I giudici: L'ex senatore "non è perseguitato. Se ha prove denunci nelle sedi competenti anziché strombazzarlo a parlamentari e media"
Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha rigettato il ricorso dei difensori dell'ex parlamentare di Forza Italia Giancarlo Pittelli, imputato nell'ambito del maxi processo 'Rinascita Scott' contro la cosca Mancuso, istruito dalla Dda di Catanzaro che lo accusa di concorso esterno con la ‘Ndrangheta. Nello specifico i legali dell'ex massone avevano chiesto la revoca dei domiciliari, disposti dal Tribunale di Vibo Valentia, dopo che la Cassazione aveva stabilito la sua uscita dal carcere.
I giudici del Riesame, come riportato da Lucio Musolino sul 'Fatto Quotidiano' hanno stabilito che Pittelli non è "solo, e non tanto, un professionista cui affidare le strategie difensive, ma un consigliore, un soggetto introdotto ampiamente in ambienti irraggiungibili dalla cosca”.
L'ex forzista, si legge, sarebbe “intervenuto in sostegno dei componenti della cosca fortemente preoccupati dalle dichiarazioni rese dal Mantella (pentito, ndr), non ancora discoverate”. Per i giudici, “è questa la modalità tipica di concorrente esterno di Giancarlo Pittelli”, definito “uomo capace di accedere nelle istituzioni per ivi attingere elementi conoscitivi utili alla cosca”. In altre parole, per i clan vibonesi Pittelli sarebbe stato un “uomo di riferimento”.
I giudici del Riesame hanno anche ripreso l'episodio in cui l'ex senatore avrebbe scritto una lettera al ministro Carfagna dicendole di "essere perseguitato”, e chiedendo aiuto non a difendersi “nel processo” ma dal processo, operazione né garantita, né consentita nello stato di diritto”. “Pittelli non è perseguitato da chicchessia e se mai abbia la prova del contrario lo denunci nelle sedi competenti anziché strombazzarlo a parlamentari e media”. Il riferimento, si legge sempre sul 'Fatto' è all’intervista che l’ex senatore aveva fatto a Mediaset dai domiciliari: “Nessun altro detenuto avrebbe ricevuto giornalisti come ha fatto il Pittelli per rivendicare con l’opinione pubblica anziché con i giudici la sua innocenza. Tali condotte confermano il permanere di una pericolosità che consente un giudizio prognostico sfavorevole sia in punto di reiterazione di condotte illecite sia soprattutto per l’intento palese di trasformare il processo in un luogo di scontro tra poteri dello Stato”.
Fonte: ilfattoquotidiano.it
Foto © Imagoeconomica
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