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"È giusto che lo Stato rispetti i suoi patti". Così Salvatore Borsellino, fratello di Paolo Borsellino, il magistrato ucciso da Cosa nostra nella strage di via d'Amelio insieme agli agenti di scorta, commenta con l'Adnkronos la liberazione condizionale di Gaspare Spatuzza, il pentito che con le sue rivelazioni svelò i depistaggi proprio sul quell'eccidio. L'ex uomo dei Graviano ha ottenuto una 'liberazione condizionale' che non prevede più i vincoli della detenzione domiciliare alla quale era sottoposto dal 2014. "Se una legge dello Stato concede benefici a chi collabora con la giustizia è giusto che Spatuzza sia stato rimesso in libertà", ha sottolineato Salvatore Borsellino, ricordando che quello di Spatuzza "non è solo un percorso di collaborazione con la giustizia, come quello di Brusca, per avere sconti di pena, ma un vero ravvedimento interiore. Anche per questo è giustificato il suo ritorno in libertà". Per Borsellino resta il "contributo fondamentale" dato dai collaboratori di giustizia in questi anni nell'azione di contrasto a Cosa nostra. "La legge sui pentiti deve essere assolutamente mantenuta”, ha concluso. “È stato uno strumento fondamentale per la magistratura, abolirla sarebbe un gravissimo errore".
Anche Franco Puglisi, fratello di don Pino Puglisi è intervenuto in merito alla liberazione di Spatuzza. In particolare ha raccontato che "l'incontro con il killer che chiedeva perdono ha cambiato anche me. Mi sono sentito liberato, sollevato da un peso". Dopo dieci anni di isolamento Gaspare Spatuzza - il pentito che ha lasciato il carcere nel quale era entrato 26 anni fa - aveva manifestato l'intenzione di parlare con i parenti della vittima. Scrisse una lettera. A consegnarla fu don Vincenzo Russo, cappellano del carcere di Sollicciano a Firenze, che si precipitò a Palermo. "All'inizio ero perplesso, titubante - ha ricordato Puglisi - ma ero curioso di conoscere questa persona che scriveva di aver fatto un percorso di pentimento rispetto al passato da mafioso. Accettai di vederlo dopo alcuni mesi di riflessione. Non era facile per me conoscendo tutte le malefatte di cui era accusato". L'incontro si tenne in Toscana al di fuori delle strutture penitenziarie. Durò un'intera giornata. Ma i due, Gaspare e il fratello della vittima, non furono mai soli. "Era diverso da come appariva nelle immagini delle televisioni e dei giornali. Era commosso, mi sembrava davvero addolorato per quello che aveva fatto. Capivo che le sue parole erano espressione di una macerazione interna aiutata dal cappellano del carcere dov'era rinchiuso. Più volte richiamava brani della Bibbia. Diceva che la lettura del Vangelo lo aveva trasformato. Non ho avuto l'impressione si trattasse di una impostura". Non sappiamo quanto quella giornata abbia confermato Spatuzza nella sua scelta di collaborazione con la giustizia e di pentimento interiore. "Ma so che quelle ore passate insieme, l'aver sentito direttamente il dolore che provava, mi hanno lasciato più sereno. Non so se l'ho perdonato. Ma non ho più avuto l'astio di prima. Forse è stato un incontro importante per entrambi. Per me sicuramente. Del resto il perdono è un dono reciproco del Signore". Intanto la giustizia ha fatto il suo corso. "Sentire che adesso è libero non mi provoca alcuna emozione, né caldo né freddo, sono indifferente a questa notizia. Se non avessi passato con lui una giornata forse non sarebbe stato lo stesso - ha aggiunto Franco Puglisi - non so se lo incontrerei nuovamente, non ho alcun interesse. Ma gli auguro di rifarsi una vita, se ciò è possibile. Adesso nei suoi confronti non ho alcun rancore. Se lui si è pentito veramente, sarà stato perdonato da Dio e se è così perché dovrei condannarlo io?".

Caso Cospito: "Non andava applicato il 41 bis"
"Il 41 bis non andava applicato a Cospito, nel suo caso non è giustificato" ha detto il fondatore delle Agende rosse ribadendo, però, l'importanza del carcere duro nella lotta a Cosa nostra. "In questi anni è stato indispensabile per dare a magistratura e forze dell'ordine le armi necessarie a combattere la criminalità organizzata. Viene descritto come qualcosa di punitivo, se fosse solo così sarebbe da respingere, ma il 41 bis non serve a rendere più duro il carcere, ma a impedire che dietro le sbarre i mafiosi possano continuare ad avere contatti con l'esterno". Insomma "il 41 bis è fondamentale per evitare che i boss continuino a esercitare il loro potere anche in carcere". Per questa ragione è "uno strumento che va assolutamente mantenuto", ma "deve essere applicato nei casi in cui riguarda la criminalità organizzata". "Cospito è un anarchico e gli anarchici hanno strutture diverse rispetto a quelle della criminalità organizzata - ha concluso Salvatore Borsellino - Questa battaglia rischia di creare pericolose alleanze tra anarchici e mafia perché entrambi ne vogliono l'abolizione".

Ombre e dubbi sulla cattura di Matteo Messina Denaro
"C'è, e anche da tempo, un calo di tensione nella lotta alla mafia. Non è certo la cattura di Messina Denaro a causarlo. Cosa nostra ha cambiato aspetto ed è diventata ancora più pericolosa perché sotterranea e invisibile". "C'è qualcosa che non mi convince" ha detto Salvatore. "Senz'altro l'operazione delle forze dell'ordine è stata condotta bene diversamente da quanto accaduto nel passato - ha detto all'Adnkronos -, ma io credo che l'arresto sia stato favorito anche dal fatto che Messina Denaro abbia abbandonato le proprie 'difese'". Per il fondatore delle Agende "i movimenti e comportamenti dell'ex latitante nell'ultimo periodo non sono stati quelli di una persona che non vuole farsi catturare. Oppure l'alternativa è che fosse certo di non essere preso". Subito dopo l'arresto dell'ex primula rossa lo scorso 16 gennaio Salvatore Borsellino parlando con l'Adnkronos aveva avanzato il sospetto che "questa cattura sia ancora una volta frutto di un baratto con la criminalità organizzata". Adesso ammette che "i risultati di questo arresto non sono quelli che ci si poteva aspettare. Non è stato trovato alcun archivio". E i tantissimi pizzini ritrovati dagli investigatori? "Matteo Messina Denaro custodisce i segreti di questa Repubblica, dei rapporti incestuosi e infami tra lo Stato e la mafia. Che vengano fuori dei pizzini non è sicuramente un successo", ha detto Borsellino. "Quello che dovrebbe emergere è ben altro. In tanti hanno paura che possa parlare. C'è stato un patto perché non lo faccia? Oppure ha avuto il tempo di nascondere documenti importanti avendo deciso, anche alla luce della sua malattia, di non continuare la sua latitanza?". Le prime mosse del Governo Meloni sul fronte della lotta alla criminalità organizzata la convincono? "E' ancora troppo presto per dare un giudizio, ci sono tante cose da fare a partire dall'intervento sulla riforma Cartabia ritengo assolutamente negativa. Per dare un giudizio sul lavoro di questo Esecutivo aspetto: non mi bastano le parole, aspetto i fatti".

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