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Le "autorità inglesi del Crown Prosecution Service (CPS) dovranno dichiarare, entro il 23 giugno, se possiedono informazioni su perché, come e quando la documentazione", cioè documenti chiave del caso Julian Assange, "è stata distrutta e se le possiedono, dovranno fornircele o comunicarci in base a quali leggi ci vengono negate".
Così la giornalista investigativa Stefania Maurizi (è l’unica ad aver indagato su tutti i documenti segreti di WikiLeaks) ha scritto sul 'Fatto Quotidiano' specificando che l’ordine di chiarimento "è stato emesso dal giudice O’Connor del First-tier Tribunal di Londra, a cui abbiamo fatto appello, rappresentati dall’avvocata specialista di Foia (Freedom of Information Act), Estelle Dehon, dello studio legale londinese Cornerstone Barristers".
Con questa sentenza il giudice O’Connor ha dato delle possibilità ma ha anche negato l’accesso alla corrispondenza tra le autorità inglesi e quelle americane, svedesi ed ecuadoriane, che Stefania Maurizi e i suoi collaboratori cercano di ottenere dal 2015.
"Fin dal 2015 ci battiamo nel Regno Unito, Stati Uniti, Svezia, Australia per accedere a tutti i documenti del caso Assange e WikiLeaks: quattro governi ce li negano", ha ribattuto la giornalista. "Ma le poche centinaia di pagine da noi ottenute finora, hanno permesso di rivelare informazioni molto importanti, tipo il ruolo del CPS nel contribuire a creare la paralisi legale e diplomatica che ha tenuto Assange detenuto arbitrariamente per quasi un decennio, a causa del fatto che i magistrati svedesi rifiutavano di andare a interrogarlo a Londra, in merito alle accuse di stupro in Svezia. Il caso svedese è ormai chiuso – senza che il fondatore di WikiLeaks sia mai stato rinviato a giudizio – ma il Crown Prosecution Service rimane l’autorità pubblica inglese con un ruolo cruciale, visto che, nell’attuale richiesta di estradizione degli Stati Uniti, le autorità Usa agiscono proprio attraverso il CPS".

Fonte: ilfattoquotidiano.it

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