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vitale salvo aiello piera intArrivo, con Faro, la Stazione Centrale di Palermo alle 10, in tempo per prendere il treno. Faro mi accompagna abitualmente in questi “viaggi della testimonianza”, forte della sua esperienza condotta a Radio Aut e, negli anni successivi, per far meglio conoscere l’attività e le idee di Peppino Impastato. Destinazione Vibo Valenzia, città italiana del libro 2021, dove arriviamo intorno alle 16.30. Ci aspetta Mario Belsito, che ha organizzato tutto e che ci porta al castello di Vibo.

Vibo e la Magna Grecia
E’ una costruzione di origine svevo-angioina, con sovrapposizioni aragonesi, dove ha sede uno straordinario museo archeologico con reperti della Magna Grecia. Il ristretto spazio d’esposizione non consente una completa valorizzazione dei vari pezzi, molti dei quali giacciono accumulati negli scantinati. Vibo è una capitale di provincia interessante, con 8 mila anni di storia, al centro di un territorio fertile e con un porto ricco di potenzialità economiche. Gli antichi greci vi fondarono una città con il nome di Hipponion, che i Romani rinominarono Vibonia e poi Valentia: Federico II la ribattezzò Monteleone, nome, che rimane sino all’epoca fascista, quando la città assunse definitivamente il nome di Vibo Valenzia. Il respiro della Magna Grecia si sente in ogni sasso e in ogni angolo e non è facile liberarsi della immaginaria presenza di Pitagora, di Dionisio, di Agatocle, di Pirro, di Annibale, di Cicerone, di Cesare, di Ottaviano, di Sesto Pompeo.

Kore, la prima “fuitina”
Nel Museo c’è la laminetta aurea che riporta indicazioni e disposizioni di carattere orfico-dionisiaco sui riti di passaggio nell’aldilà, con richiami al mito di Persefone-Kore, figlia di Zeus e della sorella Demetra, rapita da suo zio Plutone, dio degli inferi: la prima “fuitina” della storia. La madre Demetra, dea delle biade, ottiene da Zeus l’impegno che Kore tornerà per sei mesi sulla terra e resterà per sei mesi nell’Ade. Come altri miti mediterranei il mito simboleggia l’alternarsi delle stagioni, il ritorno della vita, con la primavera, dopo la morte invernale: secondo altre versioni il mito è localizzato in Sicilia e, in particolare nel Lago di Pergusa, vicino ad Enna, che sarebbe il luogo di accesso all’Ade, da dove vennero fuori e dove tornarono, dopo il rapimento, i focosi cavalli del dio dell’oltretomba.

Diana Recco, vendetta di una donna
Al castello mi sorprende la presentazione di un libro di Bruno Berlingieri, pubblicato da una piccola casa editrice locale, dal titolo “Diana Recco”, (i sette martiri e la tragedia di Monteleone di Calabria), che racconta in versi e in dialetto locale, con traduzione italiana, la storia di una famiglia in lotta per la libertà della città, il cui possesso era rivendicato dai principi Pignatelli-Aragona. Costoro inviarono una spedizione guidata da tal Giovanni Lo Tufo, il quale, con la scusa di trattare la pace, invitò i sette parenti di Diana, fece loro tagliare le teste e le espose ai merli del Castello. Dieci anni dopo Diana vendicò i fratelli uccidendo Lo Tufo con una pugnalata, durante le nozze della figlia. Una storia di vendetta in un mondo in cui la giustizia era affidata alla violenza e alla prepotenza dei più forti. La leggenda racconta che, nella ricorrenza dei giorni della vendetta dal castello venga fuori un cavallo bianco cavalcato dalla nobildonna, che si lascia appresso una lunga scia di fuoco.
La presentazione del mio libro è preceduta da una ragazza che si esibisce in un balletto di danza classica con in mano una copia del libro e dalla sindaca, che ci dà i saluti. Sul palco, rispondendo alle domande di Belsito, Faro fa la sua testimonianza su Peppino Impastato, mentre io parlo del libro, dei vari passaggi dell’inchiesta e degli abusi sui beni sequestrati a presunti mafiosi, consumati “in nome dell’antimafia”, grazie a una legge sulle misure di prevenzione di dubbia costituzionalità.


