Nel nostro Paese ci sono almeno 8 mila veterani gravemente ammalati per l’esposizione a vari metalli pesanti come l’uranio impoverito, mentre i morti sono quattrocento. Tutti loro sono tornati da teatri di guerra dove i bombardamenti effettuati dalla Nato hanno causato una “pandemia tumorale”, oppure rientrati dal servizio presso poligoni dell’Alleanza come Capo Teulada o Quirra in Sardegna.
Anche davanti a tali numeri la presidente del Consiglio europeo Ursula von der Leyen non chiederà l’istituzione di un Tribunale penale internazionale. Eppure è un fatto che la Nato abbia utilizzato oltre 300 tonnellate di munizionamento all’uranio impoverito nelle sue guerre illegali e nei poligoni anche italiani.
Il giornalista Gregorio Piccin, in un articolo pubblicato su 'Left' ha spiegato che "le istituzioni italiane, militari e non, hanno sempre negato la correlazione causale tra l’esposizione al metallo pesante e l’insorgenza di gravi patologie tumorali tra i soldati. Questa negazione di verità e giustizia vale anche, implicitamente, per le migliaia di civili che continuano a vivere, ammalarsi e morire nei territori contaminati dai bombardamenti".
Questa strage silenziosa verrà ora portata all'attenzione del Parlamento Ue dal Partito della Sinistra europea (The Left) che ha chiuso l’11 dicembre 2022 il suo congresso a Vienna.
'I crimini di guerra non vanno in prescrizione', si legge nelle conclusioni della mozione presentata al congresso dal Partito della rifondazione comunista e approvata dal 90% dei delegati e delle delegate dei partiti rossoverdi europei. 'Il Partito della sinistra europea si impegna a portare la questione delle vittime civili e militari dell’uranio impoverito all’attenzione del Parlamento europeo e ad individuare un percorso che possa impegnare il Parlamento sulla strada della verità e della giustizia per tutte le vittime e per la messa al bando di queste armi dentro e fuori il perimetro dell’Unione europea'.
Le istituzioni Italiane, ricordiamo, hanno da sempre negato la correlazione causale tra "l’esposizione al metallo pesante e l’insorgenza di gravi patologie tumorali tra i soldati. Questa negazione di verità e giustizia vale anche, implicitamente, per le migliaia di civili che continuano a vivere, ammalarsi e morire nei territori contaminati dai bombardamenti".
"Sono infatti oltre trecento - si legge su 'Left' - le cause risarcitorie vinte dalle vittime dell’uranio impoverito contro il ministero della Difesa che, oltre a mantenere alto il muro di gomma, continua a spendere ingenti risorse pubbliche per tentare di dimostrare la propria irricevibile 'estraneità ai fatti', cioè aver mandato allo sbaraglio il proprio stesso personale".
"L'avvocato Angelo Fiore Tartaglia, legale rappresentante delle vittime, in vent’anni di battaglie per la verità e la giustizia è riuscito a costruire una giurisprudenza che ha stabilito il nesso causale tra l’esposizione al metallo pesante e l’insorgenza di gravi patologie tumorali mentre il ministero della Difesa è arrivato a perdere persino presso i massimi livelli della giustizia italiana".
Il nesso è stato dimostrato anche dalla "sentenza emessa dalla seconda sezione del Consiglio di Stato pubblicata il 9 agosto 2021 dove i giudici della Corte" hanno respinto "l’appello del ministero (della difesa ndr) verso una precedente sfavorevole sentenza del Tar e lo condannano a riconoscere ad un caporal maggiore dell’esercito i benefici previsti per le vittime del dovere. L’ex militare aveva infatti contratto il linfoma di Hodgkin dopo avere effettuato, in Italia, operazioni di pulizia e manutenzione di mezzi militari rientrati dai teatri operativi nei Balcani".
Questa strage silenziosa provocata dell'uranio impoverito della Nato è stata definita "di Stato". Una strage ora parte della già tristemente lunga lista delle morti impunite.
Fonte: left.it
Foto © Imagoeconomica
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