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Lo storico avvocato dei familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili intervistato da 'Il Tirreno'

Danilo Ammannato, storico avvocato dei familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili, è in attesa di conoscere le motivazioni della sentenza con cui la Cassazione ha scagionato dalla Trattativa Stato-Mafia gli ex vertici del Ros Mori, Subranni e De Donno, nonché il fondatore di Forza Italia, Dell'Utri. Tuttavia è convinto che "la verità storica ha criteri diversi dalle strettoie del diritto penale. Non sarà stato ravvisato il reato di minaccia ad un corpo politico dello Stato, ma la Trattativa c'è stata. È un fatto. Ci sono le altre sentenze a provarlo" ha detto il legale in un'intervista a 'Il Tirreno'.

"Il 15 gennaio 1993 venne catturato Riina. E la mancata perquisizione del covo diede la certezza ai corleonesi che la Trattativa era in corso e bisognava riprendere le stragi per farla riprendere. Ma nell'aprile 1993 c'è un altro fatto: Mani Pulite. Le istituzioni sono debolissime. Ci sono le monetine all'hotel Raphael, si sciolgono i partiti. È il contesto in cui si decidono le stragi politico-eversive: cinque nel '93, lo stadio Olimpico nel '94. Si colpisce Firenze, capitale della cultura, Roma, capitale politica, e Milano, capitale economica. Non è un caso. Sono obiettivi precisi. Con gli Uffizi, come disse Chelazzi, il danno era trans nazionale: si colpisce l'arte, la cultura, l'umanità. Bisogna capire questo".

Ma mentre esplodono le bombe del 1992 "il Ros che va a dialogare con Ciancimino e quindi con Riina. Cosa Nostra capisce che le stragi pagano. E quei dialoghi - ha detto - rappresentano un grandissimo incoraggiamento alla strategia stragista. Le tre sentenze di Cassazione, confermando l'impianto del pm Chelazzi, stabiliscono che nel '93 si è davanti a stragi compiute con finalità di eversione dell'ordine democratico. Ripeto: deve essere chiaro. Dopo le stragi del 1992, la mafia aprì un nuovo capitolo".

Un capitolo scritto con il sangue delle vittime delle stragi in continente a Roma, Firenze e Milano: "Nell'estate del 92 Paolo Bellini (condannato nel 2022 in primo grado all'ergastolo per la strage di Bologna, ndr) va in Sicilia secondo noi mandato dai servizi. Parla con Gioè. Dice La Barbera in dibattimento che fu Bellini a suggerire di non ammazzare le persone, che possono essere sostituite, ma di colpire il patrimonio artistico in modo che lo Stato sia costretto a cedere".

A quel punto la mafia cerca di un nuovo referente: "Lo dice il pentito Spatuzza, quando racconta che Graviano disse che con Berlusconi e Dell'Utri c'avevano il Paese nelle mani. Dice quello del Biscione...Quella dichiarazione è un fatto. Graviano è colui che dà a Spatuzza il via libera per la strage all'Olimpico: sarebbe stata tremenda, avrebbe ucciso cento carabinieri. Il colpo di grazia ai vecchi partiti per aiutare il nuovo referente politico ad affermarsi".

"In pratica è la vecchia strategia di Riina - ha ricostruito il legale Ammannato - A distanza di 30 anni sappiamo cosa vuol dire che bisognava fare la guerra per fare la pace. La pace era con il nuovo partito. Secondo me, se manca una prova penale, si possono riaprire le indagini, come successo con Berlusconi e Dell'Utri e come potrebbe succedere con Bellini. I fatti sono accertati in pubblici dibattimenti. I criteri penali penali sentenze sono poi differenti rispetto alla verità storico - giornalistica, che comunque deve essere raccontata".

Ormai, ha detto l'avvocato, "i mandanti a volto coperto, come diceva Pier Luigi Vigna, ormai hanno il volto scoperto. Bisogna capire se c'è una prova penale dimostrata in un dibattimento con contraddittorio nel rispetto delle garanzie costituzionali. L'associazione a Firenze ha presenziato negli anni a tre dibattimenti. Con due gradi a Palermo sul processo Trattativa, ha seguito in tutto 630 udienze. Le tre sentenze di Firenze sono state confermate in Cassazione, con 18 ergastoli. La prima sentenza è del 6 giugno 1998, pochi anni dopo la strage. È un grande merito della magistratura fiorentina. In totale, 74 giudici penali hanno confermato che la trattativa fra Ros, Ciancimino e Riina, nel giugno '92 c'è stata".

La mafia nonostante la cattura di Matteo Messina Denaro è "ancora viva e forte. È tornata al pizzo, agli appalti, alla droga. Non è più stragista ma è molto forte. L'arresto di Messina Denaro, sebbene sia una vittoria dello Stato, induce a non cantare vittoria. La mafia va combattuta ovunque, a scuola, con la cultura della legalità. Per questo il nostro motto è 'Mai più stragi, mai più trattative'".

La cattura di Messina Denaro cambia qualcosa?

"Siamo felici che lo abbiano catturato. Era uno dei nostri tre obiettivi insieme a non abolire il 41 bis e l'ergastolo ostativo. L'arresto è positivo, ma il dopo, quando dichiara di essere agricoltore apolide, è una manifestazione di potenza e un messaggio ai suoi. Anche perché il suo patrimonio immenso non è stato trovato né intaccato. Ricordiamoci l'insegnamento di Falcone e Buscetta. Senza le confische per la mafia del futuro ci sono patrimoni immensi da lasciare agli eredi. Non si è pentito Badalamenti, non lo ha fatto Calò, non lo fa Giuseppe Graviano. Nessuno di questi patrimoni è stato sequestrato. L'ultimo pentito dal 2008 è Spatuzza".

Fonte: Il Tirreno

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