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L’ex magistrato Antonio Ingroia, legale della famiglia: “Un delitto politico-mafioso ben organizzato”

Inside, la puntata firmata da “Le Iene” trasmessa sabato 6 novembre, ha ripercorso l’intera vicenda del sindaco di Pollica Angelo Vassallo, ucciso con 9 colpi di pistola il 5 settembre 2010.

I due giornalisti, Francesca Di Stefano e Giulio Golia, attraverso numerose interviste ad amici e familiari, compreso l’ex magistrato e legale della famiglia Vassallo, Antonio Ingroia, hanno presentato al grande pubblico i fatti che raccontano un omicidio, quello di Angelo Vassallo, probabilmente, deciso dalla criminalità organizzata e avallato da alcuni uomini delle istituzioni, per nascondere ciò che “il sindaco pescatore” avrebbe scoperto nei suoi ultimi giorni di vita.

Attraverso ben quattro mandati consecutivi iniziati nel ‘95, Angelo Vassallo ha trasformato Acciaroli, da luogo semplice ed umile a meta di vacanze per migliaia di giovani che, ogni anno, si riversano sulle spiagge e nelle strade del piccolo comune salernitano per trascorrere le vacanze estive. Purtroppo, come spesso accade, la presenza chiassosa dei giovani ha attirato anche l’attenzione della criminalità organizzata, da sempre alla ricerca di ingenti e facili profitti attraverso lo spaccio di sostanze stupefacenti.

Un delitto organizzato
Finestrino anteriore sinistro aperto, freno a mano tirato, la testa inclinata verso la spalla destra con il piede sinistro poggiato sul pedale della frizione e quello destro sul freno; queste le circostanze che hanno presentato il corpo senza vita di Angelo Vassallo all’interno della sua auto con il motore ancora acceso. Una scena che potrebbe suggerire l’intenzione di Vassallo di fermarsi volontariamente, accostando sul lato della strada, in direzione opposta rispetto al senso di marcia. “Non è una macchina che è stata costretta a fermarsi bruscamente - ha commentato l’avvocato Antonio Ingroia -, Vassallo ha decelerato e si è fermato per parlare con qualcuno. L’arma, le modalità utilizzate, le circostanze che hanno indotto Vassallo a fermarsi in una condizione di fuga più difficile, rappresentano un delitto organizzato”.

Secondo le analisi effettuate dalla scientifica, l’aggressore ha sparato con una pistola mai ritrovata: una piccola Baby Tanfoglio calibro 9x21, utilizzata dall’aggressore dal lato sinistro dell’auto su cui viaggiava la vittima, sparando 9 colpi da distanza ravvicinata e tutti andati correttamente a segno. “Sono colpi di pistola sparati da qualcuno che ha già ucciso - ha sottolineato Dario Vassallo, fratello della vittima -. Dopo aver sparato il primo colpo che lo avrebbe già ucciso perché aveva colpito anche il cervelletto, l’aggressore ha sparato il secondo colpo al polmone ed il terzo al cuore; si tratta di una persona che conosce bene la posizione degli organi”.

Le ipotesi investigative maturate nel tempo hanno suggerito circostanze diverse, talvolta articolate. L’intransigenza del sindaco Vassallo avrebbe agevolato l’evoluzione di rapporti personali talvolta difficili, in alcuni casi ostili.

La personalità di Vassallo è stata  confermata nel servizio de “Le Iene” anche da chi lo conosceva bene. L’ex segretario comunale, Gerardo Spira, ha ricordato una conversazione avvenuta con il sindaco Vassallo durante l’ultimo periodo della sua vita: “Diceva che aveva visto qualcosa che non avrebbe dovuto vedere. Cosa aveva visto?”.

Le piste investigative
Tra le piste che potrebbero condurre alla verità sulla morte del sindaco Angelo Vassallo, anche quella suggerita al giornalista de “Le Iene”, Giulio Golia. La pista indicata è stata avanzata da una fonte anonima e coinvolgerebbe il fondatore dei Ros (il Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri, ndr), l’ex Generale Domenico Pisani, coinvolto nelle indagini perché, avrebbe chiesto al sindaco Vassallo di essere “accondiscendente” sulla concessione di un lido balneare oggetto di abusivismo.

