarissimi prezzi per la credibilità del Paese".

La revisione delle forze di polizia
"C'è bisogno di una profonda riorganizzazione delle forze di polizia, della stessa organizzazione giudiziaria. Il problema forse vale pure per gli apparati di intelligence. Il primo problema è che le tecnologie che vengono utilizzate a fini investigativi sono tecnologie private e chi le utilizza si trova in una situazione di subalternità cognitiva e culturale rispetto agli algoritmi che le regolano. Da questo punto di vista è necessaria una riflessione profonda". "Le nostre forze di polizia sono considerate unanimemente il meglio nel confronto con gli altri sistemi eppure sono ai margini di alcuni circuiti di cooperazione perché quando si tratta di accedere a piattaforme criptofoniche non hanno il know-how necessario per sedersi ad alcuni tavoli e questo pone la necessità urgente di apprestare una nozione legale di accesso live ai sistemi cibernetici che comporta una trasformazione del nostro modo di lavorare". Questa esigenza è dettata anche da un profondo cambiamento nel mondo della criminalità organizzata: "Siamo di fronte a una realtà nuova - ha aggiunto - un sistema bancario parallelo che si sviluppa attraverso il Sud America, il Medio Oriente, la Turchia, il Pakistan e la Cina, senza cui il narcotraffico nelle attuali forme non sarebbe possibile. Questo potente sistema finanziario parallelo consente di superare ogni sorta di controllo: su questo tema la nostra attenzione è grande e stiamo sviluppando una significativa collaborazione sul piano internazionale". Sul piano internazionale, ha ricordato il procuratore antimafia, vi è in corso il conflitto in Ucraina: esso è "destinato a fungere da moltiplicatore di queste reti criminali. È evidente che quel teatro di guerra oggi è anche teatro di sperimentazione di nuove tecnologie aggressive che presto entreranno nella scena".

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