Una quarantina di cartelle, tutte con una intestazione: "rapporto di zone di sbanco clandestino", contenti schede compilate tra la metà del 1983 e il 1984.
È il carteggio dell'organizzazione Gladio/Stay Behind - nata negli anni '50 su impulso della Cia e della Nato sulla falsa riga dei Werewolf nazisti - dedicato a determinate aree della Sicilia, destinate ad essere zone di sbarco e punti di intervento logistico.
In tutto la cartina mostra una quarantina di punti per operazioni clandestine concentrati soprattutto nella zona tra Palermo e Trapani.
I documenti sono stati visitati da TPI (articolo a firma di Andrea Palladino) e sono stati depositati all'Archivio di Stato con la direttiva Draghi del 2 agosto 2021, che ha declassificato i dossier su Gladio e sulla Loggia massonica P2.
L'ex magistrato Carlo Palermo aveva già mostrato le zone di sbarco clandestine in due video dedicati alla sua rubrica 'L'Altra Storia D'Italia' ed è dalle sue riflessioni che emerge una domanda cruciale: come può un sistema logistico come quello essere di aiuto contro una invasione da parte dell'Unione Sovietica?
Seguendo gli atti Carlo Palermo ha rivelato che lo scopo delle operazioni coperte svolte da Gladio, non erano in funzione anti-sovietica, ma contro soggetti che avrebbero potuto scoprirne l'esistenza: anziché lottare contro “la Russia o il comunismo se la sono presa contro i magistrati”.
Da qui l'attuazione di alcune attività stragiste realmente poste in essere in Sicilia negli anni '80/'90 e sino ad ora definite 'mafiose'.
D'altronde “in Sicilia il controllo territoriale non è della mafia ma degli Usa e della Cia” aveva detto l'ex magistrato.
Non a caso una delle "zone clandestine" è segnalata vicino al luogo della strage di Pizzolungo: luogo in cui il 2 aprile 1985 morirono una donna, Barbara Rizzo, e i suoi figli di sei anni, Salvatore e Giuseppe Asta.
Lo stemma dell'organizzazione Gladio
Come mandanti sono stati condannati Salvatore Riina e Giuseppe Virga, come esecutori, tra gli altri, Baldassare di Maggio e Antonio Madonia.
La zona di Trapani è stata attentamente studiata da Gladio alla fine del 1983: TPI scrive di quattro fotografie aeree, cinque pagine di dati e una mappa dell'istituto geografico militare che compongono un dossier, compilato il 3 ottobre 1983 dall'agente "Antonio". L'area di sbarco indicata è adiacente la Stele virgiliana, lungo la strada che porta verso Trapani, sotto il monte Erice, a pochi metri dalla curva all'altezza di via Ercole, luogo della strage.
È risaputo che Trapani non è mai stata una semplice provincia della Sicilia: infatti il Sismi aveva creato il centro Scorpione, affidato a Vincenzo Li Causi, l'agente originario di Partinico che verrà ucciso in Somalia nel 1993, poco prima di tornare in Italia per essere interrogato dai magistrati proprio in merito alla struttura di Gladio.
Altro particolare è contenuto nelle parole dello stesso Paolo Borsellino, audito in commissione antimafia: "Mi sono chiesto perché mai Provenzano Bernardo e Riina Salvatore, capi riconosciuti di Cosa Nostra, hanno l'uno parenti qui e l'altro grosse proprietà terriere a Castelvetrano", feudo di Francesco "Ciccio" Messina Denaro prima e dell'ex superlatitante di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro dopo.
E poi ancora: le stragi del 1993.
Nel giugno del 1993, anno in cui Cosa Nostra porterà le stragi in continente, un poliziotto del commissariato di Alcamo, Antonio Federico, era stato avvicinato da una fonte che gli aveva indicato alcune situazioni da monitorare.
Durante alcuni appostamenti aveva scoperto una cella con armi e una cassa di esplosivo (che sparirà prima della perquisizione formale): una sorta di bunker in cui aveva dichiarato di aver visto attrezzatura elettronica sofisticata (svanita anch'essa nel nulla). Lo stesso agente troverà poi una foto di una donna durante la perquisizione avvenuta ad Alcamo. L'agente avrebbe segnalato una somiglianza tra la foto trovata in quel luogo con l’identikit numero 14 elaborato dopo la strage di via Palestro.
Inoltre una notte appostato nel luogo indicato dalla fonte, Federico aveva visto calarsi da un viadotto un gruppo di uomini armati che avevano portato della casse su delle automobili, per poi allontanarsi verso il mare.
La zona è quella di Balestrate, agro di Alcamo, un'altra "zona di sbarco clandestina".
ARTICOLI CORRELATI
Stragi mafiose del '93, perquisita una donna per l'attentato di Milano
Carlo Palermo: ''In Sicilia controllo territoriale non della mafia ma di Usa e Cia''