Su Rai1 “Storie di sera” ripropone le parole del collaboratore di giustizia D’Amico: “Omicidio ordinato da mafia e servizi”
A distanza di 19 anni dalla morte del giovane urologo Attilio Manca, la relazione della Commissione antimafia della scorsa legislatura, all’unanimità, ha stabilito che il suo decesso sarebbe “imputabile ad un omicidio di mafia”. Il legale della famiglia Manca, Fabio Repici, ospite della trasmissione di Rai Uno “Storie di sera” insieme a Gianluca Manca, fratello del giovane urologo morto nel 2004, ha ribadito: “Nel giro di dieci giorni, forse meno, ci rivolgeremo alla Dda di Roma affinché vengano riaperte le indagini sulla morte di Attilio Manca”.
Anche Gianluca Manca, ricordando il dolore che ha investito la sua famiglia in tutti questi anni, ai microfoni di Rai Uno ha detto: “Questa relazione della Commissione antimafia non so se porterà mai ad una giustizia, sicuramente, dopo quasi vent’anni, ha restituito ad Attilio la dignità che gli era stata tolta”.
L’avvocato Repici, oltre ad apprezzare il “lavoro ammirevole” svolto dalla Commissione parlamentare antimafia che ha dimostrato “maggiore sapienza rispetto a quanto fatto finora in sede giudiziaria”, ha anche ribadito che la tesi del suicidio non trova alcun fondamento logico. “Basterebbe guardare la posizione del cadavere di Attilio Manca - ha spiegato il legale -; si tratta di un cadavere ‘apparecchiato’ sul letto nel quale è stato rinvenuto. Solo i piedi sporgono dal letto, non è il corpo di una persona che è caduta sul letto.” - prosegue - “La Procura di Viterbo prima e il gip di Roma poi, hanno sostenuto che Attilio Manca fosse morto per l’eroina acquistata da una donna, sua conoscente. Questa donna è stata assolta nel 2021 perché ‘il fatto non sussiste’”.
Durante la trasmissione che vede la conduzione della giornalista Eleonora Daniele, per sottolineare le incongruenze che mettono in discussione la tesi del suicidio, sono state trasmesse le immagini di Attilio Manca mentre imbocca un neonato con la mano sinistra perché mancino. “Mio fratello era un mancino puro - ha ricordato Gianluca Manca -, operava, mangiava e scriveva solo con la mano sinistra; come confermano anche i suoi colleghi di lavoro, mio fratello Attilio non aveva alcuna praticità nell’utilizzo della mano destra. Nel suicidarsi con l’eroina, mio fratello, non solo avrebbe utilizzato la mano ‘sbagliata’ ma, addirittura, non avrebbe nemmeno lasciato impronte sulle due siringhe utilizzate”. Una circostanza che ha portato l’avvocato Repici a chiedersi: “Qualcuno ha forse ripulito le proprie tracce?”.
Resta da chiarire anche l’eventuale ruolo di Angelo Porcino nel delitto Manca. Alcuni giorni prima di morire, infatti, Attilio Manca avrebbe chiesto informazioni ai suoi genitori proprio su Porcino; un personaggio che avrebbe dovuto fare una visita medica dietro ‘raccomandazione’ di suo cugino Ugo Manca. Intanto, la Commissione parlamentare antimafia si è concentrata anche sulle dichiarazioni fornite da diversi collaboratori di giustizia. Dichiarazioni che, oltre a fornire indicazioni sul ruolo che avrebbero avuto Porcino e Ugo Manca nel delitto, potrebbero fornire anche altri elementi di rilievo su un probabile coinvolgimento della mafia barcellonese (di Barcellona Pozzo di Gotto, ndr) insieme ad altri membri del tutto esterni alla mafia.
Tra le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia ascoltate durante la trasmissione di Rai Uno, anche quella in cui un collaboratore racconta della richiesta di compiere un omicidio, di uccidere “un dottore che poteva dare fastidio durante un processo in corso”. Una tesi confermata anche dal collaboratore di giustizia Carmelo D’Amico, secondo cui, Manca sarebbe stato ucciso perché “in qualche modo avrebbe incontrato Bernardo Provenzano. Del delitto - ha raccontato D’Amico - si sarebbero occupati anche i servizi segreti attraverso un militare di origini calabresi, specializzato nel far apparire gli omicidi come suicidi”.
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