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La Guardia di Finanzia di Formia coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord ha svolto nell’ambito dell’inchiesta denominata "Piccadilly" una serie di misure cautelari personali e reali nei confronti di sei soggetti, indagati a vario titolo per associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio internazionale. Secondo quanto conferma una nota della Guardia di Finanza a tutti i soggetti sarebbe stata riconosciuta la circostanza aggravante della transnazionalità. In particolare, il provvedimento comprende tre misure cautelari della custodia in carcere e il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni per oltre 21 milioni di euro, tutti riconducibili a sei indagati. Le attività di indagine sono iniziate nel 2020 ed hanno permesso di ricostruire un sofisticato meccanismo di riciclaggio, finalizzato al disporre di ingenti somme ottenute tramite frodi fiscali e ideato da due professionisti di 62 e 46 anni, esperti nel settore della consulenza finanziaria e fiscale, di Formia e Gaeta. Secondo gli inquirenti l’obbiettivo del sodalizio criminale era quello di ostacolare l'identificazione della provenienza illecita del denaro. Inoltre, sempre secondo gli investigatori, i reati di frode fiscale sarebbero stati commessi in Italia dagli amministratori di diritto e di fatto di società che operano nel commercio all'ingrosso di calzature e abbigliamento con operazioni sul fronte estero attraverso la costituzione di società cartiere utilizzate per l'apertura di conti correnti di comodo. Le somme frutto delle operazioni transitavano, sempre secondo quanto ricostruito dalla Finanza, sui conti correnti delle varie società per poi tornare nella disponibilità dei vari amministratori (indagati, a vario titolo, per intestazione fittizia e autoriciclaggio). Tra i canali esteri utilizzati per il passaggio di denaro c'era l'uso di società "veicolo" dei soldi (con la relativa frammentazione delle somme) attraverso canali bancari situati in Gran Bretagna, Lituania, Polonia, Malta e Bulgaria e il relativo passaggio di denaro su numerosi conti correnti. Le società, che esistevano solo sulla carta, servivano per realizzare fittizie operazioni finanziarie per giustificare le relative movimentazioni di denaro dai conti correnti per giustificare le disponibilità economiche sottratte al fisco dei clienti dei due professionisti. Infine, altri sedici soggetti sono indagati nell'ambito dell'inchiesta Picadilly per intestazione fittizia di beni e concorso in riciclaggio.

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