vitale salvo e belsito

Salvo Vitale e Mario Belsito nella serata a Fiumefreddo


Fiumefreddo Bruzio
Andiamo a letto verso le due: Belsito ci porta in un suo appartamento a Fiumefreddo Bruzio, un paese in cima a una collina, in gran parte trasferitosi nella zona marina e quindi rimasto deserto: nel 2005 è stato inserito tra i borghi più belli d’italia e nel 2017 si è classificata in sesta posizione nel contest della trasmissione RAI Kilimangiaro, "Il borgo dei borghi".
In realtà è bellissimo, pieno di vicoli e strettoie, di archi, di angoli arredati da vasi di fiori, di case e palazzi nobiliari e popolari, di architettura moresca, tardo-rinascimentale, barocca, non vi circolano macchine, non c’è un briciolo di spazzatura per le strade, non ci sono supermercati: riusciamo a trovare un bar nella piazza principale, proprietà di un tizio che ci racconta di suo padre, originario di Corleone. Inevitabile una visita al Castello della Valle, in gran parte diruto, dove al momento è esposta la mostra “Space Adventure”, una storia delle esplorazioni spaziali, in collaborazione con la NASA.

Lamezia Terme
In mattinata facciamo tappa a Lamezia Terme, dove un gruppo di ragazzi sta organizzando una serie di iniziative, cui hanno dato il titolo “Ormeggi”: dopo avere ascoltato la testimonianza di Marisa Garofalo, sorella di Lea, barbaramente uccisa dall’ex compagno boss per voler dare alla figlioletta una vita migliore, e di Stefania Tramonte, il cui padre venne ucciso dalla ndrangheta trent’anni prima, senza che le circostanze della morte siano state mai chiarite. Una giovane studentessa, Silvia Camerino, attivista del movimento Agende Rosse, presenta il suo libro “Un giorno questa terra sarà bellissima”, con una serie di testimonianze di vittime, familiari, sopravvissuti, in un viaggio tra Calabria e Sicilia per un possibile riscatto nel nome di Paolo Borsellino. Faro parla del ruolo dei compagni per smontare il depistaggio nelle indagini sulla morte di Peppino, io, al di là della presentazione del mio libro, colgo l’occasione per parlare del ruolo, sempre crescente e del coraggio delle donne, nella lotta contro la mafia e la ndrangheta, prendendo come riferimento Felicia, la madre di Peppino.


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Da sinistra: Salvo Vitale, Alessandro Fucà, Faro Di Maggio, Marisa Garofalo, Luigi De Magistris, Giulio Cavalli, Piera Aiello, Mario Belsito


Serata a Fiumefreddo
Sul palco, intervistati da Mario Belsito, si alternano Giulio Cavalli, attore, drammaturgo e scrittore, che presenta il suo ultimo lavoro “Nuovissimo testamento”, Marisa Garofalo, sorella di Lea, Alessandro Lucà un giovane scrittore bresciano, di origine calabrese, che presenta il suo libro “Ti proteggo io”, Faro Di Maggio, che racconta la sua esperienza di lotta assieme a Peppino Impastato, Piera Aiello, testimone di giustizia, cognata di Rita Atria e attualmente deputata al Parlamento, Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, il quale comunica la sua intenzione di presentarsi come candidato alla Presidenza della Regione Calabria e, in chiusura io che riassumo le mie varie esperienze di giornalista di strada, sino all’ultima collaborazione con l’emittente Telejato, da dove ho condotto i passaggi dell’inchiesta sulle misure di prevenzione e sui beni sequestrati in Sicilia, riportati nel libro che presento, “In nome dell’Antimafia”. Mario ci invita a “regalare” ai presenti un passaggio di “Onda pazza”, la trasmissione satiro-politico-schizofrenica di Radio Aut, dal titolo “La festa della ricotta”, e così la serata si chiude con una generale risata, in un borgo che sembrava essere disabitato e che invece si rivela pieno di gente interessata all’iniziativa. L’indomani, dopo una sosta sulla spiaggia, torniamo a casa, salendo sul treno a Paola, mentre Mario Belsito e Alessandro Lucà proseguiranno il loro viaggio in Sicilia a bordo di un furgone regalato da Piera Aiello al Movimento Agende Rosse, il cui presidente è Salvatore Borsellino: il furgone rimarrà in dotazione alla “Casa di Paolo” e servirà per posizionare alcune cose in via D’Amelio, in occasione delle iniziative di commemorazione di Paolo Borsellino, previste il 19 luglio.

ANTIMAFIADuemila
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