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"Parlo di mafia nei film ma come so raccontarla, con ironia e umorismo, l'importante è essere leggeri ma non superficiali. Credo che l'umorismo aiuti a smitizzare qualcosa che secondo me non merita di essere mito. La mafia è mitologica, il mafioso nella Palermo di trent'anni fa meritava rispetto, e io questa cosa non l'ho mai accettata. Allora sdrammatizzare, prenderla in giro, serve a far cadere il re dal trono". A parlare è Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, ospite ieri al Bif&st, il Bari international film festival. Pif, regista, attore e scrittore, ha partecipato al Focus su 01, nel teatro Margherita di Bari, dopo la proiezione del suo primo film "La mafia uccide solo d'estate" del 2013. "In Sicilia a quei tempi - ha detto Pif - non si negava l'esistenza della mafia, si pensava che negarne la pericolosita' era un modo per sopravvivere. Tutto è cambiato con le stragi del '92. Quando poi nel 2014 e' esplosa la mia popolarità, ho sfogato il mio ego con l'idea 'io cambierò il mondo'" ed è così che in quella fase si è rafforzato il suo attivismo con le associazioni antimafia. "Non voglio essere leader di una rivoluzione, ma voglio partecipare" ha detto Pif, spiegando che "il nostro ruolo, il ruolo degli artisti è smuovere un po'".
E mentre ieri, proprio a Bari, c'è stato un omicidio, rispondendo all'Ansa Pif ha anche detto la sua sul ruolo di ogni cittadino: "La cosa che non dobbiamo fare è dire 'finché si scannano tra di loro non ci riguarda', un pensiero devastante, perché con questo atteggiamento abbiamo lasciato le città in mano al crimine e alla mafia. Facciamo tesoro degli errori del passato e svegliamoci. Non ritorniamo a quel ragionamento, perché anche la morte di un criminale ci riguarda".

Foto © Imagoeconomica

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