Il lido balneare sarebbe riconducibile a due imprenditori, i fratelli Esposito che lo avrebbero dovuto gestire insieme alla figlia dell’ex Generale, ovvero, Ausonia Pisani; protagonista di una caso di cronaca “molto particolare” avvenuto circa un anno dopo la morte del primo cittadino. Ausonia Pisani, il 29 maggio del 2011, quando prestava servizio come vigilessa a Cecchina, in provincia di Roma, rimase coinvolta in un conflitto a fuoco con tre trafficanti di droga, di cui due persero la vita; una circostanza che si è conclusa per la vigilessa con una condanna a 16 anni di carcere. Tra i vari elementi “particolari” che descrivono questa vicenda, due aspetti destano particolare interesse: il marito della Vigilessa, Sante Fragalà esponente della criminalità organizzata di Torvaianica, condannato per la “strage della Cecchina” a 26 anni di carcere, e una pistola, descritta nella sentenza di condanna come una Tanfoglio calibro 9x21 con matricola abrasa, ritrovata circa due anni dopo in casa di Ausonia Pisani; lo stesso modello utilizzato per uccidere Angelo Vassallo. Il dubbio che potrebbe esserci un collegamento con l’omicidio del sindaco Vassallo rimane, tuttavia, non vi sono prove balistiche a sostegno che l’arma con matricola abrasa utilizzata a Cecchina, sia anche quella utilizza per il delitto Vassallo. Resta il fatto che, la sera del delitto Vassallo, i telefoni di Ausonia Pisani e Sante Fragalà, si sarebbero agganciati alle celle telefoniche di Acciaroli nei giorni dell’omicidio.

Le piste investigative, tuttavia, non hanno investito solo l’ex Generale dei carabinieri Pisani insieme a sua figlia Ausonia, ma anche altri carabinieri, o presunti tali, che si sarebbero recati all’insaputa dei pm a casa di Angelo Vassallo per accertare la presenza di eventuali appunti e documenti appartenenti a Vassallo. “Non risulta fossero incaricati nelle indagini - ha sottolineato Ingroia -, non esiste nessun verbale di perquisizione dei carabinieri e nemmeno un decreto di perquisizione da parte della Procura, solo una relazione di servizio. Un atto grave - ha precisato Ingroia -. Quando si attua una perquisizione si redige un verbale, non una relazione.” - prosegue - “Erano veramente carabinieri, oppure, uomini dei ‘servizi deviati’? Nella storia dei delitti politico-mafiosi, puntualmente, c’è sempre una manina che fa sparire qualcosa”.

Tra gli uomini dei carabinieri coinvolti nelle indagini per l’omicidio Vassallo, anche l’autore di importanti operazioni oltre che della cattura di ben 180 latitanti, il colonello Fabio Cagnazzo e il suo attendente, Luigi Molaro.

Sulla base dell’esperienza maturata nell’arma dei carabinieri, il comportamento adottato dal colonnello Cagnazzo appare fin da subito anomalo. Cagnazzo, infatti, nonostante si trovasse ad Acciaroli per trascorrere le sue vacanze estive, si comporta come un normale carabiniere in servizio, addirittura, coinvolge alcuni civili nelle indagini e prende possesso delle registrazioni fatte dalle telecamere di un’attività commerciale adiacente al locale dove Angelo Vassallo aveva trascorso la serata poco prima di essere ucciso. Un atteggiamento che ha destato stupore anche tra i familiari di Angelo Vassallo. “Un colonnello dei carabinieri in vacanza che, di sua iniziativa, smonta le telecamere all’interno di un’attività commerciale del paese. Perché? - ha evidenziato Massimo Vassallo, fratello del sindaco ucciso -. Non aveva nessuna competenza su quelle telecamere”. Inoltre, l’attività investigativa del colonnello Cagnazzo prosegue nelle immediate vicinanze rispetto al luogo del delitto; si reca infatti presso un’abitazione distante pochi metri e raccoglie la deposizione di un suo collega, il quale, nonostante le finestre presumibilmente aperte per il caldo estivo, ha riferito a Cagnazzo di non aver sentito alcun rumore da colpi di pistola poche ore prima nei pressi dell’abitazione dove si trovava.

Ad allungare l’elenco degli indagati, oltre ai carabinieri coinvolti, anche tre fratelli imprenditori della zona, Federico, Giovanni e Domenico Palladino, proprietari del residence dove Cagnazzo portava i pentiti e coinvolti nelle indagini con l’accusa di traffico internazionale di stupefacenti, ovvero, come i protagonisti del traffico di droga che ha invaso le strade di Pollica e che ha innescato la reazione avversa del sindaco Angelo Vassallo, intenzionato ad eliminare la minaccia della droga dal suo territorio.

Ad avvalorare la pista investigativa che ha collegato il traffico di droga finalizzato allo spaccio ai fratelli Palladino, le dichiarazioni di Luca Cillo, agente immobiliare della zona che, oltre a parlare di un container utilizzato per nascondere la droga in arrivo ad Acciaroli, avrebbe anche descritto il presunto coinvolgimento del colonnello Fabio Cagnazzo come parte integrante della vicenda. Resta comunque l’alibi dei fratelli Palladino come di Cagnazzo oltre che del suo collaboratore Luigi Molaro (indagato perché avrebbe depistato le indagini insieme a Cagnazzo, ndr), seduti al tavolo del ristorante di Claudio Vassallo, fratello di Angelo Vassallo, per una cena consumata la sera dell’omicidio e ricordata dal ristoratore come strana ed eccessivamente chiassosa.

