È stato “un processo che ha visto protagonista l’Avv. Antonio Ingroia in qualità di convenuto, a seguito della richiesta da parte della Fininvest - nota azienda della famiglia Berlusconi - di risarcimento danni per una presunta diffamazione nel libro intervista “Io so” pubblicato nel 2012 quando l’Avv. Ingroia si era soffermato sui fatti emersi nel processo Dell’Utri circa le zone d’ombra e le opacità nelle origini delle fortune economiche di Silvio Berlusconi”.
“Ebbene, a Palermo, il Tribunale Civile prima, ed ora la Corte d’Appello, hanno riconosciuto che aveva ragione l’Avv. Ingroia e torto la Fininvest. I Giudici hanno affermato che l’allora PM Ingroia aveva solo riferito in modo obiettivo gli elementi emersi in quel processo e nel libro si esprimevano giudizi ritenuti dai Giudici di Palermo ricompresi nel diritto di critica e quindi non censurabili come diffamazione”.
La notizia è stata riportata in un post su Facebook dello 'Studio Legale Avv. Antonio Ingroia'.
Per tali motivi - si legge - sia nel primo che nel secondo grado, la Fininvest si è vista rigettare la richiesta di risarcimento danni ed è stata invece condannata al pagamento delle spese processuali proprio all’avv. Ingroia che si è costituito in giudizio personalmente. Ancora una volta possiamo dire : Giustizia è fatta! E la Verità alla fine prevale sempre!"
L'accusa
Nel maggio 2013 Marian Berlusconi, presidente di Fininvest querelò per diffamazione Ingroia per le dichiarazioni del magistrato sulla società: “Questo signore si permette di descrivere la Fininvest come una società che ha riciclato capitali mafiosi. Abbiamo sempre rispettato nel modo più totale le regole”.
Nel suo libro “Io So” Ingroia sui capitali Fininvest e sulle presunte opacità di alcuni flussi finanziari ripercorre le tappe delle dichiarazioni dei pentiti in merito, fino alle indagini e alla relazione del perito di Bankitalia Francesco Giuffrida, che ricevette dai pm l’incarico di studiare la provenienza dei fondi della Fininvest, sotto il profilo di un’eventuale ipotesi di riciclaggio.
Ingroia nel libro definisce anomala quella vicenda e conclude "oggi, non solo da magistrato, ma da cittadino italiano, mi rammarico che quelle anomalie non siano state sgombrate dai dubbi, e che non ci sia stata la possibilità di fare una seconda consulenza. Mi rammarico infine, che non sia stato possibile interrogare il presidente Berlusconi, che si avvalse della facoltà di non rispondere, sulle opacità legate all’origine dei suoi capitali".
Fonte: facebook.com
Foto © Imagoeconomica
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