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Maria Grazia Mazzola: “Bambine spose abusate al punto tale da assumere sembianze disumane”

Mentre le forze occidentali si ritirano, i talebani consumano vendetta assassinando ex militari ed ex membri del Governo, soprattutto, braccando le donne, stuprandole e sgozzando i bambini”. Queste le parole che la giornalista e fondatrice della “Rete Umanitaria della società civile” in favore delle donne afghane, Maria Grazia Mazzola, ha pronunciato durante la conferenza stampa dal titolo "Afghanistan: conferenza stampa sulle donne sfuggite al genocidio e alla vendetta dei talebani" tenutasi a Roma martedì 6 dicembre 2022 per denunciare il sangue versato dai talebani che “nell’ultimo secolo e mezzo hanno ucciso 20 milioni di Hazara Sciiti”.

Un vero e proprio genocidio che ha colpito gli Hazara Sciiti e, soprattutto, donne e bambine spose abusate al punto tale da assumere sembianze disumane.

Alcune famiglie hanno dovuto pagare 2mila dollari ai trafficanti talebani per poter accedere all’ufficio passaporti - ha ricordato Mazzola -. Al confine tra Afghanistan e Pakistan i rifugiati afghani sono rimasti accalcati in un tunnel per 48 ore. All’ingresso del tunnel sono stati frustati dai talebani senza alcuna pietà, tutto questo mentre i bambini dormivano per terra in spazi ristretti e circondati da escrementi. Intanto, nel vicino villaggio di Torkham, altri bambini, tra i 7 ed i 10 anni, erano costretti a prostituirsi con i camionisti di passaggio.” - prosegue - “Perché nei confini non ci sono le Ong a protezione dei profughi e dei bimbi? Dove sono le Nazioni Unite? Abbiamo notizie a dimostrazione del fatto che i talebani prendono bambine di dieci anni come spose e, durante la gravidanza, eliminano i feti femmina. Atrocità che avvengono nel silenzio generale mentre il resto del mondo rimane fermo a guardare”.

L’ambasciatore Stefano Pontecorvo, durante la conferenza stampa, ha parlato di “tragedia contemporanea di cui non si parla abbastanza”. Un regime brutale e lontano da qualsiasi forma religiosa, caratterizzato perlopiù da “delinquenti dediti al traffico di droga”.  Una delle massime espressioni capaci di descrivere l’inclinazione criminale dei talebani - ha ricordato Pontecorvo -, viene rappresentata da uno dei loro leader, Mullah Akhtar Mansour, ucciso nel 2016 da un drone Usa. “Un semplice pastore che nel giro di pochissimi anni, attraverso varie attività criminali, è riuscito a guadagnare 100 milioni di dollari e, purtroppo, non è nemmeno l’unico. Ho partecipato spesso ai colloqui tra americani e talebani - ha ricordato Pontecorvo -, ho conosciuto molti capi talebani, erano tutti milionari grazie ad imprese e attività illegali”.

Sfortunatamente, alle attività illecite perpetrate dai talebani, si aggiungono anche numerosi divieti e restrizioni che hanno drammaticamente distrutto la vita delle donne afghane. L’attuazione della legge islamica, attuata dai talebani, ha cancellato la vita di numerosissime afghane impedendo loro l’accesso allo studio, al mondo del lavoro e alla vita sociale; divieti che possono essere puniti in pubblico con lapidazioni e fustigazioni.

Molti di questi episodi sono stati descritti durante la conferenza stampa da alcune donne che fanno parte della rete femminista “Afghanistan Women’s Political Participation Network” che, attraverso una e-mail, hanno chiesto aiuto alla giornalista Maria Grazia Mazzola per sfuggire alla brutale ferocia dei talebani; tra queste, anche la giornalista Razia Ehsani Sadat. “Quando sono arrivata in Italia ci ho messo un po’ di tempo per realizzare che ero salva - ha raccontato Sadat -. In Afghanistan, ho vissuto l’inferno per 10 mesi”.

Le parole della giornalista Sadat e quelle pronunciate da altre donne che fanno parte della rete femminista “Afghanistan Women’s Political Participation Network”, si sono unite alla denuncia espressa dalla giornalista Maria Grazia Mazzola che ha voluto sensibilizzare l’opinione pubblica e la comunità internazionale sulle vicende che, purtroppo, donne e bambine afghane, nel silenzio del mondo occidentale, sono costrette a vivere a causa dei talebani.

Fonte: Radioradicale.it

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