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L'indagine curata da Save the Children

Sono circa 336.000 i bambini e gli adolescenti che in Italia hanno avuto almeno un’esperienza lavorativa. A rivelarlo è una indagine di Save the Children che ha preso in esame alcuni territori italiani, tra cui la provincia siciliana di Ragusa, in particolare la cittadina di Vittoria, zona di grande tradizione ed attività agricola. Il dato è tragico e allarmante nella sua vastità ma anche nella complessità: i minori, perlopiù di famiglie di immigrati del Nord Africa e della Romania, non sono soltanto direttamente sfruttati nel lavoro agricolo ma , ovviamente, non hanno accesso all’istruzione di base e ai servizi più elementari. Una piaga inaccettabile, per contrastare la quale occorrerebbe intervenire sull’intero nucleo familiare.

Nel 2020 l’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai Cgil nazionale, nel 5 Rapporto Agromafie e Caporalato, segnalava in provincia di Ragusa, nella zona delle serre denominata “fascia di trasformazione” la presenza di ragazzine e ragazzini (dai 13 ai 18 anni) impiegati come braccianti in condizioni di sfruttamento e chiaramente in nero: 8-9 ore lavorative per un compenso di 10/15 euro al giorno.

Tonino Russo, Segr. Gen. della Flai Cgil Sicilia: “Il fatto che nei meandri dello sfruttamento spesso viene coinvolto un intero  nucleo familiare, minori compresi, è l’aspetto più tragico ed inquietante di questa che è una vera e propria piaga.
Ad oggi, come sindacato, non abbiamo tantissimi dati precisi rispetto alla condizione dei bambini, almeno per quanto riguarda la Sicilia, ma abbiamo avuto tantissime volte la prova, così come riportato dal 5 Rapporto dell’Osservatorio Placido Rizzotto,  che molti dei bambini che vivono in famiglie impegnate nella attività agricola, sono bambini e ragazzi che non studiano e che sono costretti a condizioni disumane, quando va bene a seguire i genitori nei luoghi di lavoro aspettandoli nei lunghi turni di lavoro, o peggio, direttamente impiegati nelle pesanti attività agricole. Non posso , proprio perché di questi giorni, non riprendere le dichiarazioni del nostro Ministro dell’Agricoltura, al quale consiglierei, piuttosto che invitare i giovani a lavorare in agricoltura, di capire bene perchè il lavoro in agricoltura non è per niente attrattivo a causa  delle condizioni di sfruttamento e di sotto salario, per non dire di schiavitù. I nostri giovani cercano, e pretendono giustamente, lavori dignitosi, rispettosi dei contratti nazionali e delle norme di sicurezza: è un loro diritto Sig. Ministro! Per contrastare il fenomeno occorrerebbe prima di tutto utilizzare i fondi del PNRR, straordinaria opportunità, destinati a molti Comuni siciliani, tra cui, in provincia di Ragusa, esattamente a Ispica, risorse per il superamento degli accampamenti informali, cioè per superare la questione abitativa: 14.500.000 euro per costruire alloggi e aiutare le famiglie di immigrati che lavorano nel settore agricolo a vivere in vere abitazioni e non in accampamenti di fortuna o in luoghi fatiscenti. Già questo darebbe dignità ai nuclei familiari di questi lavoratori, minori compresi chiaramente. Altro nodo da superare è quello che riguarda i trasporti, poiché le aziende, disseminate su territori molto vasti e distanti spesso dai centri abitati, non forniscono il servizio, a discapito questo dei lavoratori stranieri i quali, come molte volte è anche accaduto, sono morti in incidenti stradali investiti da auto mentre a piedi o in bici si recavano sul luogo di lavoro”

Creare le condizioni essenziali per una esistenza civile significherebbe aiutare anche questi minori ad integrarsi e a non essere sfruttati. Fornire loro servizi e assistenza. In tutto questo la Regione Siciliana e le Amministrazioni locali svolgono un ruolo fondamentale, anche e soprattutto nella gestione dei fondi del PNRR. Solo sulla questione abitativa, in tutta la Sicilia, cono 35milioni di euro le risorse del PNRR. Non possiamo non cogliere questa occasione e ci auguriamo che chi governa e amministra la nostra regione sia all’altezza e capace di farlo, lo dobbiamo anche, e soprattutto, ai bambini che invece di studiare e crescere, lavorano come schiavi nei campi assolati.

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