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leone int luana ilardo fb

Per accrescere la consapevolezza collettiva e quindi rafforzare la prevenzione, è importante dare voce alle donne che hanno conosciuto da vicino la mafia e che hanno trovato il coraggio di combatterla.
Per questo motivo oggi, Cinzia Leone, vice presidente della commissione d'inchiesta sul Femminicidio a NemmenoConUnClic, ha parlato con Luana Ilardo, figlia di Luigi Ilardo, il capomafia della provincia di Caltanissetta che decise di cambiare pagina e chiudere col passato iniziando a raccontare tutto agli inquirenti che, dopo avergli garantito protezione, lo abbandonano permettendo la sua uccisione per mano mafiosa a Catania il 10 maggio 1996. Luana ha raccontato la sua vita all'interno di una famiglia di mafia, il pentimento del padre e la sua battaglia per la verità. "Mio padre poteva fare luce su tanti omicidi eccellenti e stragi importati che ha visto il nostro Paese - ha detto - Io sono sempre più convinta che mio padre sia stato fermato per questo motivo. Perché comunque tutta la sua storia evidenzia questo particolare: fino a quando mio padre ha collaborato con la Dia e, piuttosto maldestramente con i Ros" facendo arrestare i soggetti mafiosi non ha "avuto grandi problemi. E parliamo anche di numeri importanti, una cinquantina di arresti di cui sette capi provincia di alto libello". I problemi hanno cominciato a manifestarsi quando Luigi Ilardo aveva iniziato a parlare di tutti quei soggetti che "non appartenevano alla mafia", quindi "uomini che appartenevano a soggetti istituzionali e politici". "E lì è stato stoppato anche in una maniera abbastanza brusca per poi essere rimandato a Catania senza un minimo di protezione, e poi otto giorni dopo è stato ucciso”. Nello specifico di venerdì, tre giorni prima di entrare ufficialmente nel programma di protezione. Ma chi sapeva che da lì a tre giorni Luigi Ilardo sarebbe stato prelevato con tutta la sua famiglia e portato in una località protetta?
L'assassinio non venne dettato solo dal mero proposito di vendetta di Cosa Nostra, ma è stato lo scopo di una strategia, in cui al suo interno si sono mossi anche elementi infedeli delle istituzioni.
Una vicenda scandalosa, questa, a lungo discussa nel corso degli anni. Ilardo, dunque, era un soggetto custode di segreti indicibili. Per Cosa nostra, e non solo. Era una bomba ad orologeria colma di verità pronta esplodere. Verità che poi, quella tragica sera di primavera, colarono via come il sangue che colò dal corpo del pentito. "Oltre alla partecipazione di mafiosi che non hanno accettato la decisione di mio padre di svoltare totalmente strada, si intuisce" la presenza sullo sfondo di questa vicenda di "persone non appartenenti alla mafia" ha continuato Luana.
Quella mafia che oggi ha smesso di sparare ma che "oggi più che mai si appoggia a questi sistemi criminali integrati" con la politica e l'imprenditoria.
"Un tipo di mafia che sicuramente è diversa, è più sottile" ma allo stesso tempo infiltrata nel "tessuto sociale ed economico di questo Paese".

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