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La Prefettura di Crotone, in seguito al naufragio di questa mattina a Steccato di Curo ha attivato il Centro coordinamento dei soccorsi riunito presso la sede dell'ufficio territoriale di governo. E' stato disposto che le salme delle 45 vittime fin qui recuperate vengano trasferite al PalaMilone, il palazzetto dello sport che sorge all'interno della città di Crotone. Degli 80 superstiti 59 sono stati ospitati presso il Centro richiedenti asilo di Isola Capo Rizzuto mentre altri 21 sono attualmente ricoverati presso l'ospedale civile di Crotone, tra di essi un bambino di 9 anni è stato sistemato nel reparto Covid per mancanza di posti.

Il barcone a bordo del quale numerosi migranti stavano affrontando il viaggio verso l’Italia si è spezzato a causa del mare agitato, i resti adesso sono sparsi sulla battigia per un centinaio di metri: almeno 45 le vittime accertante tra cui anche un bambino di 7 anni, un altro di 3 anni e un neonato, come ha riferito un responsabile della Croce rossa italiana al Corriere della Sera.

Ma il numero dei decessi rischia di salire. Erano circa 180 i migranti ammassati sul vecchio peschereccio che non ha retto al moto ondoso spezzandosi e facendo cadere nel mare in tempesta chi vi era a bordo, ma c’è chi parla di 250 persone a bordo. Per questo si temono oltre 100 vittime e non è chiaro quanti possano essere i dispersi, settanta o anche il doppio.

Il mare continua a restituire corpi. Tra le vittime ci sono donne e bambini. È qualcosa che non si vorrebbe mai vedere”, ha detto all’Adnkronos Antonio Ceraso sindaco di Cutro. “Si vedono i resti del barcone su 200-300 metri di costa”, ha aggiunto. Tra le difficoltà dei soccorritori anche il fatto che i superstiti non parlino neanche inglese.

Nel 2022 gli arrivi dalla Turchia hanno rappresentato circa il 15% del totale degli arrivi via mare in Italia. Quasi la metà delle persone arrivate lungo questa rotta sono state persone in fuga dall’Afghanistan.

“In un contesto storico caratterizzato da persone spinte a fuggire da conflitti e persecuzioni è più che mai necessario rafforzare la capacità di salvataggio, che risulta ancora insufficiente, per evitare tragedie come questa” ha dichiarato Chiara Cardoletti, Rappresentante UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino. “È inaccettabile assistere a simili orrori, con famiglie e bambini affidati a imbarcazioni fatiscenti e inadatte alla navigazione. Questa tragedia deve indurre ad agire e agire subito”.

Nel Mediterraneo la vera emergenza non è quella numerica ma quella umanitaria”, ha affermato Laurence Hart, direttore dell’Ufficio di Coordinamento dell’OIM per il Mediterraneo. “Questa tragedia dimostra come il fenomeno della migrazione via mare vada affrontato da tutti gli stati europei con un approccio che guardi di più alle molteplici cause che spingono le persone a fuggire sia dai paesi di origine sia da quelli di transito in queste condizioni drammatiche, anche attraverso un maggior sostegno umanitario e allo sviluppo”.

Dopo questa tragedia, secondo il Missing Migrants Project dell’OIM, quest’anno sono almeno 220 le persone morte o disperse lungo la rotta migratoria del Mediterraneo centrale.

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