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Ieri il sit-in sotto il Comune. L’assessora Tirrito, accusata di non aver mantenuto le promesse, ha riferito dell’appuntamento. Gli occupanti assicurano: “Resteremo con il fiato sul collo della giunta”

“Contro carovita e sgomberi”. Lo striscione appeso due settimane fa in uno dei balconi dello stabile occupato di via Riccardo da Lentini, zona Uditore, è stato srotolato ieri pomeriggio in piazza Pretoria a Palermo, ai piedi di Palazzo Delle Aquile, sede del Comune. A sorreggerlo sono le famiglie, 38 in totale, che per estremo stato di necessità e gravi condizioni di disagio economico dal 2012 hanno cominciato ad insediarsi al civico 32 confiscato alla mafia. Le loro richieste sono sempre le stesse, “casa, lavoro, documenti e stop a sfratti e sgomberi”. Le rivolgono direttamente al sindaco Roberto Lagalla al quale chiedono, in primis, un’ordinanza sindacale per sospendere lo sgombero della prefettura che “bussa” alle porte del condominio dove vivono.

Della vicenda ce n’eravamo occupati a inizio mese.

L’immobile di via Riccardo da Lentini da 10 anni è in mano all’Agenzia dei beni confiscati che intende destinarlo ad altri scopi, non meglio chiariti. Da settimane ognuna di queste famiglie - nella struttura occupata risultano un’ottantina di bambini, donne in stato di gravidanza e disabili - non dorme la notte per via dell’ordinanza di sgombero che pende sulle loro teste dal 4 novembre. La prefettura lo scorso luglio aveva convocato i vari occupanti ai quali, ad uno ad uno, aveva consegnato l’avviso: centoventi giorni per sloggiare. Un limite di tempo oggettivamente irrealistico e inaccettabile per trovare una nuova sistemazione come inaccettabile è lo stato di totale abbandono al quale sono stati lasciati tutti loro che da anni chiedono una sanatoria, chiedono di pagare un affitto per regolarizzarsi (del resto i vari appartamenti sono stati ristrutturati a loro spese) o, in alternativa, avere un altro alloggio.


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Insomma una soluzione. Ma soluzioni non sono mai state adeguatamente cercate dalle giunte passate dalle quali queste 38 famiglie hanno ricevuto solo false promesse, scarichi di responsabilità o mero silenzio. Ora la reticenza burocratica delle istituzioni comunali rischia di lasciare per strada tutti loro, bambini inclusi. L’ordinanza è ancora in corso, ci dicono, nonostante quel 4 novembre lo sgombero non fosse avvenuto. Quella mattina nello stabile era venuta l’assessora all’Emergenza abitativa Antonella Tirrito che aveva ascoltato le richieste delle famiglie e promesso di attivarsi per chiedere la sospensione formale dello sgombero e un tavolo per discutere del caso e trovare soluzioni. Anche qui, promesse non mantenute: la Tirrito avrebbe dovuto mandare una nota formale all’Agenzia dei beni con la quale si affermava di voler avviare un tavolo per trovare soluzioni adeguate per le famiglie, quindi nelle more di ciò chiedere la sospensione dello sgombero. La data ripromessa alle famiglie per l’invio della lettera era lunedì 7 novembre, ma ancora non è stata inviata. “L’assessora ci ha mentito”, hanno affermato ieri alcuni dei membri delle 38 famiglie, una trentina in totale, arrivati in piazza dall’Uditore, chi con i mezzi e chi in scooter, lasciando figli e anziani a casa. Con loro c’era anche Giusy, una giovane nonna che con la sua famiglia vive in una casa confiscata alla mafia oggi pericolante e mangiata dalla muffa assegnatale nel 2007 in via Messina Marini.


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La giornata
L’appuntamento che si erano dati per il sit-in era per le 16 di ieri, orario in cui, per pura coincidenza, hanno incrociato il sindaco Lagalla mentre usciva dal Comune il quale però li ha liquidati per un impegno importante.

Noi oggi siamo qui in piazza per l’ennesima volta per ricevere risposte sulle esigenze delle famiglie di via Riccardo da Lentini che chiedono urgentemente una dichiarazione di sospensione dello sgombero coattivo”, ha detto Gabriele Rizzo, rappresentante dell’Associazione inquilini e abitanti Usb. “Temono uno sgombero coattivo perché occupanti abusivi, nonostante molti di questi rientrino nei requisiti per la sanatoria del 2018”.

