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Nonostante la pioggia tremila in corteo

“La conoscenza coltiva la memoria e i diritti”. Era questo il titolo scelto quest'anno dalla Cgil Palermo assieme alla Flc Cgl, la categoria di scuola, università e Afam e ricerca per celebrare il 76° anniversario della strage. La "prima strage di Stato".
In quel giorno alcuni individui, appostati sui roccioni del monte Pelavet, aprirono il fuoco sulla folla di contadini, donne e bambini riuniti per la festa dei lavoratori. Furono uccise undici persone e i feriti risultarono essere ventisette.
Questa almeno la versione “ufficiale”. Il processo di Viterbo prima e quello svoltosi presso la Corte d'Appello di Roma dopo, confermarono la posizione assunta dal ministro degli Interni, Mario Scelba: l’unico e solo responsabile della strage era il “re di Montelepre”, Salvatore Giuliano.


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La verità, come molte altre stragi e delitti, ad oggi non è affatto completa. Troppi i misteri ed i segreti.
Di sicuro, come diceva il libro di "Memoria e Futuro", c'è solo la strage. 
A perdere la vita uomini, donne e giovani vite come Vincenza La Fata (8 anni) o Giovanni Grifò (12 anni). Poi ancora Filippo Di Salvo (48 anni), Margherita Clesceri (37 anni), Giorgio Cusenza (42 anni), Giovanni Megna (18 anni), Francesco Vicari (22 anni) Vito Allotta (19 anni), Serafino Lascari (15 anni) Giuseppe Di Maggio (13 anni), Castrense Intravaia (18 anni).  
Ancora una volta quei nomi hanno risuonato forte nell'animo dei presenti che si sono raccolti attorno al sasso di Barbato. Tra questi anche Vincenzo Agostino, il papà del poliziotto ucciso assieme alla moglie Ida, il 5 agosto 1989, ma anche i compagni di Peppino Impastato e casa Memoria, studenti delle scuole, e altri ancora.


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"Il 1° maggio a Portella della Ginestra si ricordano le vittime del 1947, è un luogo della memoria e del ricordo. Ma Portella della Ginestra è anche luogo di lotta, di rivendicazione, di libertà, di lotta alla mafia - ha detto Maria Modica, responsabile della Camera del Lavoro di Piana degli Albanesi - Il mondo del lavoro è cambiato, diverse e nuove sono le esigenze. Occorre immaginare un sistema di tutela adeguato e attento ai nuovi bisogni del mondo del lavoro. L'obiettivo deve essere il superamento del precariato, un lavoro dignitoso che dia stabilità economica".


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Al centro: la segretaria del PD, Elly Schlein


“Commemorare questa strage per noi significa tradurre la lezione sempre attuale di lotta per la libertà, i diritti e per la democrazia  in fatti concreti e  fare in modo che l’attenzione al mondo del lavoro sia continua - hanno dichiarato il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo e il segretario Flc Cgil Palermo Fabio Cirino - Essere a Portella, dove la mafia trucidò  donne, uomini, vecchi e  bambini significa rivendicare i diritti, mobilitarci contro il precariato e lo sfruttamento, contro tutte le mafie, le violenze, le discriminazioni e di genere, contro tutti i fascismi e i razzismi. Non è solo memoria. E come l’anno scorso siamo qui per ricordare l’impegno per la Pace, condizione per il futuro dell’umanità”.


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“Il cambiamento che invochiamo, da queste pietre, come ogni anno da 130 anni, dal tempo dei fasci siciliani, deve migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle persone. Cambiamento - hanno proseguito Ridulfo e Cirino - significa realizzare un sistema produttivo che coniughi sviluppo con ambiente sostenibile, crescita con giustizia sociale, lavoro con diritti. Cambiamento significa combattere le disuguaglianze, significa fare le scelte giuste, significa sostenere il lavoro, significa rinnovare i contratti nazionali di lavoro, significa assumere nella pubblica amministrazione, nella sanità le più giovani e migliori competenze, significa cogliere adesso la storica occasione, per certi versi irripetibile, almeno nel breve termine, che è rappresentata dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Significa liberare le persone e il lavoro da una condizione precaria”.


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Ha concluso la manifestazione, l'intervento del segretario generale Flc Cgil nazionale Francesco Sinopoli. "Portella - ha detto Sinopoli - rappresenta il simbolo mai sconfitto della lotta del nostro sindacato e del mondo del lavoro contro ogni aggressione alla libertà, alla democrazia, ai diritti. Con quella strage si volle contrastare ogni possibilità di cambiamento e fermare il movimento dei lavoratori. Per questo, tenerne viva la memoria significa trarre una lezione sempre attuale di antifascismo, di lotta per la democrazia e contro la mafia". 
All'evento ha partecipato anche Elly Schlein che lungo il corteo ha rilasciato poche dichiarazioni: "Il cosiddetto Decreto lavoro che oggi il governo vuole varare secondo me è una provocazione, è in realtà un decreto povertà e precarietà".


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E poi ancora: "Questo decreto non è la direzione giusta. Si deve andare verso un lavoro più stabile e ben remunerato. Il Decreto lavoro che vuole varare questo governo abolisce le risorse per combattere la povertà, dall'altra parte aumenta anche la precarietà. Si deve andare verso un lavoro di qualità e più stabile. Bisogna fare una legge di rappresentanza che spazzi via i contratti pirata, bisogna provare finalmente un salario minimo su cui il Pd continuerà ad insistere. Non è possibile che ancora non sia tutelato il lavoro digitale. Si devono potenziare gli ispettori del lavoro". 
Parole importanti, certamente, come quelle dette ieri in occasione della commemorazione di Pio La Torre. Molte persone lungo il percorso hanno dichiarato anche di essersi iscritte al Pd proprio per lei. La segretaria del Pd però evita il confronto quando alcuni membri del partito comunista o altri giovani attivisti gridano a gran voce il proprio "No" alla Nato ed alla vendita delle armi. Un punto cruciale, specie se si dice di voler proseguire su quel percorso che proprio Pio La Torre, che si impegnò contro l'installazione dei missili a Comiso, ha sempre indicato. Ciò che chiedono questi ragazzi è porre fine all'ipocrisia. E certamente fuggire dai confronti non aiuta.

Foto di copertina © Deb Photo

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