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Lo scrittore e saggista spagnolo Javier Marías, scomparso poco meno di un anno fa, scriveva: “Solo se sei capace di immaginare sai raccontare storie.”
Ma qui, in questa storia, nella vicenda della “sanitopoli” made in catania , di immaginazione ne serve davvero poca per cercare di ricostruire l’intricato groviglio di interessi, raccomandazioni e illeciti a vario livello che la compongono. Quel che serve, piuttosto, è la capacità di leggere i fatti, o meglio, andare oltre i fatti che, nello specifico, non hanno grandissimo profilo penale – e questo è un dato- ma raccontano molto però di una peculiarità (criminogena) tutta catanese: quella di fare rete, diventare sistema. Un metodo, anzi una prassi, più che consolidata nel capoluogo etneo, raffinatissima in alcuni settori, come per esempio quello edile, un po’ meno articolata ma sempre efficacissima come in quello, appunto, della sanità. Un metodo che differenzia totalmente le azioni criminali di Catania da quelle di Palermo, quasi antropologicamente: a Palermo s’imponeva e si impone con la forza, si fa pesare il proprio spessore e la propria capacità criminale, a Catania il “sistema” ti porta a sé stringendoti in una morsa da cui non c’è via di scampo. Percorsi diversi stesso risultato.
13 le persone indagate e  4 arrestati al momento. Una inchiesta che  riguarda incarichi nell’ambito di progetti finanziati e approvati dall’assessorato alla Salute della Regione Siciliana attribuiti a “predestinati” o a congiunti attraverso bandi predisposti ad hoc ed esami pilotati nel concorso per la nomina a direttore amministrativo dell’Ordine dei medici di Catania.
Per otto degli indagati la Procura ha chiesto l’emissione di una misura interdittiva che sarà decisa dal Gip dopo il loro interrogatorio, fissato per il 5 maggio. Tra loro anche due ex assessori regionali, Ruggero Razza (FdI) e Antonio Scavone (Mpa), indagati per turbata libertà di scelta del contraente per la nomina di due professionisti per altrettanti progetti, e il presidente dell’Ordine dei medici di Catania Ignazio La Mantia, che è accusato di turbata libertà degli incanti per aver favorito un candidato a un concorso a dirigente all’Ordine etneo.
In sintesi, quello che al momento e solo al momento, emerge dalla inchiesta della Procura di Catania, è una vera Parentopoli su presunti casi di corruzione e turbativa nella sanità catanese. Tra i beneficiari degli assegni di ricerca taroccati ci sarebbe la figlia di uno medici arrestati.
Tra gli arrestati, figura centrale è quella del Dirigente medico dell’Arnas Garibaldi, Giuseppe Arcidiacono, fino a qualche settimana fa in ballo per essere uno dei candidati nella carica di sindaco del fronte del centrodestra, cha ha poi ritirato la candidatura per appoggiare quella del candidato Enzo Trantino.
Quale responsabile scientifico del Progetto denominato “Centro Cardio Hub e Spoke – modello di prevenzione e riabilitazione” presentato dall’Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale e di Alta Specializzazione “Garibaldi” di Catania, Arcidiacono avrebbe concordato con Gesualdo Antonio Missale (funzionario amministrativo dell’Ordine dei Medici di Catania) e  con Nunzio Ezio Campagna, vicepresidente dello stesso Ordine,  l’identità dei soggetti che avrebbero dovuto ottenere gli incarichi attribuiti nell’ambito del progetto da lui gestito in cambio dell’assegnazione di incarichi a persone a lui vicine sempre nei progetti PSN citati.
Una delle tantissime intercettazioni restituisce lucidamente, si direbbe da manuale, tutta lo spiazzante semplicità, ai limite del banale, del modus operandi  in questione.
“Paola, l’imbroglio c’è! Non è che non c’è l’imbroglio! L’imbroglio c’è! Perché l’imbroglio c’è… Perché Aldo ha fatto il bando… in base a quello che è il tuo curriculum… Aldo il bando… la selezione…”
Non occorre dunque saper immaginare tanto per raccontare questa storia che, siamo certi, riserverà ancora dei colpi di scena. Chissà dietro quei numerosi omissis, circa 200, quanti tentativi di piegare il sistema legale ai propri interessi: al momento soltanto chi ha letto integralmente gli atti può saperlo! Insomma, restiamo in attesa di capire davvero cosa ribolle sotto il calderone del buon vecchio vulcano.  

Foto d'archivio © Imagoeconomica

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