Questo bene è dell’Agenzia dei Beni sequestrati e confiscati che ha un potere autoritario, quindi può non passare tramite un giudice l’ordinanza di sgombero e non prevede neanche un’espressione da parte del Comune rispetto a operazioni di questo genere”, ha ricordato il sindacalista. “Quindi noi chiediamo fortemente al comune di Palermo di prendere posizione al fianco delle famiglie, che sono scritte in graduatoria in emergenza abitativa, dichiarata da ormai vent’anni e con l’aggravante che in questo periodo abbiamo un carovita alle stelle”. Palermo, infatti, registra una media più alta rispetto all’11,9% nazionale di inflazione, “qui parliamo di oltre il 14%”, ha affermato. “Tra il caro vita, il caro affitti, gli affitti medi sono tutti aumentati, in questa città manca persino una definizione dei canoni concordati tramite patti territoriali con i sindacati rappresentanti degli inquilini e degli abitanti (proprietari)”.


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Situazioni che portano la gente “a occupare”. Chi occupa, poi, non viene sanato e quindi, drammaticamente, si vede sgomberato. “Questa è una catena che non finisce qui”, ha affermato. A Palermo, infatti, sono più di 2.500 le famiglie inserite nelle liste d'emergenza abitativa per l'assegnazione di una casa popolare da parte del Comune di Palermo.

Noi siamo venuti qui a dire che gli sgomberi e gli sfratti sia per i trattati internazionali, per le sentenze della cassazione, che per le direttive dell’Unione Europea sono degli atti che non risolvono niente. Sono atti violenti che vanno evitati. Soprattutto non vanno fatti nei casi in cui ci sono minori, disabili e situazioni fragili come nel caso di via Riccardo da Lentini”. Gli occupanti, che con il passare del tempo, sono arrivati a una quarantina in Piazza Pretoria, hanno installato delle brandine sulle quali si sono simbolicamente stesi come segno di emergenza abitativa. Chiedono che il comune prenda posizione “come ha fatto in altre occasioni in passato chiedendo all’Agenzia nazionale dei beni confiscati la sospensione dello sgombero con ordinanze sindacali che prevedono la richiesta di sospensione sulla base del fatto che c’è bisogno di tempo per prendersi carico delle condizioni dei nuclei familiari”. Le famiglie hanno richiesto nuovamente “la presa incarico di un tavolo inter-assessoriale”.


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Appuntamento a fine mese
Di questo tavolo hanno dato la loro approvazione sia la Tirrito che l’assessora Rosi Pennino, che al tramonto ha dato appuntamento a una delegazione di occupanti, sindacati e associazioni come Our Voice, presso l'assessorato alla cittadinanza sociale in via Garibaldi. Durante l’incontro, era arrivata notizia che l'assessora Tirrito, su richiesta del Sindaco, si era recata in Piazza Pretoria per incontrare nuovamente, a distanza di una settimana dall’ultima volta, il restante gruppo di famiglie. “Il sindaco mi ha detto che oggi non può venire ma che vi riceverà solo due persone (poi divenute tre, ndr) che si fanno da portavoce il 30 novembre alle 18”. L’assessora hai poi suggerito ai manifestanti di fare nel frattempo una richiesta di moratoria (una era già stata fatta e rifiutata). “Noi domani (oggi, ndr) la mandiamo”, hanno risposto. “Ma chi ci dice che da qua a 15 giorni non venga la polizia?”, ha osservato qualcuno dalla folla. Sulle parole della Tirrito, le famiglie hanno poca fiducia ormai dopo che, secondo loro, giovedì scorso all’assessorato ha smentito quanto aveva detto due settimane fa all’Uditore.


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Quel venerdì aveva detto che la sanatoria, e quindi l’acquisizione dell’immobile, era una pratica fattibile perché il bene è messo nella lista dei transiti dell’agenzia nazionale dei beni confiscati degli enti territoriali, quindi basta effettivamente una carta di acquisizione del comune di Palermo per poter avviare un procedimento di questo genere. Ma lei si è smentita su questa linea, quando noi non avendo nessuna risposta giovedì siamo andati sotto il suo assessorato ha fatto un passo indietro su tutto precisando pure la scelta politica di questa amministrazione che non acquisirà mai un bene occupato al suo interno abusivamente, nonostante siano famiglie in emergenza abitativa”, ha detto Rizzo. “Viene messa prima l’etichetta occupante abusivo piuttosto che famiglia in condizioni di emergenzialità”.

La Tirrito, facendosi portavoce dell’amministrazione comunale si è impegnata, infine, a scrivere la lettera per chiedere nuovamente la richiesta di sospensione dello sgombero all’Agenzia dei Beni Confiscati “Nel frattempo però, se non viene fatta questa nota, lo sgombero può avvenire in qualsiasi momento”, ha messo in guardia Tony Pellicane, portavoce del Comitato di lotta per la casa 12 Luglio. Prossimo appuntamento a fine mese dunque. Famiglie e sindacati assicurano: “Resteremo con il fiato sul collo di questa amministrazione”.

Foto © ACFB

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