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"Le mafie sono molto più veloci dell'apparato dello Stato a intercettarlo. Falcone diceva che i mafiosi hanno sempre un passo di vantaggio; oggi ancora più vero perché si infiltrano con straordinarie doti di intraprendenza in tutti gli ambiti". Così il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo a CasaCorriere Festival. Quando il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana (riporta il quotidiano) gli domanda se anche sul Pnrr si allunghi l'ombra della criminalità, Melillo risponde: "Le mafie sono una componente strutturale del tessuto economico; così come le aziende si stanno organizzando, anche le costellazioni di imprese criminali tenteranno di intercettare questi flussi. Il rischio è grande. Sarebbe gravissimo se accadesse quello che si è verificato nel post terremoto in Campania. L'effetto sul piano della credibilità del Paese in Europa sarebbe devastante". Quindi "la magistratura non può limitarsi alle prescrizioni, deve essere meno autoreferenziale ed esoterica e interrogare sé stessa per rispondere a principi di efficienza e trasparenza". Anche perché "le mafie non sono un problema napoletano o italiano. I mafiosi non sono quelli che girano con la coppola: oggi il fenomeno è globale. Servirebbe richiamare il concetto di sovranità solidale che è molto più efficace della sovranità solitaria. Sarà indispensabile quando il Mediterraneo trasformato in un bacino di odio, i conflitti nell'Europa orientale, la destabilizzazione di tutta l'area mediorientale, produrranno trasformazioni anche del crimine organizzato e del terrorismo: è nei periodi di grandi destabilizzazioni che le mafie si rafforzano".

Foto © Imagoeconomica

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