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Una maxi operazione anti-narcotraffico - denominata "Maffi" - è stata eseguita dalla Guardia di Finanza di Bologna (oltre 60 militari) che ha portato all'arresto di dieci persone (5 in carcere, 4 agli arresti domiciliari e un obbligo di dimora) nelle province di Reggio Emilia, Modena, Macerata, Alessandria, Verona e Mantova. Gli arrestati sono, secondo gli inquirenti, appartenenti a un'associazione a delinquere composta da soggetti albanesi e italiani dedita all'importazione in Italia di ingenti quantitativi di cocaina. Le misure cautelari sono state disposte dal gip del tribunale di Bologna, Domenico Panza su richiesta del procuratore capo della direzione distrettuale antimafia Giuseppe Amato che ha coordinato le indagini assieme al sostituto procuratore Marco Forte. Durante le indagini, fanno sapere gli investigatori, sono stati sequestrati 7,5 Kg. circa di cocaina, una piantagione di cannabis (per un totale di 93 piante ciascuna dall'altezza di oltre due metri e in avanzato stadio di fioritura), 14 grammi di marijuana e 10.350 euro in contanti, ritenuti parte del provento del narcotraffico. Sono stati altresì posti sotto sequestro sei immobili, cinque tra autoveicoli e motocicli (di cui due utilizzati per il trasporto dello stupefacente), 22 rapporti bancari e tre attività commerciali, per un valore complessivo stimato in oltre 850 mila euro. Inoltre sono state effettuate delle perquisizioni personali e locali, che hanno portato al rinvenimento di quattro pistole due delle quali di provenienza furtiva, 200 grammi di cocaina e 7.000 euro in contanti, due bilancini di precisione e materiale per il confezionamento delle dosi.  L'inchiesta è scattata tra il 2019 e il 2020 grazie anche a intercettazioni telefoniche e ambientale svolte dal nucleo di polizia economico-finanziaria della Gdf bolognese. Nel corso dell'attività investigativa è emerso come la droga, di produzione dei Paesi Sudamericani, arrivasse nei porti dell'Europa settentrionale (in particolare nei Paesi Bassi) per poi approdare nel mercato italiano attraverso una rete di corrieri che, per il trasporto, si avvalevano di auto provviste di doppi fondi realizzati, al loro interno, da officine compiacenti.

Foto © Imagoeconomica

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