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Dieci ergastoli e sedici condanne per oltre 270 anni di reclusione, con pene comprese tra tre e 30 anni. Sono questi i numeri della sentenza del Gup di Catania, Maria Ivana Cardillo, a conclusione del processo Thor, celebrato col rito abbreviato, su oltre venti omicidi di mafia commessi da Cosa nostra in un ventennio: tra la fine degli anni '80 e il 2007. Il massimo della pena, tra gli altri, è stata comminata a Vincenzo Salvatore Santapaola, 53 anni, figlio dello storico capomafia Benedetto. Ergastoli anche, tra gli altri, ad Aldo Ercolano, nipote di 'Nitto' e suo 'alter ego', e al boss Aurelio Quattroluni.

Il Processo
Le indagini che hanno portato al processo sono state eseguite dai carabinieri del Ros culminate con un'ordinanza cautelare eseguita il 25 febbraio del 2020. Come ricorda la Dda della Procura, a Catania e provincia, si moriva "per un saluto mancato, per una rapina dove non andava fatta, perché un commerciante non faceva il dovuto sconto, per un sospetto, per pulizia 'interna' o perché rivali". Ma anche delle infiltrazioni della mafia nelle Istituzioni, comprese le forze dell'ordine e anche all'interno delle carceri, con Bicocca "in mano a Cosa nostra". Si moriva anche per dare un forte 'segnale' all'esterno di una Cosa Nostra intoccabile e spietata: Francesco Lo Monaco è stato assassinato nel 1994 perché ritenuto l'autore di un assalto a un distributore di carburanti di proprietà del boss Marcello D'Agata, e Antonio Furnò è stata vittima di 'lupara bianca' nel 1992 per avere rapinato un supermercato del capomafia Aldo Ercolano. Tra le vittime anche persone 'estranee' alla mafia come Salvatore Motta, tra i deceduti di un triplice omicidio commesso il 10 aprile del 1991 a Lentini, nel Siracusano. Nell'agguato venne ucciso anche un giovane innocente, Cirino Catalano. Salvatore Sambasile, invece, era la vittima designata. Motta era al posto sbagliato al momento sbagliato. Innocente era anche Giuseppe Torre, ventenne sequestrato e torturato nel febbraio del 1992, perché si pensava avesse informazioni utili a Cosa Nostra per catturare un esponente del clan rivale dei 'Tuppi'. Il corpo, per non lasciare tracce e farlo 'sciogliere', fu messo dentro dei copertoni impilati, cosperso di benzina e poi gli fu dato fuoco.

Foto d'archivio © Imagoeconomica

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