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Una testimonianza di vita vissuta accanto alla celebre fotografa Letizia Battaglia

"La mia Letizia" è una testimonianza della lunga amicizia vissuta con Letizia Battaglia in periodi diversi della mia vita. Sono racconti di fatti accaduti, restituiti a chi l'ha conosciuta limitatamente come fotografa per meglio mettere a fuoco la persona. Provo a rappresentarla nella quotidianità, con le fragilità, la determinazione, il candore ma soprattutto la sua intelligenza.
Queste caratteristiche le hanno permesso di raccogliere nel tempo successi che hanno superato le sue stesse aspettative. Racconto questo percorso come se fossero delle istantanee, un po' interpretando il suo modo di comunicare attraverso le immagini. Ho conosciuto Letizia molto giovane, aveva 29 anni. Quando ci siamo salutate aveva 87 anni, ed era ancora molto giovane. La mia presenza in questo testo, io voglio ribadire, è esclusivamente quella di testimone che ha avuto il piacere di condividere, da vera amica, la sua straordinaria vita.


Il mio perché - capitolo I°

Se ne è andata. Letizia. Solo qualche giorno prima progettavamo al telefono: una passeggiata, sedia a rotelle, il gelato e il mare della Cala. E intanto parlare del prossimo workshop da realizzare insieme al Centro. Invece... Facile a dirsi. Impossibile da accettare.
Ho una sorta di masso pesante tra la gola e lo stomaco. Disposto per traverso; mi percorre intera e mi pesa. Io non ho mai avuto parole né lacrime di fronte all'incomprensibile abbandono senza ritorno. Solo una quantità inenarrabile di pena muta. Quasi sei decenni di amicizia, scambi, reciproci doni. Sono paralizzata mentre non riesco a capire e sopportare che se ne sia andata con la sua energia, la simpatia, la follia creativa... Non lo posso accettare e so che dovrò accettarlo. E intanto resto ingessata, col masso dentro e una sorta di smania inutile, quella dell'impotenza.
Poi un'altra cara amica, Marilena Monti, che mi conosce e sa della mia introversione senza rimedio, mi dice che quando subì la perdita della persona a lei più cara, malgrado il pianto, le urla e le parole, non riuscendo a darsi sollievo, fece ricorso alla scrittura.
Tutte le mattine, appena sveglia, scriveva alla persona perduta.
Ricordi, quotidianità, pena... Così, col trascorrere dei mesi, questo metodo le aveva dato sollievo. Perfetto, se non fosse che io, nella mia assoluta introversione, ho sempre avuto qualche riluttanza a tirar fuori la parola detta, figuriamoci quella scritta! Alla fine la mia amica ha detto: "Racconta Letizia, quella che non si trova nelle interviste, sui libri, nei film... La tua Letizia, devi raccontare! Da quando eri poco più che ragazzina e vi incontraste, da quando è nata e cresciuta una amicizia vera e preziosa. La tua Letizia è solo tua, nei fatti, nei viaggi, nei periodi intensi di condivisione produttiva. Scrivi! La parola ha un potere salvifico, terapeutico.
Prova, fallo per te stessa e per ...".





Mi venne in mente Georges Perec (La vita, istruzione per l'uso, 1978): "Scrivere significa, cercare meticolosamente di trattenere qualcosa: strappare qualche briciola precisa al vuoto che si scava, lasciare da qualche parte, un solco, una traccia, un marchio o qualche segno".
Ricordo che con un tremito di panico tracciai su un foglio spaventoso, bianco e vuoto, in alto, al centro di un baratro: "La mia Letizia".
E così continuando a ricordare, a scrivere, a raccontarla, spero di restituirla a me, a sé stessa e all'energia insensata del mondo...
Del resto è successo che ...
Nel maggio 2022 va in onda, sul canale RAI 1, la mini serie di Roberto Andò su Letizia Battaglia, "Solo per passione". Essendo stata inserita nella traccia narrativa del lavoro, avevo ricevuto dalla produzione la sceneggiatura della serie. Ali aveva sorpreso lo stravolgimento del mio ruolo all'interno della vita di Letizia. Ho sentito l'esigenza di inviare una email di chiarimento agli sceneggiatori.
"Buongiorno,
Ho ricevuto da Maria Panicucci la sceneggiatura della serie dedicata a Letizia Battaglia.
Capisco che deve essere stato un lavoro particolarmente faticoso e quindi non voglio appesantire la "questione" ma, solo per dare un senso più veritiero alla storia, tengo a fare delle precisazioni: quando ho conosciuto Letizia ero una ragazzina al primo anno della facoltà di Architettura, lei era già madre di tre figlie ed io avevo solo otto anni più di Cinzia, la maggiore delle tre.
Essendo ancora studentessa universitaria, quando si è separata da Franco, il marito, non avevo certo uno studio! Avevamo affittato un appartamento in via dei Cantieri che abbiamo abitato, per qualche tempo, con le figlie.
Io non sono stata né allora né in seguito per Letizia l'amica a cui appoggiarsi e confidare le proprie angosce, tanto meno la spalla su cui piangere. Rappresentavo per lei la giovinezza e la libertà che le erano state negate, prima dalla famiglia d'origine, poi dal matrimonio.
Le proponevo e facevamo gite notturne con la mia vespa, quando il marito andava a dormire e rientravamo qualche ora prima del suo risveglio. Facemmo anche viaggi pazzeschi, in Italia e in Europa e anche in America. Ho vissuto con lei, in seguito, tutto il periodo del suo incarico di assessore al Comune di Palermo. Ero già laureata e docente universitaria: quasi ogni mattina passava con il suo autista a prendermi per andare nei vari cantieri.
Riguardo alla fotografia ha sempre dichiarato che è stato un caso; lei non ha mai pensato alla fotografia come passione, come mezzo espressivo, infatti ancora oggi per lei è uno strumento tecnicamente estraneo, la ama perché le permette di descrivere con l'immagine ciò che scriverebbe con la penna.
Non manca mai di ripetere che l'uso della fotografia lo deve a me.
Avevo l'abitudine di portarle sempre un piccolo regalo. Un giorno ho acquistato due macchine fotografiche "Minolta", una era per lei. Insieme abbiamo iniziato a fotografare Palermo. Per me erano appunti per il mio lavoro, per lei fu "la scoperta". Non aveva ancora cominciato a lavorare per il giornale L'Ora.
Più volte Letizia mi ha dichiarato che le ho dato la possibilità di conoscere l'aspetto più lieve, gioioso, della vita e che perciò mi è profondamente grata.
Ho voluto raccontare tutto ciò perché questa è la mia verità, mi va anche bene quello che ho letto poiché quella che avete scritta, è la vostra verità...
Buon lavoro,
Palermo, 7 agosto 2021".
Le mie puntualizzazioni furono del tutto ignorate pertanto il racconto dell'amicizia tra me e Letizia era completamente altro da noi.
Del resto, durante le riprese, lei che era più assidua di me sul set, sottovoce ridendo mi diceva: "Questa è un'altra persona, non sei tu!".

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