"Il problema delle mafie, ma anche dei fenomeni connessi della droga, della corruzione e dei disastri ambientali prodotti dalla criminalità organizzata sono diventati nella testa di troppa gente normalizzazione. Ci sono rigurgiti criminali che ritornano e c’è bisogno di uno scatto, di un sussulto prima che sia troppo tardi". Da Casal di Principe (Caserta), nel giorno del 28esimo anniversario della morte di don Peppe Diana, il sacerdote ucciso dal clan dei Casalesi mentre si apprestava a celebrare messa nella sua parrocchia di San Nicola di Bari, il presidente di Libera don Luigi Ciotti lancia l'allarme sul "ritorno delle mafie", mai davvero sconfitte anche perché rappresentano un argomento che ritorna ciclicamente in auge nel dibattito pubblico e poi altrettanto velocemente nel dimenticatoio. Don Ciotti ha anche bacchetto i politici: "Nella politica del Paese il problema delle mafie è un argomento messo da parte; è giunto il momento di diventare più presenti in quei contesti scomodi e lontani per essere veramente credibili. E non confondiamo legalità con legalismo". Don Ciotti è stato l'ultimo a parlare nel "parterre" di Casa don Diana, il bene confiscato al clan e intitolato al coraggioso sacerdote che invitava i cittadini a ribellarsi ai clan già ad inizio anni '90, quando la camorra era onnipresente e arrogante. Prima di lui il presidente della commissione Antimafia Nicola Morra ha sottolineato che "le istituzioni devono ormai prendere esempio dai cittadini che si sono dati tanto da fare per riutilizzare i beni confiscati e creare opportunità per i giovani in una cornice di legalità. Le istituzioni devono darsi una mossa per poter indirizzare nuovamente la comunità”.
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