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L'Hotel Sigonella Inn è una bellissima struttura ricettiva immersa nel verde della campagna catanese a un tiro di schioppo dal villaggio della NATO. Ma il Sigonella Inn è soprattutto un bene in confisca definitiva per infiltrazioni mafiose dal 2016. Una Storia che così assomiglierebbe, purtroppo, a tante altre in Sicilia. Ma questa storia in realtà è diversa, infatti dalle ceneri della mala gestione di questo gioiello nel novembre del 2021 nasce, per iniziativa di 12 dei 18 dipendenti totali della struttura, la “Sigonella Inn Società Cooperativa Per Azioni” che ne chiede l’affidamento all’Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati (ANBSC). Da simbolo della mafia degli affari, diventando patrimonio dello Stato, fino a simbolo del riscatto di un gruppo di lavoratori orgogliosi e tenaci e che vogliono diventare protagonisti di un storia “rivoluzionaria” per certi versi. Di esempi ed esperienze simili in Sicilia ce ne sono già state ma quella del Sigonella Inn rappresenta un unicum ad oggi: è la prima, ma speriamo non l’ultima, che riguarda un grande albergo.

Giuseppe Celeste, addetto al ricevimento del Sigonella, è uno dei promotori dell’iniziativa e Presidente della cooperativa.

Ricordo perfettamente quel 16 giugno del 2016, erano le 6 del mattino, quando arrivarono numerose pattuglie di Carabinieri che ci dissero che dovevamo abbandonare la struttura perché veniva sequestrata. 28 lavoratori, quindi 28 famiglie che dall’oggi al domani si ritrovarono senza lavoro: fu chiaramente uno shock per tutti! Passarono 6 mesi e gli amministratori nominati dall’Agenzia decisero di riassumere parte dei lavoratori.Dal 2017 ad oggi dunque siamo gestiti da loro.

Nel 2021 questi 12 lavoratori, supportati dalla Filcams Cgil di Catania, decidono quindi di dare vita a quello che sembrerebbe un sogno ma che loro con grande orgoglio trasformano in realtà: una cooperativa che potesse gestire in proprio il bene.

Davide Foti, Segr. Gen. FILCAMS CGIL di Catania.

Quando venimmo a conoscenza della storia dei questo gruppo di lavoratori ci domandammo subito perché avessero perso del tempo a intraprendere la strada della richiesta dell’affidamento del bene, semplicemente perché ci sembrava la cosa più naturale, sicuramente in salita e difficile da portare avanti, ma a quel punto cosa avevano da perdere? Noi li abbiamo supportati ed incoraggiati, continuiamo a sostenerli chiaramente, la strada purtroppo è ancora lunga ma forse all’orizzonte, oggi, e nonostante i mille intoppi burocratici, se ne intravede il traguardo.

La cooperativa ha sicuramente rafforzato il gruppo e la solidarietà tra queste donne e questi uomini nonostante i tempi di attesa lunghissimi ma come aggiunge Giuseppe Celeste “...proprio il gruppo ci ha dato la forza per andare avanti, la consapevolezza che eravamo uniti in un unico desiderio e che potevamo raccontarla da protagonisti questa storia...”.

Oggi quello che si attende per mettere fine all’iter burocratico e all’inizio della nuova avventura è semplicemente il via libera da parte dell’Agenzia. Non possiamo che sperare che questo avvenga quanto prima perché questa storia ci insegna tanto e lo insegna anche chi verrà a conoscenza di questo progetto, che non è soltanto un progetto di vita per queste persone ma è anche qualcosa di più: è un modo, il migliore dei modi forse, per far capire che il potere mafioso si contrasta con il lavoro pulito, legale, che il lavoro vero è esercizio democratico e che rappresenta il migliore degli argini alla logica predatoria criminale. Ragazzi, non mollate!

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