Nuovi elementi emersi durante le indagini
Tra le novità investigative emerse recentemente, anche la testimonianza di Martina, all’epoca dei fatti 24enne, che la sera dell’omicidio del sindaco Vassallo giocava a carte con Cagnazzo mentre, questi, avrebbe ricevuto la telefonata di uno dei fratelli Palladino, fatta per informare Cagnazzo del ritrovamento relativo al cadavere del sindaco Vassallo. A quel punto -  ha raccontato Martina -, Cagnazzo si sarebbe recato in compagnia di Martina sulla scena del crimine e, giunti sul posto, Martina, alla vista del cadavere, sarebbe scappata via terrorizzata. Nel raccontare la vicenda agli inquirenti, Martina ha anche spiegato di aver “vissuto una serie di situazioni che mi hanno fatto pensare. Fabio Cagnazzo sosteneva che ad uccidere il sindaco Vassallo fosse stato Bruno Humberto Damiani (coinvolto come strumento di depistaggio nelle indagini, ndr); ma io conoscevo Damiani e, sinceramente - ha ribadito Martina -, non ho mai pensato che potesse arrivare a tanto nonostante la sua personalità notoriamente litigiosa”.

Probabilmente, ad incentivare Angelo Vassallo nel tentativo di debellare il fenomeno relativo allo spaccio di droga nel territorio di cui era sindaco dal ‘95, anche la figura di suo genero, Francesco Avallone, forse, dedito all’attività di smercio della droga oltre che consumatore della stessa, insieme a Luca Cillo, l’agente immobiliarista che ha accusato il colonnello Fabio Cagnazzo di partecipare alle attività illecite relative al traffico e spaccio di droga sul territorio salernitano. Addirittura, Avallone, intervistato dal giornalista de “Le IeneGiulio Golia, avrebbe lasciato intendere che “i carabinieri durante l’inverno portavano ad Acciaroli i pentiti e i collaboratori di giustizia. Magari, la droga - ha sintetizzato Golia in riferimento alle parole pronunciate da Avallone -, veniva trasportata attraverso questi viaggi”.

Un connubio tra criminalità e istituzioni deviate
Tra gli elementi già emersi in passato grazie alle indagini sul caso Vassallo, le dichiarazioni rese da Salvatore Ridosso (figlio dell'ex boss della camorra Romolo, ndr), per indicare l’inutile tentativo di corruzione perpetrato da Raffaele Maurelli, presunto regista della logistica relativa alla droga che arrivava a bordo di gommoni nel porto di Acciaroli, nei confronti del sindaco Angelo Vassallo. Dichiarazioni che, purtroppo, non potranno essere confermate o smentite da Maurelli perché deceduto per cause naturali. Tuttavia, altre dichiarazioni catturate grazie ad alcune intercettazioni telefoniche, confermerebbero la presenza di un altro carabiniere, recentemente condannato per collusioni con il clan Fucito (narcotrafficanti di Caivano, ndr), ovvero, il sottufficiale e braccio destro del colonnello Cagnazzo, Lazzaro Cioffi.

Nella conversazione telefonica intercettata, la moglie di Cioffi ha condiviso con sua sorella alcune parole che avrebbero permesso agli inquirenti di mettere in correlazione la presenza di Cioffi ad Acciaroli nello stesso periodo in cui si è verificato l’omicidio Vassallo: “Lui era stato avvistato due o tre giorni prima e noi stavamo al mare là”. Dichiarazioni, quelle rese involontariamente agli inquirenti dalla moglie di Cioffi, avvalorate da una lettera recapitata alla redazione de “Le Iene” da un presunto carabiniere che, nelle sue parole, ha descritto nei particolari le attività illecite perpetrate da Cioffi per favorire alcuni pregiudicati interni al clan del boss Pasquale Fucito, il quale, “avrebbe accolto la proposta di Cioffi di espandere la propria attività di spaccio ad Acciaroli.” - continua - “Si ‘racconta’ che l’attività di spaccio ad Acciaroli, non avendo possibilità di appoggio fisso, avveniva con l’utilizzo di un camper. Una sera - ha precisato l’autore della lettera -, i carabinieri effettuarono un controllo ai camper della zona e, a bordo di un mezzo segnalato, trovarono Cioffi in compagnia di altre persone mai identificate perché, Cagnazzo, sarebbe intervenuto garantendo per Cioffi”. L’episodio, riportato nella lettera anonima e smentito dal colonnello Cagnazzo al telefono con il giornalista Golia, sarebbe avvenuto - ha scritto l’autore della lettera anonima -, proprio durante l’estate dell’omicidio di Vassallo.

A distanza di 12 anni dal brutale omicidio del sindaco Vassallo, nonostante il numero di persone iscritte nel registro degli indagati e gli elementi emersi durante le  indagini, permangono ancora dubbi, misteri e perplessità su una vicenda che ancora non ha trovato risposta al quesito più importante: chi ha ucciso Angelo Vassallo?

Video: Le Iene presentano Inside: chi ha ucciso il sindaco Angelo Vassallo?

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