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Il procuratore di Potenza: "È in atto una pax mafiosa"

"Nel Vulture-Melfese è in atto una "pax mafiosa": è stato questo uno dei passaggi fatti dal Procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Potenza, Francesco Curcio, nella conferenza stampa sull'operazione che stamani ha portato a 15 arresti (undici in carcere e quattro ai domiciliari) tra la provincia di Potenza e quella di Foggia. Durante l'incontro con i giornalisti, che si è tenuto nell'aula Mario Pagano del Palazzo di Giustizia potentino, è stato specificato che un'altra persona, nei cui confronti, è stata disposta un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, risulta "irreperibile". In particolare, Curcio ha fatto riferimento alla "pax mafiosa" per il coinvolgimento nell'operazione di alcuni esponenti di storici clan (Cassotta, Di Muro, Delli Gatti) operanti nella zona al confine con la Puglia e in questo momento "cooperanti" per l'attività di narcotraffico. Gli investigatori del Comando provinciale di Potenza hanno inoltre sottolineato che dalle intercettazioni è emerso che gli indagati parlavano tra di loro della droga (cocaina e marijuana, soprattutto) utilizzando anche riferimenti calcistici, "come Cr7" per le sostanze stupefacenti di qualità migliore.

Gli esisti dell'operazione
Quindici persone, undici in carcere e quattro ai domiciliari, sono state arrestate dai Carabinieri nell'ambito di un'operazione coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Potenza e che ha sgominato "un'organizzazione stabilmente dedita ad attività di narcotraffico" a Melfi (Potenza) e nell'area del Vulture-Melfese, al confine con la provincia di Foggia, da dove arrivava la droga. Il gip del capoluogo lucano ha inoltre disposto un divieto di dimora in Puglia e in Basilicata e sei obblighi quotidiani di presentazione alla polizia giudiziaria. A capo dell'associazione - secondo quanto ricostruito dagli investigatori - un italiano, Enrico Caputo, e un cittadino di origini albanesi, Ardit Ismail. I Carabinieri hanno anche accertato alcuni episodi di estorsione nei confronti di tossicodipendenti insolventi, minacciati utilizzando pure il nome di Alessandro Cassotta, dell'omonimo clan, condannato in via definitiva per associazione mafiosa. Scoperti anche tre kalashnikov nella disponibilità di Ismail e di Antonino Delli Gatti, ritenuto appartenente al clan Di Muro-Delli Gatti operante nel Melfese. Coinvolto nell'operazione anche il fratello, Lorenzo Delli Gatti.

La logistica del narcotraffico
Il sodalizio disponeva di automezzi, impiegati per il trasporto e l'occultamento dello stupefacente, aveva canali di approvvigionamento della droga, principalmente marijuana e cocaina, reperita sistematicamente sulle piazze di spaccio della provincia di Foggia, poteva contare su nascondigli per lo stoccaggio a seguito del rifornimento. Inoltre era provvisto di una rete di pusher, addetti al reperimento dei clienti e alle vendite al minuto, i cui proventi venivano prontamente reinvestiti per successivi rifornimenti. "Sembra che in tutta la Basilicata ci sia una presenza di criminalità albanese che è pienamente inserita nei circuiti della criminalità lucana - ha detto il Procuratore Curcio - Bisogna tener presente che l'Albania è uno dei principali produttori di sostanze stupefacenti al mondo, tra cui marijuana, ed è crocevia nel traffico della cocaina". "Le armi non venivano usate per le attività criminali, né per convincere i debitori a pagare, ma probabilmente erano oggetto di transazione e successiva cessione - ha spiegato Francesco Curcio - questo dimostra la penetrazione che aveva questa organizzazione a livello criminale". L'operazione ha fatto emergere inoltre una serie di condotte criminali di rifornimento, detenzione, cessione e spaccio di droga, riconducibili ad altri due piccoli nuclei, composti da soggetti che dimora nel Vulture-Melfese, uno dei quali a base essenzialmente familiare. A livello economico per il momento non si riesce a stimare il volume dello spaccio, ma si tratta di migliaia di cessioni di piccoli quantitativi rivolti a singoli consumatori. "L'operazione ha fatto emergere dunque un intreccio di attività criminali, dallo spaccio di stupefacenti al traffico di fucili mitragliatori. È questo a mio avviso quello che fa più preoccupare", ha concluso il Procuratore Curcio.

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