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E' stato confiscato in via definitiva il patrimonio dell'imprenditore palermitano Giuseppe Ferdico, 66 anni, stimato in oltre 100milioni di euro. Il provvedimento è stato eseguito dalla Guardia di Finanza di Palermo. Il procedimento di prevenzione ha tratto origine dalle risultanze delle indagini eseguite tra il 2006 ed il 2008, nel cui contesto Ferdico, leader nel settore dei detersivi, risultava indagato per la sua contiguità a "Cosa Nostra", in particolare alle famiglie mafiose di Acquasanta e San Lorenzo, a cui si sono aggiunte successivamente dichiarazioni convergenti di numerosi collaboratori di giustizia, nonché le risultanze della corrispondenza sequestrata in occasione degli arresti dei boss Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo. Assolto nel primo grado di giudizio, Ferdico è stato condannato in appello a nove anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa (a seguito del ricorso in Cassazione, la Suprema Corte ha rinviato gli atti alla Corte d'Appello, che non si è ancora pronunciata). Gli approfondimenti economico - patrimoniali hanno fatto emergere, a partire dalla seconda metà degli anni novanta, l'immissione di capitali nelle aziende da parte del proposto e dei suoi familiari per valori sproporzionati rispetto alle loro capacità reddituali dichiarate e uno sviluppo imprenditoriale significativo proprio nelle aree territoriali di riferimento delle famiglie mafiose ritenute "vicine". Nel 2012 il Tribunale di Palermo - Sezione Misure di Prevenzione, facendo proprie le ricostruzioni effettuate dai finanzieri, ritenne ricorrenti gli elementi per considerare l'imprenditore soggetto socialmente pericoloso in quanto appartenente, anche se non partecipe, al sodalizio mafioso in ragione delle molteplici e radicate relazioni con esponenti di vertice dell'organizzazione e, per questo, dispose il sequestro dell'intero patrimonio. Dopo il pronunciamento della Cassazione la confisca è divenuta definitiva.
Così sono state confiscate quote societarie di 6 imprese operanti nel settore della grande distribuzione di detersivi, proprietarie di 4 complessi immobiliari a destinazione commerciale (ipermercati) e industriale (centro distribuzione merci), con sedi a Palermo e Carini. Quattro conti correnti, 13 terreni; 16 appartamenti a Palermo; 2 ville di lusso in località Tommaso Natale e Sferracavallo. 
A commentare il sequestro è intervenuto anche Gianluca Angelini, comandante del nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo: "Viene definitivamente acquisito al patrimonio dello Stato e quindi restituito alla collettività tutta un vasto patrimonio immobiliare riconducibile a società che hanno rappresentato nel tempo l'interfaccia economica di Cosa Nostra, un vero e proprio schermo per investire i soldi delle famiglie mafiose. I mafiosi temono sequestri e confische più degli arresti: bisogna contrastare sistematicamente gli interessi imprenditoriali della criminalità organizzata, colpendo i soggetti appartenenti alla cosiddetta "zona grigia", imprenditori collusi che con la loro contiguità agli ambienti criminali, basata sulla condivisione delle regole e della cultura mafiosa, alimentano un terreno fertile all'espansione delle consorterie a vantaggio delle quali vengono piegate le dinamiche del circuito economico".

Foto © Imagoeconomica

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