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L’avvocato Sgrò: "Occorre fare in fretta, molte persone che potrebbero fornire informazioni appartengono agli anni ‘30

Nel 1983 era quasi accettata la pedofilia all’interno del Vaticano: per loro non era un reato, ma un vizio”. Queste le parole che Pietro Orlandi ha pronunciato durante la trasmissione “Di Martedì”, in onda su La7, per ricordare “il vespaio” che da decenni gravita attorno al caso irrisolto di sua sorella Emanuela, scomparsa a Roma il 22 giugno di quello stesso anno. "Qualche anno fa,un ex funzionario della gendarmeria mi disse: ‘Ce l'hai sempre con il Vaticano’ - ha raccontato Pietro Orlandi- poi, mi ha assicurato che si sono dati da fare tantissimo quando mia sorella è scomparsa. Qualche giorno dopo la sua sparizione sono andati con la fotografia di Emanuela da quei tre o quattro cardinali che avevano ‘quel vizietto’ con i ragazzini e le ragazzine. Dopo aver guardato la foto hanno detto questa ragazza no".

Anche il giornalista Andrea Purgatori si è espresso riguardo alla pista della pedofilia in Vaticano e lo ha fatto sottolineando l’importanza che riveste la commissione d’inchiesta che sta per essere avviata in Parlamento. “Credo che la pista della pedofilia non escluda quella del ricatto finanziario, due cose che possono drammaticamente convivere - ha precisato Purgatori -. Credo inoltre che la commissione abbia davanti un lavoro fondamentale: mettere le mani sulle carte che ancora non sono venute fuori; carte che sono prevalentemente dei servizi segreti”. Durante la trasmissione, Andrea Purgatori, ha ricordato anche la telefonata fatta da un “intermediario” per parlare con il cardinale e segretario di Stato Agostino Casaroli. Telefonata che dovrebbe contestualizzare l’inizio di una trattativa per riavere Emanuela Orlandi. “C’è stato un momento in cui il Vaticano ha chiesto allo Stato italiano di fare un passo indietro per l’inizio di una trattativa; ma siamo certi che i servizi segreti italiani abbiano smesso di intercettare il cardinale Casaroli? - ha fatto notare il giornalista - Forse, potrebbero esserci anche altre bobine in circolazione”.

Dello stesso parere anche l’avvocato Laura Sgrò che, da legale della famiglia Orlandi, ha puntualizzato la necessità di dover “fare in fretta” dal momento che molte delle persone che potrebbero avere informazioni utili sul caso “appartengono agli anni ‘30 e la procura di Roma non è mai riuscita ad interrogarle” nonostante il contributo che potrebbero fornire alle indagini.

Ha concluso l’intervento Pietro Orlandi affermando di essere in possesso di documenti che “potrebbero confermare alcuni rapporti tra personaggi di alto livello del Vaticano con altri delle istituzioni inglesi”, rapporti che potrebbero far luce sulla presenza temporanea di Emanuela Orlandi a Londra. E ancora: “Spero di poter consegnare questi documenti alla commissione che sta per essere avviata. Intanto - ha concluso Orlandi - continuerò a cercare mia sorella come persona ancora in vita, almeno finché non troverò i suoi resti”.

Guarda il video: la7.it/dimartedi

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