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"Oggi è accaduto un fatto straordinario, perché l'incontro di Mattarella con i ragazzi di una città considerata sinonimo di sopraffazione e violenza mafiosa ha segnato una tappa fondamentale di un percorso di riscatto civile e sociale iniziato da anni, ma la cui sorte è di fatto affidata a quei ragazzi. Le parole del presidente sono un messaggio che li conforta e rassicura nel loro cammino". Lo ha detto, intervistato da La Repubblica, il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo. 
"Assistere a quell'incontro è stato emozionante anche per un magistrato che è tale da quasi quarant'anni. Le mafie, quando si trasformano e si proiettano sui mercati globali, non lasciano mai la carica di violenza e di intimidazione che ne segna profondamente la natura". 
"Il suo sacrificio (di Don Diana, ndr) non è stato vano - ha proseguito il procuratore nazionale antimafia - Molte cose sono cambiate. I tracotanti uomini della camorra che spadroneggiavano in quelle terre sono in carcere, non pochi collaborano con la giustizia, le ricchezze confiscate e destinate a scopi sociali. Certo, molto resta da fare, per impedire che quel passato ritorni e ciò dipende in larga misura dalla capacità dello Stato di recidere le aree ancora estese di contiguità mafiosa nel tessuto economico e sociale. Cose non dissimili valgono per le altre mafie". 
Sulla battaglia di Nordio contro le intercettazioni e sulla possibilità di usarle solo per mafia e terrorismo, Melillo ha aggiunto: "È un dibattito largamente lontano dalle questioni essenziali. La discussione si concentra sugli aspetti che più si offrono alla contrapposizione polemica anche con grossolane semplificazioni e si dimentica che l'era digitale ci pone da tempo la sfida di costruire apparati normativi in grado di innalzare le garanzie individuali e di proiettare le indagini, come stanno facendo da anni altri Paesi europei, nella dimensione tecnologica che ormai governa e sostiene le minacce più gravi della criminalità".
Parte la seconda tranche del Pnrr e i rischi di infiltrazione sono scontati. Una grande tavola imbandita per le mafie. Non si stanno liberalizzando troppo le regole? "Il rischio che l'imponenza e l'urgenza dei processi di attuazione del Pnrr possa indurre a considerare i controlli antimafia come impacci inutili e persino dannosi probabilmente esiste. Naturalmente - conclude - anche le funzioni di prevenzione antimafia devono misurarsi con quelle necessità, se non altro perché, di regola, lentezza e farraginosità delle procedure sono piuttosto garanzia di penetrazione corruttiva, ma occorre fare grande attenzione e non sottovalutare il rischio, che il presidente Draghi volle indicare nel settembre scorso, in occasione della sua visita al nostro ufficio, che si possa diffondere in Europa anche solo la percezione che risorse finanziarie così importanti possano anche in parte finire nelle mani delle mafie".  

Foto © Imagoeconomica

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